
È stato da uno scaffale della sua libreria che è saltato fuori Stark Wie ein Bär di Katrin Stangl. Probabilmente è bastata la copertina, a conquistarmi, con quell'orso che sembra un cugino del dio Anubi e quella ragazzina robusta che se lo tiene sulle spalle, in un gioco acrobatico fra compari.
Katrin Stangl in Italia ha pubblicato qualche anno fa, per Corraini, I musicanti di Brema. Mi è subito piaciuto il segno modernissimo e al contempo arcaico con cui questa autrice si avventura alla scoperta del fiabesco. In Forte come un orso, Katrin diventa anche autrice, mettendo al centro del libro quell'attitudine umana a esprimere il proprio mondo interiore attraverso caratteristiche animali. Un'idea semplice, ma forte, perché forte è il bisogno dell'uomo di trovare corrispettivi di sé in quello che lo circonda, di darsi creativamente spiegazione del proprio essere attraverso ciò che è simile e, insieme, distante. Come un animale, appunto.
Di questa antica e ancora attuale identificazione, è il linguaggio, prima di tutto, a dar conto. Non per niente in tutte le lingue del mondo si trovano modi di dire che portano a popolare il quotidiano dell'uomo, anche nella sua versione più urbana e tecnologica, di volpi, leoni, uccelli, lupi, cerbiatti, serpenti, a seconda della latitudine.
Nessuno come i bambini, poi, sa giocare attraverso l'immaginazione, le immagini e le parole, con la possibilità di entrare in contatto con la dimensione selvaggia e profondissima dell'animale. E questo lo dico sia come autrice di numerosi libri che raccontano questa esperienza, sia memore del rapporto che col mondo animale ho avuto fin da che ero piccolissima.
L'idea, elementare, di questo libro è condotta visivamente dalla Stangl con una finezza e una maestria che ne salvaguardano lo spessore: bambini e animali formano coppie perfette che suggeriscono comunioni profonde, amicizie intense, amori in corso, affinità elettive. La presenza animale e quella infantile formano accordi armonici che di pagina in pagina orchestrano umori, caratteri, stati dell'essere e dell'animo.
Forse per questo, alcuni giorni fa, sfogliando il libro, mi è tornato in mente la Bussola d’oro di Philip Pullman, primo romanzo della trilogia Queste oscure materie. In questa storia, imperdibile per lo straordinario spessore psicologico, ogni personaggio umano è accompagnato da un daimon sotto forma di animale: sua parte spirituale e segreta, suo doppio, insostituibile compagno di sesso opposto al proprio, che dialoga incessantemente con la parte più profonda di sé, salvandola dalla deriva del dolore, dell'incomprensione e della solitudine.
I daimon descritti da Pullman possiedono la meravigliosa capacità, durante l'infanzia dei loro umani, di mutare forma a seconda dei momenti, delle situazioni, come sensibilissimi sismografi emotivi. Nell'età adulta, invece, tale facoltà proteiforme cessa, e il daimon si fissa in una immagine definitiva che identifica per sempre la persona. Uno spunto da tener presente e approfondire, utilizzando questo libro della Stangl con i bambini. (gz)
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2 commenti:
Splendido. Antico & fresco insieme. Grazie per averlo portato in italiano!
Lo avevo eletto nella mia classifica il più bello della fiera. E le sue immaginie rano già nelle mie cartelle pinterest da mesi.
Grazie per averlo pubblicato!
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