mercoledì 9 novembre 2011

Quel caos ordinato della creatività...

Gary Baseman. Home Studio, Los Angeles
Nicola Boccaccini è un giovane fotografo udinese. L'abbiamo conosciuto attraverso le foto che ha scattato a Los Angeles alla mostra di Alessandro Gottardo, di cui abbiamo parlato qui. Poi, guardando il suo portfolio ci siamo resi conto che nelle fotografie di Nicola ricorrono con frequenza ritratti di artisti, illustratori e, in generale, di persone che svolgono professioni “creative”, come tipografi, grafici, designer, musicisti eccetera. Fra gli illustratori ritratti nelle loro case o nei loro studi, oltre ad Alessandro Gottardo, ci sono Guido Scarabottolo, Lorenzo Mattotti, Gary Baseman, Francesca Zoboli, Alberto Casiraghy, insieme a numerosi altri. Questo sguardo così attento verso questo mondo ci ha incuriosito, così abbiamo chiesto a Nicola di raccontarci qualcosa di questa sua vocazione.

Gary Baseman. Home Studio, Los Angeles
In quale occasione è nato il tuo interesse per artisti e illustratori?
Per avermi fatto scoprire questo mondo devo essere di sicuro riconoscente a Erika, la mia compagna, che è illustratrice e graphic designer. Alcuni anni fa abbiamo trascorso un periodo a Parigi, frequentando lo studio di Lorenzo Mattotti, dove Erika aveva lavorato per due anni qualche tempo prima. In quell'occasione mi ricordo che stavo cercando in tutti i modi di propormi come fotografo con materiali che, a detta di molte agenzie ed editori francesi sembravano essere più legati alla "fine art" che all'editoria…la cosa mi fece riflettere e, grazie ad alcune coincidenze (la fortuna ha un ruolo importante) mi sono ritrovato nuovamente in Italia a seguire eventi e progetti che coinvolgevano personaggi dell'arte e illustratori. In una di queste occasioni ho fatto l'incontro che mi ha poi permesso di approfondire il mio interesse per i processi creativi. Per questo devo dire grazie a Guido, Scarabottolo, che è stato il primo a dimostrare un interesse concreto per la mia ricerca e a infondermi lo spirito giusto per poter approfondire queste realtà in cui le parole diventano superflue e dove, molto spesso, il silenzio è condizione essenziale per un certo tipo di comunicazione.

Alberto Casiraghy in casa-cucina-legatoria-studio, Osnago
In che modo ti avvicini alla persona che devi fotografare e al suo mondo creativo?
Generalmente mi lascio coinvolgere, mi pongo in secondo piano, cerco di diventare una presenza assente che vaga alla ricerca silenziosa di particolari, di testimonianze e di scorci. Cerco, utilizzando la fotografia, che si nutre di realtà, di rappresentare un mondo che, dalla realtà, prende spesso le distanze, proiettandoti in una dimensione in cui non esistono spazio e tempo e in cui rimarresti ad assaporarne i risvolti veramente a lungo. Ecco, cosa cerco e cosa mi colpisce: questa sensazione, il fatto di poter fare delle documentazioni che vanno oltre alle documentazioni e di ottenere delle fotografie che sono solo il prodotto finale di un processo che è estremamente gratificante.

Francesca Zoboli. Studio, Milano
Cosa ti interessa dell'immaginario delle persone? Quanto pensi che questo influenzi il tuo modo di vedere la persona? 
Mi sono sempre occupato di persone, la mia fotografia si è sempre basata sulla rappresentazioni dell'essere umano e sul suo legame col mondo che lo circonda. Studiando e registrando questi risvolti di vita per anni posso dire di aver fatto "scuola" e di riuscire a tradurre in immagini una certa tipologia di situazioni che mi si presentano. Ciò che mi stimola sempre è la curiosità per l'esplorazione di mondi che non mi appartengono e che mi vengono "donati", apparentemente tanto diversi ma anche sfacciatamente simili, la cui costante è la volontà di espressione dell'essere umano. Per quanto riguarda l'influenza del personaggio sul mio modo di fotografare, è qualcosa che metabolizzo col tempo e di cui, sul momento, non sono cosciente; solitamente penso a scattare, a rubare istintivamente un ambiente, una atmosfera, uno sguardo e solo poi mi rendo conto di quello che ho portato a casa. Solo dopo sai se puoi commuoverti e gioire oppure incazzarti perché quella magia che ti aspettavi non si è avverata.

Guido Scarabottolo. Studio, Milano
In che modo il tuo immaginario reagisce con quello altrui? Come riesce a coesistere?
Fortuna direi! : ) A parte gli scherzi; penso che molto sia dovuto a un rispetto e una comprensione reciproci, se riesci a trovare delle situazioni in cui viene capito a fondo il tuo lavoro, o meglio, il tuo approccio al lavoro, credo che poi si instauri una sorta di fiducia che facilita enormemente le cose e che fa trasparire sia l'immaginario del fotografo sia quello della persona ritratta. Io credo che un buon bilanciamento dei due immaginari sia il segreto per ogni documentazione.

Amos Kennedy Jr, Alberto Casiraghy, Elena Bertozzi. Pulcino Elefante. Osnago
Esiste una tipologia d'artista che ti interessa più di altre?
Sono molto interessato a tutte le opere dell'ingegno, e gli ultimi progetti a cui sto lavorando si scostano un poco dall'artista canonico per estendersi a quella che potremmo chiamare "arte applicata", arte di una certa fruibilità e utilità che va quasi a mescolarsi con il mondo artigiano, ma se dovessi scegliere una tipologia d'artista ben definita credo rimarrei legato al mondo dell'illustrazione. Al contrario di molti, che sostengono non sia vera arte, io credo che l'illustrazione, così come tutti i processi creativi, se "fatta bene", sia degna di essere definiti opera artistica.

Olimpia Zagnoli. Milano
Sei tu a scegliere chi fotografare o il tuo lavoro è fatto in gran parte di committenze?
Inizialmente i miei progetti erano prettamente propositivi ora lavoro sia a progetti personali che su commissione.

Noma Bar. Studio, London
Concretamente,  come procedi quando incontri un artista che vuoi fotografare?
Se l'incontro è casuale (il mio preferito e spesso il più interessante!), procedo sempre in modo molto naturale, semplicemente dichiaro il mio interesse a voler ritrarre la persona il suo studio, il suo lavoro, poi osservo le reazioni e, in base a quelle, se necessario, cerco di correggere il tiro… Non sempre ti trovi davanti a persone facili o che parlano la stessa lingua: in tutti i sensi è un poco come la vita, devi cercare di capire per essere capito.

Noma Bar. Studio. Portrait. London
Gary Baseman. Home Studio with Blackie, Los Angeles
Che peso ha l'ambiente fisico in cui un artista lavora?
Enorme, l'ambiente fisico di lavoro può facilitarti o complicarti molto un servizio fotografico ma, nel mio modus operandi esiste una "regola": quello che vedo è quello che c'è; ed è quello che finirà sulla pellicola o sulla scheda di memoria. Niente di più e niente di meno.
Diciamo che me la gioco tutta in inquadrature e nell'attesa del momento giusto: questo è quello che io intendo per rispetto… Difficilmente tocco le cose,  le sposto o le organizzo, cerco sempre di rispettare il lavoro e la vita degli artisti, cercando di essere il meno invasivo possibile lavorando con l'attrezzatura al minimo e sfruttando al massimo le risorse che il luogo mi offre.
Quello che voglio mettere in luce circa gli ambienti di lavoro è il CAOS, spesso ossessivamente ordinato, dal quale vado a estrapolare ciò che ritengo ideale per rappresentare la situazione e la persona… Non sto parlando di semplice disordine, ma di caos: di quella sensazione che qualsiasi estraneo potrebbe avere entrando in contatto con una realtà che non è la sua, che a volte si dimostra spiazzante.

Puoi raccontarci qualche episodio legato al tuo lavoro con artisti e illustratori? Cose che hai imparato e scoperto attraverso queste relazioni ed esperienze?
A volte ci sono delle cose molto "piccole e sottili" che ti vengono dette e che restano, come con Guido (Scarabottolo), o degli atteggiamenti stimolanti e propositivi come con Alessandro (Gottardo), altre volte ti puoi ritrovare in situazioni privilegiate e particolari: non è da tutti attendere una persona il giorno di Pasqua che rientra a casa col suo costume da coniglio per riceverti, specialmente se questa persona è Gary Baseman. Come non è da tutti poter assistere alla creazione magica di un telaio di bicicletta, o trascorrere una giornata con Alberto Casiraghy e Amos Kennedy Jr parlando di stampa tipografica e caratteri in legno.

Alessandro Gottardo. Studio, Milano
Ecco, considero la mia una specie di missione che porterò avanti con convinzione, quella che finora mi ha permesso di dar vita, assieme ai miei soggetti, a una visione personale del loro mondo e al contempo di regalarla agli occhi di tutti. La creatività inoltre va coltivata e incentivata, frequentando le persone giuste per ognuno di noi, socializzando, facendo caso a come va il mondo e, soprattutto, aprendo la propria mente e diventando disponibili al cambiamento. Ho scoperto (o riscoperto!) in questi ultimi anni, grazie a questo "vagar per artisti", lati di me stesso che avevo dimenticato. Poi anche che l'onestà, la semplicità e la perseveranza alla fine premiano, a prescindere dall'attività che intraprendiamo, io ora faccio il fotografo ma potrei essere stato contagiato a tal punto dagli eventi che domani, svegliandomi, mi ritrovi a intraprendere la strada dell'illustratore, del telaista o del tipografo, chi lo sa!

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