Martin Salisbury così scrive:
La casa editrice milanese Topipittori è responsabile di un tal numero di bei libri da lasciarci nell'imbarazzo di dover scegliere. In questo libro Guia Risari - autrice e traduttrice - ci racconta la storia di un bambino che una mattina si sveglia con la coda. E non è neanche una coda qualsiasi: la sua, canta. E non si limita a cantare, ma canta in russo e non se ne sta mai ferma, per la prevedibile costernazione dei genitori del bambino e degli abitanti del villaggio.
Questo surreale concetto si è sviluppato in un libro graficamente sorprendente. Questa coda filiforme ne combina di cotte e di crude in ogni pagina del libro, danzando col testo e creando i motivi di una struttura di design perfettamente integrata. Stampato in due colori [in realtà, sono cinque, NdE] - rosso e una ampia gamma di neri - le illustrazioni di Lopiz sfruttano texture che si integrano con il segno grafico e con collage di materiale disparato.
Lopiz è nata a Ibiza, ma è cresciuta a Madrid dove - dice lei stessa - si è immersa nell'illustrazione e nella musica per compensare la perdita del mare e della natura della sua isola natale. Ha studiato con artisti del calibro di Javier Zabala, Linda Wolfsgruber e Josef Wilkon, ma dichiara che la sua più grande fonte di ispirazione è stata la sua infanzia. Attualmente a Berlino, Lopiz realizza illustrazioni per quotidiani e riviste europee, oltre a dedicarsi all'albo illustrato.
Abbiamo chiesto a Guia Risari di parlarci un po' di questo libro, che amiamo, ma che non ha avuto una grande fortuna nel mercato internazionale. Ecco che cosa ci ha scritto:
La coda canterina è uno dei miei testi preferiti per il tono, la lingua, l'apparente levità e i tanti livelli di lettura possibili. È una storia surrealista nel senso più russo del termine. Mi sono ispirata a Checov, ma anche alle fiabe russe che mi hanno influenzata sin dalla più tenera infanzia. Al loro misto di stranezza, epopea e umorismo.
Il tono apparentemente burlesco nasconde molti temi essenziali. Il protagonista, Ivan, un giorno si trasforma, comincia a crescere, è diverso dal solito. E la coda, segnale e simbolo di questo processo, gli impone una distanza dalla famiglia e dal mondo degli adulti che sono obbligatori per esistere in quanto individuo distinto, con le sue irriducibili caratteristiche.
Il viaggio degli altri intorno al mondo permette quindi a Ivan di stare da solo e di posizionarsi, e agli altri di aprire gli occhi, capire e relativizzare. È quindi una storia densa sulla crescita, la differenza, l'accettazione.
Questi i temi sottesi, che è bene che esistano, senza essere citati. Ci si può, ci si deve lavorare, ma solo indirettamente. Personalmente, coi bambini discuto del perché la coda viene rifiutata. Cosa infastidisce di lei? Cosa fa, in fondo, questa povera coda di male? Perché gli adulti ce l'hanno tanto con lei? E perché dopo il viaggio sono più felici e salutano la coda?
Non ho nessuna risposta da dare: solo domande.
Da tempo ho imparato che i bambini hanno idee precise e in movimento, idee molto interessanti e aperte. Un piccolo cambiamento invece lo introduco quando punto l'attenzione sulla coda: chi la vorrebbe? Molto pochi. Quasi nessuno.
Dopo che ho mostrato centinaia di code animali, però, ognuno vuole una coda. E per ognuno è diversa. C'è la coda coltellino, la coda fabbrica gelati, la coda arrampichina, la coda che fa fiori.
Segno evidente che gli esseri umani hanno perso la coda, sì, ma possono sempre migliorare e farsela ricrescere.
In ogni caso, la coda, quest'appendice utopica, è necessariamente unica.
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