[di Antonella Capetti]
Beatrice Alemagna, Che cos'è un bambino |
La nascita è un mistero che accomuna credenti e laici: per gli uni, è il manifestarsi quotidiano di Dio, per gli altri è la forza della vita. Il Natale incarna questi due fatti straordinari, e nostro compito è risvegliare l’incanto, soprattutto in chi da tempo lo ha perduto.
C’è da preparare lo spettacolo natalizio: ma noi non amiamo le recite, il bambino bello, bravo e buono sul palco, la perfezione mummificata di un adulto in miniatura. Ci piacciono i bambini, tutti; anche quelli meno belli, meno bravi e meno buoni, quelli imperfetti, come noi, quelli che balbettano e, dovessero imparare qualcosa a memoria, di certo lo dimenticherebbero, di fronte a tutti quei visi in attesa.
Ci piace che anche gli adulti si mettano in gioco, perché se sul palco c’è la maestra Lisa, anche i bambini si sentono più sicuri…
«Ci sarebbe quello splendido libro… ma sì… Che cos’è un bambino, di Beatrice Alemagna. E se lo usassimo? E se ogni bambino realizzasse il proprio autoritratto, sul modello delle illustrazioni del libro, e con i ritratti di tutti (sono più di duecento!) riempissimo dei grandi teli neri, a illuminare il buio (che non c’è nulla come il viso di un bambino felice che possa far risplendere la notte)?
(A scuola, spesso, bisogna fare i conti con un tempo sempre più tiranno).
Un bambino ha piccole mani (i bambini alzano le mani all’altezza della testa)
piccoli piedi (i piedi in aria, stando seduti e con le mani poggiate dietro la schiena)
e piccole orecchie, (portano le mani dietro le orecchie)
ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: “Ah!” (gli adulti in platea ripetono “Ah!”)
E poi quell’idea: videoproiettare le foto dei maestri, da bambini e poi da grandi. Perché anche loro sono stati bambini, e in questo modo forse non se lo dimenticano.
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E poi non ci basta, vogliamo di più. E, ancora una volta, i libri dei Topi. Perché c’è un altro albo, Quando sono nato, di Isabel Minhòs Martins e Madalena Matoso, che sembra scritto apposta per noi.
Perché c’è una cosa, una sola, che ci accomuna davvero tutti: tutti siamo figli, tutti siamo nati da qualcuno. E allora via, via con il tutto buio, e quelle immagini meravigliose:
Isabel Minhòs Martins, Madalena Matoso, Quando sono nato |
Quando sono nato, non avevo ancora visto niente.
Solo il buio.
Un grande buio nella pancia della mamma.
Quando sono nato, non avevo ancora visto il sole o un fiore o un viso.
Non conoscevo nessuno, e nessuno conosceva me.
[…] Quando sono nato, era tutto nuovo.
Tutto stava per cominciare.
E poi?
E poi è stata una festa bellissima, commovente, con i bambini un po’ buoni un po’ no, come sempre. I maestri prima agitati e nervosi, poi felici e soddisfatti, e i genitori commossi, che ci dicevano: «Bravi. Bravi soprattutto per la scelta dei testi.»
E allora, se una festa di Natale è così bella, è anche merito dei Topi.
[Qualche tempo fa, Antonella Capetti, insegnante elemetare, ci ha mandato un messaggio in cui ci raccontava delle attività svolte a scuola con i nostri libri, soprattutto in prima e seconda classe, per l'apprendimento dell'alfabeto, della lettura e della scrittura. Il suo lavoro ci è sembrato molto interessante e per questo le abbiamo chiesto di descrivere qualcuna di queste esperienze per il nostro blog. Il post che avete appena letto si riferisce a uno spettacolo che Antonella, insieme ai suoi bambini, ha realizzato nel 2009. Antonella Capetti è nata in Valtellina, a Grosio, nel 1967. Insegna italiano e immagine nelle scuole primarie di Carimate e Montesolaro. Per più di quindici anni ha insegnato nella scuola dell'infanzia. Ha pubblicato racconti per l'infanzia con la casa editrice Ghisetti e Corvi e con la Gulliver, con cui collabora anche alla stesura di articoli di didattica scolastica.]
Isabel Minhòs Martins, Madalena Matoso, Quando sono nato |
3 commenti:
cara maestra e cari topi, nel post sono nascoste, in mezzo ad altre, due parole che meglio di qualsiasi discorso complesso e articolato, definiscono il libro di Beatrice Alemagna: è perfetto.
Ogni sera quando vado a letto, stanca stanca, chiudo la persiana e tiro la tenda, che in verità è un pezzo di un vecchio lenzuolo, e leggo quello che c'è scritto sopra a grandi lettere viola: "Un bambino ha grandi mani, grandi piedi, grandi orecchie, ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi e fanno loro spalancare gli occhi e dire: "Ah!".
Sempre inaspettattate e per questo emozionanti sono le tangenze tra persone lontane che non si conoscono, ma che evidentemente si intendono...
bello, no, che possa succedere ?
c
e bello sì, carla.
perchè questo libro tocca delle corde profondissime, per chi ama i bambini e per chi dei bambini ha fatto il suo "mestiere".
grazie per queste tangenze inaspettate...e grazie a Beatrice Alemagna, per averci regalato queste parole e le sue immagini.
Meravigliosi questi libri... li voglio, li voglio, li voglio!
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