This is… Questo è un libro.
E questo libro è cominciato come un pretesto per mettere alla prova alcuni pensieri e idee diverse, alla fine del mio corso di illustrazione. Ma dato che avevo poco tempo a disposizione per farlo, ho deciso di raccogliere tutti questi pensieri e idee in un libro solo, giusto per verificarle, convinto che il risultato non sarebbe stato altro che un esperimento.
Ho un nipotino e, all’epoca, cominciava a imparare le prime parole. Avevo notato che “etichettava” le cose con le parole che conosceva: con molto orgoglio, puntava il dito e dichiarava: «faccia», «occhi», «bocca» e «albero». Questo modo rudimentale di descrivere il mondo, ad ascoltarlo, sembrava proprio poesia.
La sensazione provata ascoltandolo, si è mescolata alle parole ascoltate a una conferenza TED da poco sentita: una scienziata parlava delle sue ricerche sulla capacità dei bambini di apprendere le lingue (perché anche da piccolissimi siamo in grado di distinguere fra le diverse lingue e questo ci permette di capire cosa dobbiamo imparare). Così è nata l’idea di un libro bilingue: una lista delicata e un po’ casuale di cose che un bambino potesse identificare, attraverso parole e simboli.
Ho sviluppato le immagini a partire dall’idea di utilizzare forme semplici e riconoscibili. Il miglior esempio è la prima parola del libro: casa. La forma che ho attribuito alla casa è quella che comunemente disegniamo e riconosciamo, anche se nessuno di noi (salvo qualche rara eccezione, vive in una casa che ha quella forma riconoscibile). Ma è proprio questa la forma da usare e da indicare come casa.
Un’altra cosa che mi interessava sviluppare era la forma del libro. Mi piace pensare al libro come a un oggetto: pagine trasparenti, buchi fustellati, fili e cose del genere non fanno che aggiungere interesse alle pagine. Naturalmente, devono avere un proprio posto, una misura; e in un libro come questo, così semplice, volevo che ci fosse qualcosa che mantenesse vivo l’interesse, che facesse procedere nella lettura, facesse desiderare di continuare a seguire la storia. Tutto è cominciato con un pensiero semplice: «E se il lettore potesse avere un’anticipazione della pagina successiva? In questo modo potrebbe intuire cosa sta per accadere. Se nella prossima pagina vediamo una nuvola all’orizzonte, giriamo la pagina per vedere la pioggia. La stessa idea è applicata al testo: il libro è una sola, unica, lunga frase che comincia con «This is…» e procede con un ritmo costante e continue ripetizioni della congiunzione “e” che ho pensato di usare per replicare il modo semplice di mio nipote di esprimersi per elenchi. Così, ho cercato un ritmo lento e un testo nel quale ogni cosa fosse ugualmente interessante.
Come ho detto, non avevo molto tempo, così mi sono lanciato nel progetto, facendo molti esperimenti e tentativi concentrati in un paio di settimane. Tutto si è concluso in stamperia dove, in una sola notte, ho serigrafato tutto il libro. Sono genuinamente convinto che molti dei lavori migliori vengano realizzati in tempi stretti, senza spazio per pensare troppo, prendendo decisioni intuitivamente e sapendo che l’errore non è una eventualità.
Dopo questa prima fase, e dopo che il progetto è interessato a Topipittori, a cui l'avevo spedito, ho cominciato a lavorare sul libro insieme all'editore. Per arrivare a quello che oggi è in libreria mi sono dovuto applicare a due problemi. Il primo era trasformare il concetto sviluppato in un oggetto tecnicamente producibile. Questo significava aggiungere pagine e riconfigurarle, in modo da uniformarle almeno in altezza (ma conservando la base variabile). Poi volevo aggiungere qualcosa alla fine del libro che permettesse di leggerlo come il resoconto di una passeggiata (che cioè avesse una sequenza narrativa più forte ed evidente) e invitasse a tornare a casa (a tornare, cioè, alla prima pagina per ricominciare di nuovo, in un’altra lingua.) Dato che il libro era scritto in forma di elenco, avrebbe potuto continuare all’infinito, quindi ho dovuto pensare a un cambio di tono che rendesse esplicito il fatto che il libro era giunto alla fine.
Il secondo problema, una volta apportate queste modifiche, era fare sì che il libro continuasse a essere fedele all'idea originaria. Per questo è stato necessario riflettere a fondo: il tipo di lavoro che non vorresti mai trasparisse dalle pagine di un libro. Ho dedicato molto tempo all’osservazione del libretto da cui era nato il tutto, e a pensarci, per capire bene come funzionasse, quali meccanismi lo muovessero. In questa fase è stato importante sentirmi autorizzato ad apportare sensibili cambiamenti alla struttura del libro, per ritrovare le condizioni in cui avevo lavorato all’inizio del progetto. Alcune pagine sono state scartate, altre recuperate.
Ogni decisione, in questa fase del lavoro, è stata orientata a conservare l’energia e lo spirito del libro originario. Anche nella stampa e nella confezione: mi ha molto sorpreso che l’editore abbia pensato a una cucitura che richiamasse quella da me fatta a mano per il progetto iniziale. Da tutte queste decisioni sono scaturiti i dettagli che rendono questo libro, ai miei occhi, davvero amabile. Spero siate d'accordo con me!
Adesso che il libro è finito è un piacere osservare con quanta lentezza gli altri lo sfoglino e lo leggano. Spero che This is... sia usato dai bambini, ma che anche gli adulti trovino un modo di applicare le parole alle immagini, magari in una nuova lingua, giocando con le pagine per costruire piccole storie.
Se volete saperne di più su Joe Lyward:
Web: www.joelyward.co.uk
Twitter: @joelyward
Instagram: @lywardian
This is… un libro in quattro lingue
di Joe Lyward
24 pagine in formato variabile.
Brossura con cucitura Singer a filza.
isbn 978 88 98523 24 5
15 euro
E questo libro è cominciato come un pretesto per mettere alla prova alcuni pensieri e idee diverse, alla fine del mio corso di illustrazione. Ma dato che avevo poco tempo a disposizione per farlo, ho deciso di raccogliere tutti questi pensieri e idee in un libro solo, giusto per verificarle, convinto che il risultato non sarebbe stato altro che un esperimento.
Ho un nipotino e, all’epoca, cominciava a imparare le prime parole. Avevo notato che “etichettava” le cose con le parole che conosceva: con molto orgoglio, puntava il dito e dichiarava: «faccia», «occhi», «bocca» e «albero». Questo modo rudimentale di descrivere il mondo, ad ascoltarlo, sembrava proprio poesia.
La sensazione provata ascoltandolo, si è mescolata alle parole ascoltate a una conferenza TED da poco sentita: una scienziata parlava delle sue ricerche sulla capacità dei bambini di apprendere le lingue (perché anche da piccolissimi siamo in grado di distinguere fra le diverse lingue e questo ci permette di capire cosa dobbiamo imparare). Così è nata l’idea di un libro bilingue: una lista delicata e un po’ casuale di cose che un bambino potesse identificare, attraverso parole e simboli.
Ho sviluppato le immagini a partire dall’idea di utilizzare forme semplici e riconoscibili. Il miglior esempio è la prima parola del libro: casa. La forma che ho attribuito alla casa è quella che comunemente disegniamo e riconosciamo, anche se nessuno di noi (salvo qualche rara eccezione, vive in una casa che ha quella forma riconoscibile). Ma è proprio questa la forma da usare e da indicare come casa.
Un’altra cosa che mi interessava sviluppare era la forma del libro. Mi piace pensare al libro come a un oggetto: pagine trasparenti, buchi fustellati, fili e cose del genere non fanno che aggiungere interesse alle pagine. Naturalmente, devono avere un proprio posto, una misura; e in un libro come questo, così semplice, volevo che ci fosse qualcosa che mantenesse vivo l’interesse, che facesse procedere nella lettura, facesse desiderare di continuare a seguire la storia. Tutto è cominciato con un pensiero semplice: «E se il lettore potesse avere un’anticipazione della pagina successiva? In questo modo potrebbe intuire cosa sta per accadere. Se nella prossima pagina vediamo una nuvola all’orizzonte, giriamo la pagina per vedere la pioggia. La stessa idea è applicata al testo: il libro è una sola, unica, lunga frase che comincia con «This is…» e procede con un ritmo costante e continue ripetizioni della congiunzione “e” che ho pensato di usare per replicare il modo semplice di mio nipote di esprimersi per elenchi. Così, ho cercato un ritmo lento e un testo nel quale ogni cosa fosse ugualmente interessante.
Come ho detto, non avevo molto tempo, così mi sono lanciato nel progetto, facendo molti esperimenti e tentativi concentrati in un paio di settimane. Tutto si è concluso in stamperia dove, in una sola notte, ho serigrafato tutto il libro. Sono genuinamente convinto che molti dei lavori migliori vengano realizzati in tempi stretti, senza spazio per pensare troppo, prendendo decisioni intuitivamente e sapendo che l’errore non è una eventualità.
Dopo questa prima fase, e dopo che il progetto è interessato a Topipittori, a cui l'avevo spedito, ho cominciato a lavorare sul libro insieme all'editore. Per arrivare a quello che oggi è in libreria mi sono dovuto applicare a due problemi. Il primo era trasformare il concetto sviluppato in un oggetto tecnicamente producibile. Questo significava aggiungere pagine e riconfigurarle, in modo da uniformarle almeno in altezza (ma conservando la base variabile). Poi volevo aggiungere qualcosa alla fine del libro che permettesse di leggerlo come il resoconto di una passeggiata (che cioè avesse una sequenza narrativa più forte ed evidente) e invitasse a tornare a casa (a tornare, cioè, alla prima pagina per ricominciare di nuovo, in un’altra lingua.) Dato che il libro era scritto in forma di elenco, avrebbe potuto continuare all’infinito, quindi ho dovuto pensare a un cambio di tono che rendesse esplicito il fatto che il libro era giunto alla fine.
Il secondo problema, una volta apportate queste modifiche, era fare sì che il libro continuasse a essere fedele all'idea originaria. Per questo è stato necessario riflettere a fondo: il tipo di lavoro che non vorresti mai trasparisse dalle pagine di un libro. Ho dedicato molto tempo all’osservazione del libretto da cui era nato il tutto, e a pensarci, per capire bene come funzionasse, quali meccanismi lo muovessero. In questa fase è stato importante sentirmi autorizzato ad apportare sensibili cambiamenti alla struttura del libro, per ritrovare le condizioni in cui avevo lavorato all’inizio del progetto. Alcune pagine sono state scartate, altre recuperate.
Ogni decisione, in questa fase del lavoro, è stata orientata a conservare l’energia e lo spirito del libro originario. Anche nella stampa e nella confezione: mi ha molto sorpreso che l’editore abbia pensato a una cucitura che richiamasse quella da me fatta a mano per il progetto iniziale. Da tutte queste decisioni sono scaturiti i dettagli che rendono questo libro, ai miei occhi, davvero amabile. Spero siate d'accordo con me!
Adesso che il libro è finito è un piacere osservare con quanta lentezza gli altri lo sfoglino e lo leggano. Spero che This is... sia usato dai bambini, ma che anche gli adulti trovino un modo di applicare le parole alle immagini, magari in una nuova lingua, giocando con le pagine per costruire piccole storie.
Se volete saperne di più su Joe Lyward:
Web: www.joelyward.co.uk
Twitter: @joelyward
Instagram: @lywardian
di Joe Lyward
24 pagine in formato variabile.
Brossura con cucitura Singer a filza.
isbn 978 88 98523 24 5
15 euro
2 commenti:
Bellissimo!!! ...topi e artisti vanno proprio d'accordo
😊
Grazie Cristina, lavorare con Joe è stato davvero un piacere.
Posta un commento