Esattamente due anni fa, il 20 ottobre 2009, Anna Castagnoli, sul suo imperdibile Le figure dei libri, cominciava una serie di tre articoli sul tema del plagio.
Il primo faceva riferimento a una polemica francese sulle illustrazioni di François Roca e a quelle, più nostrane che nei mesi precedenti avevano coinvolto Anna Laura Cantone e Valerio Vidali.
Il secondo tentava una definizione e un inquadramento storico del plagio.
Il terzo sondava la terra incognita dei domini creative commons e copyleft, con le loro implicazioni in termini di riutilizzo delle immagini nell’era digitale.
Ve ne consigliamo caldamente la lettura.
Ieri mattina abbiamo ricevuto un accorato messaggio da una nostra illustratrice, Joanna Concejo, che ci segnalava alcune immagini pubblicate in un’intervista diEdith Ethel Margutti ad Alessandro Degli Angioli su Frizzifrizzi, un magazine online, con queste parole: je vois qu’il a carrément utilisé le fragments d'une image de ‘L’Angelo delle scarpe” (page avec les chaussures qui volent sur la ville) il a pris franchement les maisons que j’ai dessiné telles quelles ou seulement en changeant de couleurs , je ne sais par ce que je dois en faire... La ça m’énerve , ce n’est plus copier le style, c’est trop.
A noi è bastata un’occhiata per rimanere di stucco.
Al di là dell’atmosfera generale, dello stile del tratto, della paletta dei colori, della tonalità e della costruzione dello sfondo, che corrispondo con precisione imbarazzante a uno stile e a una sensibilità presi a prestito senza chiedere il permesso, come ci ha indicato puntualmente Joanna nel suo messaggio la prima, la seconda e la quarta casa a sinistra nell’illustrazione riportata sopra sono con una certa evidenza ricalcate rispettivamente sulla seconda a sinistra, la prima a destra e la quarta (da destra o da sinistra è uguale) nella tavola che riproduciamo qui sotto de L’Angelo delle scarpe. Le altre case, poi, quelle sparse intorno alla bambina piegata carponi che è evidentemente ispirata a un’altra tavola dell’Angelo, sono anche queste ricalcate da quelle create da Joanna per l’illustrazione a pagina 7 de Il signor Nessuno.
Ma le influenze di Joanna sull’opera di Alessandro Degli Angioli sono così evidenti da lasciare perplessità sull’intento di questo giovane illustratore: le due immagini che seguono, proposte a corredo dell’intervista, e una visita al suo sito e, in particolare, a questa raccolta, favoriranno indubbiamente ulteriori riflessioni.
Vista la giovane età, immaginiamo che Alessandro Degli Angioli sia ancora studente, o si sia recentemente laureato all’ISIA di Urbino. E ci sorge il sospetto che questa tavola, e le altre pubblicate nel suo sito sotto il titolo NEW BOOK, siano il frutto di un suo lavoro scolastico: una tesi o un elaborato d’esame.
A scuola tutto è permesso, perché si deve imparare. E per imparare è spesso necessario imitare.
Ma dovrebbe essere chiaro agli studenti che quanto si è elaborato a scuola sfruttando materiali altrui non può essere pubblicato sul proprio sito, e offerto per pubblicazione a corredo di interviste, articoli e altro. E, soprattutto, non lo si può qualificare come NEW BOOK, mancandogli proprio la caratteristica di novità. (E questa è una cosa che gli insegnanti dovrebbero sempre ricordare agli allievi, non fosse che per mettere loro e se stessi al riparo da pessime figure, come questa.)
Ci ha anche lasciato perplessi un brano dell’intervista, che riportiamo qui: Ti dico già che io non sono un esperto di nomi, sì guardo molti libri e blog che trattano l’illustrazione, ma non mi segno mai niente e così poi finisce che mi scordo chi fa questo e chi fa quello. Di solito mi salvo un sacco di immagini sul computer o scansiono pagine di libri solo perchè mi piacciono, o perchè penso mi possano tornare utili come input futuri.
Quindi finisce che mi lascio influenzare senza sapere mai da chi.
Facciamo che ti dico gli ultimi due libri che ho comprato?
“Mumi senza memoria” di Chiara Carrer.
“I Cigni Selvatici” di Joanna Concejo.
Tanta disinvoltura e tanta vaghezza non sono tollerabili, neppure da un inesperto ventitreenne, soprattutto quando le conseguenze sono queste. Non è una questione de “l’ultimo libro che ho comprato”, ma la necessità di riconoscere esplicitamente i propri debiti, quando se ne hanno di così onerosi.
Il primo faceva riferimento a una polemica francese sulle illustrazioni di François Roca e a quelle, più nostrane che nei mesi precedenti avevano coinvolto Anna Laura Cantone e Valerio Vidali.
Il secondo tentava una definizione e un inquadramento storico del plagio.
Il terzo sondava la terra incognita dei domini creative commons e copyleft, con le loro implicazioni in termini di riutilizzo delle immagini nell’era digitale.
Ve ne consigliamo caldamente la lettura.
Ieri mattina abbiamo ricevuto un accorato messaggio da una nostra illustratrice, Joanna Concejo, che ci segnalava alcune immagini pubblicate in un’intervista di
A noi è bastata un’occhiata per rimanere di stucco.
L'immagine di Alessandro Degli Angioli (da Frizzifrizzi.it) |
Illustrazione di Alessandro Degli Angioli (da www.frizzifrizzi.it) |
A scuola tutto è permesso, perché si deve imparare. E per imparare è spesso necessario imitare.
Ma dovrebbe essere chiaro agli studenti che quanto si è elaborato a scuola sfruttando materiali altrui non può essere pubblicato sul proprio sito, e offerto per pubblicazione a corredo di interviste, articoli e altro. E, soprattutto, non lo si può qualificare come NEW BOOK, mancandogli proprio la caratteristica di novità. (E questa è una cosa che gli insegnanti dovrebbero sempre ricordare agli allievi, non fosse che per mettere loro e se stessi al riparo da pessime figure, come questa.)
Illustrazione di Alessandro Degli Angioli (da www. frizzifrizzi.it) |
Tanta disinvoltura e tanta vaghezza non sono tollerabili, neppure da un inesperto ventitreenne, soprattutto quando le conseguenze sono queste. Non è una questione de “l’ultimo libro che ho comprato”, ma la necessità di riconoscere esplicitamente i propri debiti, quando se ne hanno di così onerosi.
21 commenti:
Segnalato anche da noi:
http://www.frizzifrizzi.it/2011/10/19/7am-alessandro-degli-angioli/#comment-30759
Abbiamo avvertito Alessandro che, spero, si farà sentire.
Mi permetto di segnalare un solo errore nel post: il nome è Ethel e non Edith Margutti ;)
Grazie Simone. Abbiamo corretto e ci scusiamo con Ethel.
No problem, dato il suo nome da vecchia zia del New England è abituata a vederselo "corretto"...
I casi di "ispirazione" di questo tipo purtroppo non sono isolati. Ne esistono anche per i testi (editi o anche solo inviati in lettura ad editori spavaldi). Purtroppo la sovrapproduzione di libri - e non tutti di qualità - non aiuta a individuarli. Quanto a come reagire efficacemente, non saprei; il passaparola, comunque, serve.
Sono d'accordo sull'"inaccettabile vaghezza". Ogni autore sa perfettamente cosa ricalca (già di per sé operazione censurabile) e che autori ha come riferimento. E lo ha bene in mente proprio per non cadere in queste brutte figure, ma soprattutto per provare a staccarsene, alla ricerca, faticosa e quotidiana, di un proprio stile il più possibile personale e innovativo.
Diversamente è tecnica, e tristezza
Avete ragione: l'argomento è spinoso. A volte però mi risulta difficile credere a un caso di "ispirazione".
Come studentessa che segue corsi di illustrazione so che è faticoso trovare un proprio stile, ed è un importante processo di ricerca che non finisce mai... Tutti abbiamo delle influenze, degli artisti di riferimento, delle atmosfere che rappresentiamo meglio di altre. Un vissuto e delle conoscenze da cui attingere. Però questo mi pare davvero troppo. Come persona che sta imparando, come persona che ha avuto il piacere di conoscere Joanna e seguire un corso con lei, come appassionata di libri illustrati vi ringrazio per questa segnalazione. Che mi fa molto pensare...
Faccio molta difficoltà a considerare "ispirazione" il puro e semplice ricalco di parti di illustrazioni. Come si fa a dimenticare che quel particolare che di certo ha richiesto notevole passione e pazienza non l'hai creato tu? Molto triste...
Premetto che trovo davvero azzeccato il titolo di questo post. Un argomento spinoso, si presume debba esser trattato con una cautela e un'attenzione particolare, invece ci si ritrova al solito macello. Mi sorprende che ci siano ancora cosi' pochi commenti, tra l'altro una fila enorme di "concordo" e "imbarazzante".
Non so, ma io leggendo questo articolo ho provato un po' di fastidio, quella tipica intolleranza di chi non si offende per le cose dette ma per il modo.
Quello dell'illustrazione e dell'arte sembra un mondo cosi' caldo e accogliente per tutti, un abbraccio collettivo nella prospettiva della "pagnotta difficile", finche' non muovi un passo falso e quella stessa coesione te la ritrovi di fronte armata di forconi e fiaccole.
Partiamo da un dato fondamentale: parliamo di un ventenne, uno che ha semplicemente terminato i suoi studi in questo settore, che tra l'altro neppure ama definirsi un illustratore, che ha studiato arte e ama disegnare e che, a quanto vedo dal suo sito, piu' che altro ha operato per se stesso e per svago, per "ispirazione" ecco. Come ogni cosa genuina di questo mondo, ognuno ha il sacrosanto diritto di prendere cio' che respira e farne cio' che vuole, se ci mette criterio e reale intuizione.
In questo post ci sono diversi link interessanti, quindi ho provveduto a leggere tutto per farmi un'idea generale delle motivazioni, ma non ci sono riuscita a pieno devo esser sincera.
Ho osservato le due casette, e le altre, e si' sono decisamente simili, ma poi guardo l'opera nella sua interezza e mi dico "e' lo stesso messaggio?" "mi vengono in mente le medesime cose?" e allora forse ci scordiamo anche che la differenza tra illustrazione e disegno sta in una comunicazione di fondo che non puo' esser messa da parte cosi' facilmente.
Soprattutto, una cosa salta al mio occhio, ovvero che tutto sommato questo lavoro vive ed ha un senso anche da solo. Non si e' posizionato un cappello sulla casa per confonderci, si e' semplicemente giunti a una soluzione diversa.
(continua)
(II e ultima parte)
“Un prestito, se non viene migliorato da colui che prende in prestito, tra buoni autori è ritenuto plagiare”. Ecco, qua non parliamo di migliorare magari, ma di differenziare si'. Con la premessa dello spunto, mi pare che ci sia stata anche una mutazione di messaggio e di intenti grafici.
Altra questione "spinosa" e' quella dello stile e della sensibilita'.
"Al di là dell’atmosfera generale, dello stile del tratto, della paletta dei colori, della tonalità e della costruzione dello sfondo, che corrispondo con precisione imbarazzante a uno stile e a una sensibilità presi a prestito senza chiedere il permesso" mi viene in mente una incredibile somiglianza tra due autori che amo moltissimo, il cui stile e' perfettamente identico, ma che non si sono mai cercati per darsi addosso, anzi. C'e' la celebrazione del maestro.
Non mi sembra che si faccia finta di non conoscere Joanna Concejo, e infatti tutti si lamentano della scarsa celebrazione. Sembra quasi che il problema fondamentale non sia "cosa si e' prodotto" ma la mancanza di celebrazione. Non e' un po' triste, se parliamo di qualcuno che ha semplicemente tirato i propri disegni fuori da un cassetto?
Ho davvero il terrore che adesso parta il giro dei blog, per denigrare tutti quei giovani che ovviamente respirano cio' che li circonda.
E per finire, un'altra citazione delle "lezioni di plagio":
l’arte è un patrimonio comune.
L’autore (l’artista) è qualcuno che opera una personale (grossa o piccola) rielaborazione di questo patrimonio comune (lo chiamerò per comodità rielaboratore).
Il plagiario è qualcuno che non apporta nessuna modificazione personale ma si appropria dei vantaggi del lavoro di un altro rielaboratore.
Probabilmente Waterhouse aveva troppo da fare per ritagliarsi il tempo di mortificare i giovani amanti del disegno alle prese con le proprie intuizioni.
@ Roberta Antonelli: Non si sta facendo qui un discorso su cosa sia o cosa non sia l'arte. È un argomento interessante, ma non è l'oggetto di questo post. Abbiamo ricevuto da una nostra illustratrice una richiesta di tutela di fronte a un uso non autorizzato di suo materiale. Una richiesta alla quale ci sentiamo tenuti a rispondere. Non apprezziamo molto il fatto che lei cerchi di farla passare per la crisi isterica di un'egocentrica ferita perché “le hanno copiato lo stile”, spalleggiata da un editore sadico e con il problema di riempirsi le giornate.
Non si tratta qui di celebrare le glorie di qualcuno a scapito di qualcun altro. Si tratta di richiedere, come avviene in tutti i campi del sapere, almeno la cortesia di “citare la fonte”, se si usa materiale altrui. E di farlo esplicitamente e senza infingimenti. Questo obbligo morale é stato disatteso, se non addirittura ridicolizzato da una esplicita affermazione contenuta nell'intervista che aggiunge al danno, la beffa.
Avere vent'anni ed essere amanti del disegno consente di farsi perdonare molto. Perfino pessime "intuizioni". Ma come lei si guarderebbe bene dall'entrare nel cantiere del vicino e servirsi di un paio di sacchi di cemento e quattro scatole di mattonelle per costruirsi casa, così Alessandro Degli Angioli avrebbe fatto bene a non appropriarsi di immagini create da altri per realizzare non già “un disegno tirato fuori dal cassetto” ma qualcosa che viene proposto alla Bologna Illustrators' Exhibition e promosso nel suo sito web come “New Book”. (Cosa che rivela abbastanza chiaramente come le sue intenzioni siano piuttosto serie e le sue aspirazioni, professionali).
La proprietà intellettuale è una cosa seria, oggetto di una precisa normativa e soggetta a consuetudini che hanno forza di legge. Le idee, per quanto possa sembrare altrimenti, costano tempo, fatica, impegno. Indipendentemente dalla forma che prendono, queste idee possono e devono essere tutelate. E, nel momento in cui ci toccasse, lo faremmo a fianco di un esordiente contro un “grande maestro” con la stessa, se non maggiore, determinazione di questa occasione.
Per quanto riguarda la mortificazione, ci dispiace ma non ne vediamo. Alessandro degli Angioli ha e avrà sempre la possibilità di dire la sua in questa sede e di intervenire per sanare, nei modi che riterrà più opportuni, questa situazione. Nessuno gli nega, qui o altrove, il sacrosanto diritto di restaurare la propria dignità.
Rispondero' in ordine sintetizzando un po'. Il discorso sull'arte e' stato tirato fuori con tanto di link uno-due-tre, e ho pensato che essendo un blog con i commenti liberi fosse quasi naturale dover attingere a queste fonti, giusto per evitare di parlare a caso. Chiedo perdono se ho scritto cose che non erano in tema, e se vi ho annoiati a causa del mio semplice intento di discuterne un po'.
Non ho mai parlato di crisi isterica e neppure di editore sadico, e non apprezzo che si voglia interpretare il mio post a questo modo. Non ho insultato nessuno, ed esser trattata come una persona che e' giunta qua con maleducazione e senza alcun rispetto diventa automaticamente una mancanza di rispetto verso di me. Ma i toni sono sempre fraintendibili in questi contesti, purtroppo.
Ho semplicemente detto, in merito (perche' di cose in altre direzioni ne ho dette anche troppe), che "Sembra quasi che il problema fondamentale non sia "cosa si e' prodotto" ma la mancanza di celebrazione." e poi mi si scrive subito dopo che il problema e' la mancanza della citazione. Appunto, cosa ho scritto?
Devo cominciare a dubitare della mia padronanza della lingua italiana, evidentemente. Dietro al mio lungo commento non c'e' nulla di nascosto, tutto quello che avevo da dire l'ho ampliamente espresso e dunque non vedo il bisogno di farsi trasportare dall'immaginazione per trovare chissa' quale significato offensivo.
Far polemica e/o voler discutere puo' esser qualcosa di incredibilmente civile, ogni tanto.
quel caso sembra pura pirateria,che però non toglie al giovane artista il merito di essere un bravissimo falsario. (scusate, è un'amara battuta.)
@Roberta Antonelli: può senz'altro dubitare della sua padronanza della lingua italiana nel momento in cui non si accorge di quanto sia offensivo parlare di "solito macello" e scrivere: «Probabilmente Waterhouse aveva troppo da fare per ritagliarsi il tempo di mortificare i giovani amanti del disegno alle prese con le proprie intuizioni.»
E dubiti anche della sua capacità di interpretazione della stessa quando non comprende la differenza fra "citazione" e "celebrazione" e che le virgolette alte poste prima e dopo il “citare la fonte" sono intese ad ampliare il senso della frase, al di là della letteralità. Riconoscerà, peraltro, che la cosa non è stata fatta da Alessandro Degli Angioli, né in senso letterale né in senso lato.
Ciò detto, lei qui è la benvenuta e può parlare di qualsiasi argomento, a condizione che lo faccia con la stessa civiltà che sembra richiedere agli altri.
@ ag: questo è un punto essenziale. A vedere il suo lavoro, verrebbe da dire che questo illustratore non abbia nessun bisogno di ricorrere a espedienti di questo tipo.
Ah, solito macello non lo rinnego di certo (addirittura si parla di "recuperare la popria dignita'", ma dove siamo?), e l'altra frase era intesa a marcare un concetto che non mi posso stufare di ripetere (tra l'altro non offensivo, era un confronto Maestro/dilettante, ma vabe'): parliamo di qualcuno che non fa questo mestiere. E' normale creare un simile polverone per qualcuno che si diletta col disegno? Conosco una marea di persone, anche dotate di blog o siti, che imitano tizio o l'altro e spesso in maniera imbarazzante, e non e' che non vengano "segnalati" solo perche' nessuno se ne accorge, ma proprio perche' e' assurdo e inutile creare un tale polverone attorno a qualcuno che non ha pubblicato nulla, qualcuno che in questa professione "fino a prova contraria" (e non per supposizione o altro) non si riconosce. Ormai tutti sfruttano il web per diffondere cio' che fanno, e definire "falsario" o qualcuno che "deve recuperare la propria dignita'" una persona a caso (e chiamare qualcosa "new book" e' quasi irrilevante per me dato il contesto) che NON fa questo mestiere non e' forse un tantino esagerato?
@ Roberta Antonelli: se riportiamo la vicenda ai fatti:
1) Una nostra illustratrice riconosce nei lavori di un altro elementi di suoi disegni pubblicati, ci fa notare la cosa e ci chiede di tutelarla. A questo caso ci riferiamo perché ci vede coinvolti. Altri casi riguardano altri illustratori e altri editori.
2) In questo caso specifico, il “copia e incolla” è innegabile e plurimo.
3) Spacciare il lavoro altrui per proprio comporta una perdita di dignità.
4) Alessandro Degli Angioli dichiara di non riconoscersi nella figura dell'illustratore. Ma evidentemente aspira a diventarlo. Infatti, partecipa a un noto premio (e vince), si candida alla Bologna Illustrator's Exhibition, realizza un sito internet dedicato alla sua attività grafica in senso piuttosto ampio e propone, in quella sede, un “new book”, alla ricerca di qualcuno che lo pubblichi. E rilascia interviste dove si parla della sua attività di illustratore.
Al di là di questo, lei può avere tutte le opinioni che vuole, razionali o viscerali, circostanziate o generiche. Le rispetteremo se le saprà manifestare con più civiltà di quanta ne abbia usata fin qui.
Non ho parole
"Le rispetteremo se le saprà manifestare con più civiltà di quanta ne abbia usata fin qui."
se avessi usato gli "stessi toni" per darvi ragione e inveire contro questo ragazzo probabilmente non mi sarei presa dell'incivile.
Non ho offeso nessuno, io.
Questo e' il prezzo da pagare per commentare liberamente, prendermi dell'incivile?
Pensare che di personale in tutto questo non avevo proprio nulla, ma avevo commentato perche' il link stava facendo il giro tra i miei compagni di corso (perche' io studio questo genere di cose) e ho deciso di buttarmi nella discussione.
Mi terro' alla larga dall'offendervi ulteriormente.
Abbiamo ricevuto questo messaggio da Joanna Concejo, e riteniamo giusto condividerlo, in quanto significativo. Segnaliamo anche che Joanna ha pubbblicato un post sul suo blog http://joannaconcejo.blogspot.com/2011/10/comment-appeler-cela-jak-to-nazwac.html:
Cher Paolo,
je me sens confuse par la tournure de la "chose" [snip] d'autant plus que, ne dominant pas l'italien, je ne peux me mêler à la discussion. Tu sais, et on en a parlé déjà, que je n'ai jamais fait scandale, ni rien, quand je voyais des illustrations (livres) qui me semblaient "inspirés" par mon travail. On en a parlé entre nous et ça s'est arrêté là. Et je n'aurais rien dit, si le jeune avait re-dessiné les maisons de sa propre main, mais tel n'est pas le cas. Je trouve que là c'est trop flagrant. Et ce n'est pas du tout l'histoire d'un ego démesuré de ma part, simplement ce n'est pas JUSTE un tel comportement. Je ne suis pas en train lui reprocher d'utiliser le crayon à papier, en disant qu'il me copie. Ce n'est pas juste d'utiliser les autres comme on a envie, avec cette "légèreté" dont il fait preuve. Je sais, on peux me dire que la "légèreté" est un bien... mais je n'irais pas jusqu'à dire ce qui est bien et ce qu'il est mal.
C'est fou, mais on dirait qu'on devrait presque s'excuser parce qu'on proteste contre quelque chose qu'il ne nous parait pas juste. C'est comme ça l'homme.
http://www.alessandrodegliangioli.com/risposta.html
Alessandro
Ho letto con attenzione il post e tutte le repliche, compresa quella dell' "imputato" Degli Angioli.
Reputo tutto questo bailamme da parte di Joanna e dei suoi avvocati difensori eccessivo considerando che l'opera in questione non è stata neppure pubblicata, quindi, fino a prova contraria, questa operazione è e rimane un inutile processo alle intenzioni.
Che si mobiliti dunque la Santa Inquisizione Topesca soltanto quando l'opera del plagiatore offrirà tutto il suo splendore Concejano sugli scaffali di qualche libreria!
MM
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