martedì 8 novembre 2011

Orfanità, precoce colpo di quasi fortuna

Domenica mattina, ci siamo trovati a chiacchierare con Giusi Quarenghi di un libro illustrato uscito da qualche mese e salutato come un capolavoro di umorismo.

E Giusi ci ha detto una cosa, in proposito, che ci ha fatto esclamare: per favore, scrivicela per il nostro blog!

L’ha fatto. La leggete qui di seguito. Grazie, Giusi.


[di Giusi Quarenghi]
L’ho letto, l’ho retto; ma la quarta mi è andata di traverso. Passi la merda, ma con l’aureola no!
L’ho letto. E ascoltando questi genitori che si liberano, riconoscono e rigenerano, grazie all’outing aggressivamente deiettivo e coprolalico, di colpo mi si è abbassato il baricentro e, tra tanti grandi benpensanti malparlanti, mi sono sentita la creaturina nana minacciata di ’sto cazzo di nanna.
E mi sono vista  afferrare il mio cuscino e cercare lesta lesta riparo fuori, all’aperto, nella notte sotto i ponti, un ponte qualunque, piuttosto che tirare mattina (non parliamo di svernare fino alla maggiore età) entro queste pareti domestiche, con ’sto cazzo di genitori (niente a che vedere con la buona memoria di quelli sufficientemente buoni, meglio se tutti e due, ma anche con solo la mamma era fatta). Un pregio ce l’ha, questo libro: riabilita e riscatta l’orfanità e la illumina: non disgrazia e appiglio di ogni futura perdizione, ma quasi stato di grazia e precoce colpo di quasi fortuna.

La “quarta” di cui parla Giusi, è questa (cliccare per leggere):



20 commenti:

Michela ha detto...

HAHAHA ! ha "ragionissima" ! concordo in pieno

Unknown ha detto...

Il libro sarà anche simpatico ma poi mi chiedo o lo chiedo a questi genitori: Ma che cazzo li avete fatti a fare sti figli?

gianlorenzo ingrami ha detto...

grandi! ottimo post

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

ho visto questo libro, ma non l'ho sfogliato. Sono rimasta per qualche minuto basita da un titolo che mi è sembrato molto violento. che pena, peraltro questi mediocri si credono sovversivi. Noi, come forse molti altri genitori, non abbiamo dormito per quasi 6 mesi, di sicuro qualche parolaccia ce la siamo detti, eppure non troviamo nessuna complicità con questo libro.

Unknown ha detto...

bravissima Alicia!

Topipittori ha detto...

Anna Castagnoli ci manda questo commento, che volentieri pubblichiamo:

Avevo preparato un post su questo libro, poi avevo deciso che non avevavo voglia di ascoltare i commenti. E' stato uno dei fenomeni Amazon/Facebook.
Le filastrocche dell'autore hanno rimbalazato su Facebook con tale successo, che hanno deciso di farne un libro. Molti mesi prima che fosse stampato (dunque non esisteva ancora) aveva già venduto non so quante prenotazioni di migliaia di copie su Amazon.
Secondo me è un libro da contestualizzare nella socità Americana. Non so perché l'hanno pubblicato in Italia. Noi non possiamo ridere perché non tocca, in noi europei, le corde che tocca negli Americani: là dove i genitori sono tramortiti dall'ansia da prestazione da genitore perfetto (è un grosso problema in America). In una società puritana (dove niente di sconcio, neanche lontanamente, deve comparire in un libro per bambini) un libro così fa un effetto dirompente, che qui non fa. Qui è solo volgare, là è comico. Anche perché le parolacce in inglese non hanno la stessa forza di quelle italiane, sono più colloquiali, slang.

alessandro riccioni ha detto...

ne avevo sentito parlare, ma, chissà perché, non ho preso in considerazione l'acquisto. Grande Giusi, veramente cattiva nel miglior senso della parola! ale riccio

Cristina Sestilli ha detto...

Mio figlio è arrivato che avevo 25 anni e il mio compagno 2 più di me, le energie di allora ci hanno aiutato in momenti di disperazione assoluta , di sonno atavico, mai recuperato!
Nottate con la signora febbre da cavallo, nottate con la signora cacca lenta, che di solito ama accompagnarsi al signor vomito, un tipo un pò troppo caciarone e rumoroso, c'è stato più di una volta anche il signor incubo, lui prende direttamente il lettino e costringe il "nano" ad occupare il lettone.
Senza questi signori che di tanto in tanto ci venivano a trovare mio figlio ha sempre dormito.
Per anni il suo libro preferito è rimasto al 6° rigo, non c'era verso di andare avanti o di fargli capire che potevamo leggere volta per volta senza iniziare per forza dall'inizio!
Sono passati 14 anni ma sembra un secolo, vedendo le mie amiche che rispetto a me hanno iniziato nella media di ora ad avere figli, 38 /40 anni. Non chiudono occhio, oltre che per le visite dei signori che ho citato sopra , anche perchè i loro "nani" non trovano mai la strada del letto!
Ma la differenza sta nelle energie,
me ne sono accorta io stessa che ho tenuto i due "nani senza sonno"! Ero distrutta, solo per aver trascorso con loro, un pomeriggio.
Forse alle mie amiche il titolo di questo libro è scappato nel pensiero non in voce.......
Sicuramente è una operazione di marketing ben riuscita.
Un titolo così attrae l'attenzione, è innegabile, c'è chi riuscirà a sfogliarlo e a farsi due risate.
Ma giustificarlo con le banalità scritte, nella quarta, mi trova concorde con il pensiero di Giusi Quarenghi.

Topipittori ha detto...

Anna, hai ragione a contestualizzare il libro nella cultura americama. Tuttavia il libro è uscito anche da noi, quindi qualcuno ha ritenuto che potesse trovare un pubblico. In questi anni, ho sentito e visto madri e padri dire e fare cose con bambini piccoli e molto piccoli che mi hanno lasciato basita. L'ultima in ordine di tempo, una signora italiana bella ed elegante, dall'aspetto molto perbene, quest'estate, A Santorini,che così apostrofava la figlia, piccola bionda e bella come lei: "Si può sapere che cazzo hai oggi? La vuoi smettere di rompere i coglioni?" Quadretto stridente. A fronte di una immagine impeccabile, una sciatteria verbale e umana da brividi. Ecco, allora mi chiedo, una persona che usa questo linguaggio e questi modi, cosa pensa vedendo un libro così? Non può essere che senta legittimato il suo comportamento, il suo linguaggio? Un libro del genere, nel nostro contesto sociale, sempre più degradato, incolto, sciatto, maleducato, non serve a sdoganare pessime abitudini?

Cristina Sestilli ha detto...

Topi quello che hai scritto è verissimo e mi ha fatto pensare a 2 cose
la prima è la seguente quando non ero ancora mamma, mi trovai in una situazione spiacevole in cui c'era un bambino che aveva un linguaggio da scaricatore di porto come si dice dalle mie parti, che ne sparava di cotte e di crude gli adulti genitori compresi gonfi come piccioni in amore, che si facevano delle grasse risate. Il piccolo continuava il repertorio perchè aveva capito che in quella maniera attirava l'attenzione e i grandi in + ridevano......Rimasi sconvolta, e feci un giuramento : se mi viene fuori un figlio del genere mi sotterro!Questo è il secondo pensiero,
poi quando diventai madre, capì dove stava l'errore non è se mi viene fuori un figlio del genere....xchè in questa maniera gli adulti hanno fatto venir fuori, invece del meglio, il peggio forse non è neanche la parola giusta il peggio, perchè alla fine lui usava le parole degli adulti per creare ilarità.
Allora quando mio figlio ne combinava una delle sue si contava un attimo, prima di fare uscire, delle parolacce, e con tutta l'ira possibile dicevamo mannaggia i pescetti! Se la marachella era grossa ci si aggiungeva un sotto sale.....Leo capiva benissimo che l'aveva combinata grossa anche senza usare il classico ma che cazzo stai facendo o che cazzo hai fatto. Delle mie "amiche" mi trovarono ridicola, e non spontanea,dissero "tanto è inutile all'asilo le imparerà da solo, lo vuoi tenere sotto una campana di vetro?".....Anche ora che è grande frequenta il primo liceo,sto attenta nel linguaggio e starà nella campana di vetro.......certo dire mannaggia i pescetti sotto sale è più difficile di un anonimo c***o.

Francesca ha detto...

hihi.. adoro Giusi!! questo commento credo valga tutte le risate (?) più una suscitate dal libro. Oh tempora, oh mores!!

Agata Diakoviez ha detto...

Io non ho ritirato il libro per la mia libreria, non mi piaceva la trivialità del titolo e francamente non ne posso più di genitori che fanno figli pensando di ritrovarsi tra le braccia un cicciobello o peggio ancora una barbie.
In casi come questi il ruolo dei librai indipendenti è determinante,senza assecondare lo scadimento culturale le librerie indipendenti restano i luoghi da cui oggi è possibile ripartire con fatica perchè nessuna rinascita è semplice, ma con la consapevolezza di compiere ogni giorno scelte che sono rispettose di se e degli altri.
Grazie Giusi per la tua franchezza.
Agata Diakoviez

Isabella ha detto...

accidenti. allora aggiungerei metti sto c***o di vestiti, lava sto c***o di mani, fatti sto c***o di doccia, smetti sto c***o di paure. eccetera... perche' ogni giorno c'e' una mediazione da fare e dentro queste mediazioni si diventa un tipo o un altro di adulti.
ps. camomilla per tutti?

Eleonora Bellini ha detto...

“Non tutti possono essere orfani” (J. Renard, Pel di Carota)
La bella analisi di Giusi Quarenghi mi fa tornare alla mente i romanzi per bambini e ragazzi d’antan (quelli che la mia generazione, avendoli letti nell’infanzia, ha reputato di far leggere solo “a margine” e non troppo presto ai propri figli). E mi fa pensare che quei plotoni di orfani celassero un’utopia di libertà e di crescita indipendente dall’autoritarismo, e dalla crudeltà perfino, di alcuni genitori. Strappalacrime, sì, ma forse anche liberatori: “Ce la farò anche da solo, sarà brava anche da sola” poteva pensare chi li leggeva identificandosi nei protagonisti e immergendosi nella lettura. I bambini di oggi - si parla di quelli di ceto medio, quello che non ha stretti problemi di sopravvivenza - da soli non possono farcela più: perché sono iperstimolati e iperprotetti. Conosco il caso di chi, a poco più di tre anni, frequenta un asilo normale, ma anche uno bilingue a metà tempo, una piscina, una fattoria per attività con gli animali, l’amichetto per non restare mai solo, il ristorante nel quale i genitori vanno a cena (il tutto ogni settimana). Un regime che non consente di essere abbastanza distesi per ascoltare, per rilassarsi, per concentrarsi e nemmeno per annoiarsi un po’, che non fa male e stimola la fantasia, né per dormire. Ovvio. Ma, ciò che è più grave, i genitori che sottopongono i loro figlioletti a questo regime di vita hanno ovviamente nei loro confronti grandi aspettative, attese di successo che nascono fin dal parto e dalla culla. I bambini, per fortuna, non sono in genere superbambini e non corrispondono perfettamente a tali aspettative. Quindi nei genitori si generano nervosismo, intolleranza, turpiloquio, violenza (Chi non ha visto al supermercato tre e quattrenni aggirarsi “va da solo che sei grande”, servirsi, sparire, poi essere ritrovati dalla genitrice o dal genitore urlanti, e strattonati e schiaffeggiati? Chi non ha visto sul treno rifilare un videogioco o un telefonino a bambini che chiedono notizie sul paesaggio, sulle stazioni in cui ci si ferma?). I genitori che si comportano in questo modo sono molto stanchi, delusi, nervosi; se reagiscono con violenza in situazioni pubbliche, ovvio che lo facciano anche in momenti privatissimi, come la nanna. Perché anche il turpiloquio continuo e reiterato è violenza. Dunque l’operazione editoriale che presiede alla pubblicazione di questo libro, si iscrive, mi pare più nella volgarità che nella comicità: che cosa c’è di comico nelle parole di un più forte che apostrofa con una parolaccia un più debole? E’ un’operazione che mi pare grave, diseducativa, superficiale.
Consigli ai genitori? Avere figli fa status, d’accordo, ma non è obbligatorio in un mondo già sovrappopolato. Si possono sostituire con: un animaletto da accudire una sola volta al giorno e non saprà mai ripetere le parolacce che gli dite; una pianta da accudire una volta la settimana o ogni quindici giorni se grassa – idem per le parolacce; la pet society di facebook. E per chi ha già figli? Ricordarsi: che siamo mammiferi, la nostra crescita completa richiede qualche tempo; che la primissima infanzia dei nostri figli dura molto poco se considerata nell’arco complessivo della nostra vita e che può essere l’occasione per scoperte felici. Così da grandi i figli non rimpiangeranno di non essere stati orfani.

Topipittori ha detto...

Grazie per tutti i vostri commenti, molto interessanti.
Eleonora@: beh, cos'altro aggiungere al tuo bellissimo e coraggioso commento? "Che cosa c’è di comico nelle parole di un più forte che apostrofa con una parolaccia un più debole?". L'argomento, a mio avviso taglia la testa al toro. Grazie, Eleonora!

chiara balzarotti ha detto...

scusate... ma nessuno ha notato la scrittura PESSIMA, a prescindere dalla volgarità del prodotto... ?

Leggere filastrocche con metrica sballata, è come sentire una canzone stonata. a me il libro ha dato fastidio già da lì.

Topipittori ha detto...

Concordo, Chiara. Non so quello inglese, il testo italiano è a dir poco approssimativo. E, a mio avviso, qualcosa ci sarebbe da dire anche sulle immagini. No, il prodotto non ha quel che si dice un packaging impeccabile. Nel complesso il target è da supermercato. Non so che tipo di gradimento abbia incontrato in Italia. Sarebbe interessante saperlo.

Isabella ha detto...

davvero molto interessante questa discussione

Anonimo ha detto...

Con sincero rammarico scrivo che non mi piace il post della Guarenghi, nè il tono di alcuni commenti. Il libro non credo sia affatto un capolavoro ma non penso abbia questa prtesa. Aggiungo che personalmente non mi sento sollevata dalle fatiche e tribolazioni notturne nel leggerlo o nel pronunciarlo, ma credo certe notti di aver pensato qualcosa di simile e una parolaccia per molte persone normali può essere liberatoria. Purtroppo trovo molto più violenta e offensiva per chi orfano lo è davvero la frase che dà il titolo al post della scrittrice Giusi Guarenghi. E non venite a dirmi che questa rispetto al titolo del libro è una frase umoristica...perchè a questo punto parlando tra adulti di bambini preferisco una volgarità gratuita a del cinismo pretenzioso.

Klaral ha detto...

quoto ilarialice completamente.