martedì 20 marzo 2012

Per chi non c'è a Bologna/2. Cose che non vedo dalla mia finestra

Davvero i libri nascono nei modi più impensati.
Questo, per esempio, è nato riflettendo sul testo di un catalogo. Ogni anno si verifica questa situazione: che il Salone del Mobile di Milano e la Fiera del libro per ragazzi di Bologna, cadono più o meno nello stesso periodo. E siccome noi lavoriamo come editori all'una e come studio di comunicazione all'altra, la quantità di lavoro da fare è consistente e il periodo è, come dire, abbastanza movimentato. Ma da questo subbuglio, come da tutti i subbugli, possono nascere cose interessanti.

Nel 2010, verso l'inizio di marzo, era appunto a un testo su alcuni mobili che stavo lavorando, osservando priva di idee, le immagini che avevo sotto gli occhi, dove facevano bella mostra di sé divani, sedie e poltrone usciti dai pensieri di Philippe Stark, Gaetano Pesce, Piero Lissoni ecc. ecc.

Se non che, mi ricordai che una delle persone con cui avevo parlato a proposito di quegli oggetti, mi aveva detto che i luoghi in cui sarebbero stati fotografati era un edificio vuoto, da poco finito di costruire, quindi ancora contaminato dall'atmosfera del cantiere.



Così pensai a cosa accade quando si sta facendo un trasloco e si va a stare in una casa nuova, e cioè che tutto è un gran scomodo, perché manca sempre qualcosa, fra cui per l'appunto mobili come sedie eccetera. Per cui in quei momenti bisogna sempre fare buon viso a cattivo gioco e ingegnarsi di usare una cosa per l'altra. Capii allora che sarebbe stato interessante, anziché parlare di divani, & co., fare un elenco di tutte le cose su cui ci si può sedere in assenza di sedie. Fu divertente, perché subito mi fu chiaro che, se si trattava di un gioco, come tutti i giochi non era affatto scontato: per funzionare un elenco deve essere credibile, ben fatto, brillante, musicale, equilibrato, divertente... Insomma, filare bene alla lettura e sprigionare il sapore delle storie in nuce che contiene in sé. Altrimenti è un'accozzaglia di parole messe in fila.

 


Venne fuori questo testo:

Cose su cui ci si può sedere in caso di assenza di sedie o divani:
una cassetta della frutta rovesciata, un muretto, un gradino, una pietra, un tronco, un ramo, un televisore, un marciapiede, una pila di quotidiani, un paracarro, un tamburo, la gabbia del pappagallo, un baule, una valigia, un parapetto, un asse, un cavallo a dondolo, un capitello, uno scoglio, una balla di fieno, un pallone, un prato, una lavatrice, una bitta, un pianoforte, una bicicletta, una moto, un vaso cinese, una ringhiera, un davanzale, un tappeto volante, uno pneumatico, un monumento, un fazzoletto, un guard-rail, un argine, un bidone della spazzatura, un cane di grossa taglia, un sacco di farina (di calce, di patate, di terra, di concime), un triciclo, una custodia di violoncello, un monopattino, una botte, un barile di sottaceti, una slitta, un’altalena, una zucca, le ginocchia del papà, una Bibbia, il pavimento. 

Mi chiesi anche se il mio committente avrebbe mai accettato un testo del genere. La risposta è: sì, lo accettò, con mia grande soddisfazione.


Da lì, l'idea fece il nido nella mia testa. E col tempo mutò, si fece autonoma e prese diverse direzioni. Divenne un catalogo di cose strane, sghembe, invisibili, impossibili. Ma la matrice, lo intuisco, rimane quella.
In realtà è difficile spiegare esattamente di cosa parli questo libro. Credo sia la sua natura stessa, a renderlo misterioso. Valentina Colombo, la nostra addetta ai diritti esteri, qualche giorno fa, preparandosi a presentare le nostre novità agli editori stranieri, mi chiedeva, perplessa: "Ma secondo te, come lo posso presentare questo libro? Se mi chiedono di cosa parla, cosa gli dico? Perché non è mica facile spiegarlo..." Ha perfettamente ragione. Le medesime perplessità le ha avute Paola Notari, di Éditions Notari, che pure ha deciso di pubblicarlo (evviva!) in lingua francese. Sull'argomento e problema ci siamo scritte un po' di messaggi. Paola mi chiedeva: mi puoi spiegare questo libro?  Possiamo considerarlo un imagier? Cosa lega fra loro le immagini in sequenza? Che titolo potrebbe avere in francese?
Tutte domande legittime: perché va ben tenuto a mente che traghettare un libro da una cultura, da una lingua all'altra non è cosa immediata.



A Paola ho scritto una mail, cercando di spiegare cosa io e Scarabottolo abbiamo cercato di fare, in Cose che non vedo dalla mia finestra:

Ciao Paola,
capisco la perplessità: si tratta di un libro un po' singolare in effetti.
Può funzionare come un
imagier, ma in effetti non lo è. Il titolo semplicemente è una delle frasi, forse la più significativa, presenti nel libro. In Italia a scuola, il tipico tema che si dà, o che si dava, ai bambini per fargli fare un esercizio di descrizione è: Quel che vedo dalla mia finestra. Mi divertiva spiazzare, proponendo un: Cose che non vedo dalla mia finestra. Dalla propria finestra ognuno di noi vede pochissimo del mondo. Ecco, forse è proprio questo, invitare a guardare le cose anche le meno visibili, appariscenti, funzionali, oppure al contrario eccezionali, ma che non si sanno più guardare per via dell'abitudine: aprire la vista delle persone su tutto quello che generalmente non si guarda, perché ha qualcosa che allontana lo sguardo, essendo troppo vago, o imperfetto, incompiuto, silenzioso, incerto, precario, inquietante. Il concetto è proprio quello delle cose che hanno dentro un non, o un no, o un dubbio, o un punto interrogativo, o un'anomalia ecc.: tutto quello che sta ai margini, che abita fra il non detto e il non visto.


Ecco, questa è la storia di questo testo. L'ho scritto pensando a Scarabottolo. Né mai ho preso in considerazione l'idea che potesse illustrarlo qualcun altro. Nelle immagini di Guido, l'assurdo, il precario, le cose sul'orlo della scomparsa, che si avviano verso la smaterializzazione del senso per assurgere al paradiso del mistero e della gratuità, abitano di diritto. Insomma, a mio avviso un testo del genere sarebbe stato assolutamente incomprensibile e impraticabile per chiunque altro. Ma per Scarabottolo, no. Quando l'ha letto, mi ha chiesto: "Ma come faccio a illustrarlo?" Aveva ragione: mica semplice. Ovviamente ci è riuscito.
Benissimo.

Oggi pomeriggio alle 17, i due autori, che poi siamo Guido, in arte Bau, e io, firmiamo le copie del libro al nostro stand, 29 D36.Vi aspettiamo!



5 commenti:

la lumaca querida ha detto...

W!

Antonio ha detto...

Geniale!

Katarzyna Sadowska ha detto...

beautiful :)

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

bellissimo!

Francesca Viterbo ha detto...

Che belle che sono, "le cose che hanno dentro un non"...Non vedo l'ora di averlo tra le mani!