giovedì 17 marzo 2011

Garabalda faffarata!

 Nel 2010, Rizzoli Lizard ha dato alle stampe il fumetto Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese ad uso delle giovin menti, di Tuono Pettinato (seconda edizione, gennaio 2011).
A parte il fatto che con Tuono usciremo in autunno con Il magnifico lavativo, una graphic novel per bambini nella collana Anni in tasca graphic, la ragione per cui abbiamo deciso di festeggiare questo 17 marzo, tardivamente dedicato all’Unità d’Italia, è che il suo Garibaldi ci è piaciuto e ci ha divertiti moltissimo.
Per questo vi proponiamo questa intervista all’autore, realizzata in fretta e furia, fra un suo spostamento e l’altro. Qui, invece, lo potete vedere e ascoltare.

Da dove nasce il progetto di Garibaldi: è stato l’editore che era alla ricerca di un progetto per le ricorrenze dell’Unità d’Italia o tu sei sempre stato un garibaldino?

Il progetto nasce dalla temeraria volontà dell’editore di affidare la biografia del principale eroe nazionale a un fumettista tutto matto come me. Sospetto che i miei patriottici committenti avessero scorto in me (e prima ch’io stesso me n’accorgessi) i germi di questo spirito garibaldino, perché fin dalle primissime letture di documentazione mi sono subito appassionato alle vicende del noto Nizzardo, e quello che era nato come un lavoro commissionato e funzionale alle celebrazioni di rito, si è subito trasformato in un sentito progetto personale. Senz’altro a contribuire a questo felice clima d’entusiasmo è stata anche la mia spiccata propensione a raccontare in storie brevi le vite di celebri personaggi storici, generalmente buttandoli giù dal piedistallo per poterci parlare a quattr’occhi.

Ti sei posto il problema del confronto, quasi inevitabile, con gli altri dissacratori dei grandi capisaldi della storia d’Italia: Altan di Francesco e Colombo, Rebori e Maggioni di Cuore?
In realtà, a causa della mia solita dabbenaggine, solo a libro ultimato ho scoperto il lavoro di questi miei illustri colleghi e patrioti dalle vocazioni biografiche. I miei punti di riferimento, dal punto di vista fumettistico ed umoristico, son stati la monumentale e incomparabile Storia d'Italia a Fumetti, letta a più riprese in infanzia, e la parodia deamicisiana Libro Cuore (forse) del labronico erudito umorista (e rinomato compositore) Federico Maria Sardelli, già da anni mio punto di riferimento per una via colta al demenziale (o per una via demenziale alla cultura).

Dalla tua rilettura, in trasparenza, si intuisce quanto le cose siano state molto più complicate di quanto la retorica dei libri di testo abbia mai messo in luce. Quanto hai dovuto documentarti su questi temi, e cosa ha significato documentarsi?

Il mio punto di partenza è stato il constatare che del Generale avevo solo dei vaghissimi ricordi scolastici. Così, convinto di dovermi inventare dal nulla situazioni divertenti, mi sono avventurato nella lettura delle fonti di documentazione, per scoprire che fortunatamente il materiale storico, a osservarlo con sguardo ironico, era ricchissimo di spunti esilaranti. Mi son mosso principalmente su tre coordinate: il gusto di parodiare il tono enfatico della retorica da libri di testo classici (alcune parti più esaltate derivano pari pari da Cuore di De Amicis), i fatti strani e gli aneddoti gustosi emersi dalla documentazione, e infine alcuni aperti anacronismi, per scombinare un po’ le carte. La documentazione inoltre mi era indispensabile per scegliere quale lettura dare alle vicende garibaldine, oggetto oggi più che mai di letture contrapposte e giudizi contrastanti. Ho trovato che i ritratti tracciati dal libro di Montanelli e da quello di Mack Smith si avvicinassero di più a quello dell’idealista poco lungimirante, dell’impavido e onesto sempliciotto che avevo in mente per il mio eroe dei due mondi.

Come è cambiata, dopo aver scritto e disegnato il libro, la tua idea dell'Eroe dei due mondi?

Penso che sia mutata la mia percezione nei confronti di Garibaldi, non soltanto a libro concluso, ma anche e fortunatamente in corso di realizzazione. Il merito è delle varie iniziative di sensibilizzazione relative all’importanza del centocinquantesimo dell’Italia Unita, che raccontavano con vivacità e partecipazione quali fossero le passioni che animavano i patrioti ottocenteschi. Se inizialmente ero più interessato a demolire il mito dell’eroe, rivelando le losche trame dietro al processo di unificazione, con il procedere delle celebrazioni mi appariva sempre più importante affermare lo sforzo e la passione dei ‘padri della patria’, anche in risposta al diffuso umore antiunitario che tenta oggi di ostacolare le celebrazioni del Centocinquantesimo.

Che effetto pensi possa avere il tuo fumetto sul senso patriottico dei lettori? Perché, al di là delle apparenze, la nostra impressione è che possa essere positivo. Per esempio si capisce che l’Italia non è stata fatta da mostri sacri, ma da persone “normali”.

Tutte le volte che mi sono accostato a personaggi storici, l’intento era sempre lo stesso: quello di toglier loro quell’alone di timore reverenziale e quella patina di polvere da museo che li circonda, e di riportarli alla realtà, anche a costo di sbeffeggiarli un po’, pur di restituir loro quella dimensione umana che credo sia la chiave migliore per entrare nel loro mondo e nelle loro vite.

Dai tuoi testi si intuisce una grande gioia e un grande piacere a scoprire e rielaborare il linguaggio ottocentesco, risorgimentale. In che modo l’hai usato e in che modo pensi che questo possa e sappia parlare al lettore di oggi?

La parodia e i giochi di linguaggio sono praticamente due costanti delle mie storie a fumetti. Mi piace cimentarmi con un linguaggio così elaborato ed estraneo alla comunicazione come quello ottocentesco, ed è quasi per istinto mimetico che sento il bisogno spontaneo di giocarci e di farne il verso.
Giocare poi con il tono aulico, al di là del divertimento intrinseco nel fare il verso e nell’imitare i toni retorici ed eccessivi alla De Amicis, è un’ottima occasione per farli entrare in collisione con la cruda realtà, con irresistibili effetti comici. L’esagerata solennità dei toni ottocenteschi rende ancora più sonoro lo sberleffo e la smitizzazione.


I Topi ringraziano: Tuonino Bixio; Tuonillo Benso conte d’Aznavour; il Contessino di Castiglioncello; Maria Cristina Trivulzia Bella&Gioiosa; la Bella Rosin; e lo stimato collega Rizzoli Lizard per avere cortesemente accondisceso alla pubblicazione delle patrie immagini dell’eroe.

2 commenti:

CentocinquantaIllustri ha detto...

bello davvero ^__^

isabel archer ha detto...

lo comprerò per la mia biblioteca