A parte il fatto che con Tuono usciremo in autunno con Il magnifico lavativo, una graphic novel per bambini nella collana Anni in tasca graphic, la ragione per cui abbiamo deciso di festeggiare questo 17 marzo, tardivamente dedicato all’Unità d’Italia, è che il suo Garibaldi ci è piaciuto e ci ha divertiti moltissimo.
Per questo vi proponiamo questa intervista all’autore, realizzata in fretta e furia, fra un suo spostamento e l’altro. Qui, invece, lo potete vedere e ascoltare.
Da dove nasce il progetto di Garibaldi: è stato l’editore che era alla ricerca di un progetto per le ricorrenze dell’Unità d’Italia o tu sei sempre stato un garibaldino?
Il progetto nasce dalla temeraria volontà dell’editore di affidare la biografia del principale eroe nazionale a un fumettista tutto matto come me. Sospetto che i miei patriottici committenti avessero scorto in me (e prima ch’io stesso me n’accorgessi) i germi di questo spirito garibaldino, perché fin dalle primissime letture di documentazione mi sono subito appassionato alle vicende del noto Nizzardo, e quello che era nato come un lavoro commissionato e funzionale alle celebrazioni di rito, si è subito trasformato in un sentito progetto personale. Senz’altro a contribuire a questo felice clima d’entusiasmo è stata anche la mia spiccata propensione a raccontare in storie brevi le vite di celebri personaggi storici, generalmente buttandoli giù dal piedistallo per poterci parlare a quattr’occhi.
Ti sei posto il problema del confronto, quasi inevitabile, con gli altri dissacratori dei grandi capisaldi della storia d’Italia: Altan di Francesco e Colombo, Rebori e Maggioni di Cuore?
In realtà, a causa della mia solita dabbenaggine, solo a libro ultimato ho scoperto il lavoro di questi miei illustri colleghi e patrioti dalle vocazioni biografiche. I miei punti di riferimento, dal punto di vista fumettistico ed umoristico, son stati la monumentale e incomparabile Storia d'Italia a Fumetti, letta a più riprese in infanzia, e la parodia deamicisiana Libro Cuore (forse) del labronico erudito umorista (e rinomato compositore) Federico Maria Sardelli, già da anni mio punto di riferimento per una via colta al demenziale (o per una via demenziale alla cultura).
Dalla tua rilettura, in trasparenza, si intuisce quanto le cose siano state molto più complicate di quanto la retorica dei libri di testo abbia mai messo in luce. Quanto hai dovuto documentarti su questi temi, e cosa ha significato documentarsi?

Come è cambiata, dopo aver scritto e disegnato il libro, la tua idea dell'Eroe dei due mondi?

Che effetto pensi possa avere il tuo fumetto sul senso patriottico dei lettori? Perché, al di là delle apparenze, la nostra impressione è che possa essere positivo. Per esempio si capisce che l’Italia non è stata fatta da mostri sacri, ma da persone “normali”.

Dai tuoi testi si intuisce una grande gioia e un grande piacere a scoprire e rielaborare il linguaggio ottocentesco, risorgimentale. In che modo l’hai usato e in che modo pensi che questo possa e sappia parlare al lettore di oggi?
La parodia e i giochi di linguaggio sono praticamente due costanti delle mie storie a fumetti. Mi piace cimentarmi con un linguaggio così elaborato ed estraneo alla comunicazione come quello ottocentesco, ed è quasi per istinto mimetico che sento il bisogno spontaneo di giocarci e di farne il verso.
Giocare poi con il tono aulico, al di là del divertimento intrinseco nel fare il verso e nell’imitare i toni retorici ed eccessivi alla De Amicis, è un’ottima occasione per farli entrare in collisione con la cruda realtà, con irresistibili effetti comici. L’esagerata solennità dei toni ottocenteschi rende ancora più sonoro lo sberleffo e la smitizzazione.
I Topi ringraziano: Tuonino Bixio; Tuonillo Benso conte d’Aznavour; il Contessino di Castiglioncello; Maria Cristina Trivulzia Bella&Gioiosa; la Bella Rosin; e lo stimato collega Rizzoli Lizard per avere cortesemente accondisceso alla pubblicazione delle patrie immagini dell’eroe.
2 commenti:
bello davvero ^__^
lo comprerò per la mia biblioteca
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