Come è noto, l'
Hans Christian Andersen Award 2012 è stato assegnato all'illustratore e autore ceco
Peter Sís (e alla scrittrice argentina María Teresa Andruetto). La notizia sorprende, più che altro, perché l'impressione è quella di un autore che da almeno un decennio dovrebbe aver vinto tutto quello che si può vincere sulla piazza.
Il principale merito dei numerosi libri di Peter Sìs è quello di esprimere a chiare lettere ai lettori, lettori piccoli, dato che è a questi che Sìs si rivolge,
che il libro è un'esperienza di conoscenza unica. Né più bella né più brutta delle altre: non interessa stabilire una graduatoria nelle esperienze di un bambino (che Sìs, facendo il mestiere che fa, sa essere tutte segnate da eccezionalità). Semplicemente, diversa: irriducibile a qualsiasi altra esperienza. I libri di Sìs sono costruiti in modo che questo sia evidente.
L'impressione è che il loro autore si muova, da che ha cominciato a produrne, verso una forma di libro che visivamente aderisca
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Immagini da Madlenka, Peter Sìs. |
con precisione alle strutture narrative e antropologiche profonde del racconto. In una ricerca continua, si direbbe, degli archetipi visivi della narrazione. Perché è precisamente la narrazione l'esperienza straordinaria che il bambino fa col libro, che della narrazione è la più efficace e raffinata espressione culturale (o almeno così dovrebbe essere). Bettheleim in un saggio sui bambini e la lettura (edito in Italia da Feltrinelli,
Imparare a leggere), arrivò alla conclusione che una delle ragioni della disaffezione dei bambini americani alla lettura e quindi allo studio, alla cultura, erano lo squallore e la stupidità dei libri scolastici su cui venivano chiamati a formarsi. Libri così offensivamente inferiori alla loro intelligenza da renderne palese l'inutilità, con danni gravissimi alla loro formazione di lettori (il saggio parte dall'analisi dei dati di una ricerca commissionata dal governo americano, allarmato dal numero di bambini con difficoltà sempre più consistenti nell'apprendimento della lettura). Il lavoro di Sìs, in questo senso, è diametralmente opposto, radicato come evidentemente è, nella convinzione che il libro per dar luogo a un'esperienza indimenticabile (e dunque insostituibile e necessaria) debba essere un oggetto di grande densità, complessità, ricchezza e bellezza.
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Immagini da Madlenka, Peter Sìs. |
Ho in mente quattro libri in cui Sìs affronta storie biografiche e autobiografiche:
Madlenka,
The tree of life (edizione italiana Rizzoli,
L'albero della vita),
The three golden keys e
The wall (edizione italiana Rizzoli,
Il muro). Il primo racconta la straordinaria giornata di una bambina newyorkese che perde un dente, sua figlia.
Il secondo, la vita e il destino eccezionali di Charles Darwin. Il terzo, un viaggio a ritroso, al tempo e allo spazio delle proprie origini: l'infanzia nella città di Praga. Il quarto, la propria infanzia e adolescenza sotto il regime comunista ceco. Credo si tratti di quattro libri esemplari per il modo in cui il loro autore si pone e risolve un compito difficilissimo, quello dell'organizzazione della trama per eccellenza: la vita di un individuo (che si dipani in un'ora, in un giorno, un anno, o nell'arco di decenni).
Come è possibile raccontare l'esistenza di qualcuno, quando le principali caratteristiche di un'esistenza, di qualsiasi esistenza, sono il disordine, l'eccesso e la ricchezza di dettagli, la dispersione, la quantità di fatti, la molteplicità dei piani, il rapporto con la storia collettiva e la collettività, l'intreccio delle cause, il confondersi incessante di passato, presente e futuro, l'imprevedibilità degli eventi, l'infinita miriade delle contingenze, degli incontri, dei casi, delle parole, delle sensazioni, delle occasioni, dei sentimenti, delle conseguenze? Un viluppo inestricabile di elementi, materiali e immateriali, una complessità pressoché inattingibile che è la ragione prima del fascino che sprigiona ogni vita, e il racconto di ogni vita di cui ogni bravo narratore deve dar conto. Perché tale complessità, se da una parte deve essere rispettata, dall'altra richiede di essere ordinata, formalizzata, organizzata, in un equilibrio delicato e complesso, pena, agli estremi opposti, un'illeggibile confusione e/o una tetra noia.
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Immagini da The tree of life, Peter Sìs. |
Sìs, negli anni, mette a punto un linguaggio sofisticatissimo, che si avvale di tutti gli strumenti messi a disposizione da secoli di storia del libro, dell'immagine, della carta stampata: miniature, incunaboli, mappe celesti, carte geografiche, bestiari, erbari, atlanti, alfabeti, resoconti di viaggio, diari, quaderni di schizzi e di appunti, cicli di affreschi, stampe popolari, ex voto, lunari, calendari, manuali, fumetti, riviste, quotidiani... I suoi libri ricorrono a tutti gli strumenti del visivo per rendere la complessità della vita umana e del tempo, dello spazio in cui questa è calata.
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Immagini da The three golden keys, Peter Sìs. |
Un dispiegamento di tutte le meraviglie architettate dall'occhio e dal pensiero per raccontare attraverso parole e immagini, a chi ha più bisogno di storie per formare la propria capacità di organizzare, pensare, dire, sentire, esprimere la realtà, dentro e fuori di sé: i bambini. I libri di Sìs fanno di ogni pagina la scena in perenne movimento di un racconto in divenire: personaggi, presenze, tempi e spazi si frammentano entro quadrati, rettangoli, cerchi, triangoli, ellissi, entro cui scritture e disegni vanno a formare micronarrazioni, perfettamente orchestrate fra loro. Segmenti narrativi che articolano sequenze leggibili in una composizione unitaria di senso, ordinate e immediatamente leggibili sul piano lineare e orizzontale di cui necessita l'unità narrativa della storia.
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Immagini da The wall, Peter Sìs. |
Ma anche cellule narrative entro cui il lettore, ogni qualvolta lo voglia, ha la possibilità di sprofondarsi verticalmente in una lettura che in rapporto all'insieme, vive in modo al tempo stesso autonomo e complementare.
Quello di Sìs è un ricorso vertiginoso a una vitalissima geometria narrativa che rimanda a saperi antichi, basti pensare alla raffinata sapienza dei mandala, in cui ogni vita, ogni Sé, si riassume, nell'abissale e sintetica profondità di composizioni geometriche archetipiche, come ci spiega Carl Gustav Jung, nei suoi molteplici studi. E non è certo un caso che uno degli splendidi libri di questo autore amante della geografia e della storia sia dedicato al Tibet. I libri di Peter Sìs esprimono una verità chiara e inconfutabile: che la capacità di raccontare coincide con quella di creare e ricreare il mondo. Che la capacità di immaginare è la massima facoltà cognitiva di cui l'essere umano è dotato. E che nei libri queste doti trovano spazi e tempi adeguati al massimo grado. Nell'interessante saggio di Michel Host,
Piter Sìs ou l’imagier du temps, edito da Grasset nel 1996, Sìs, racconta: «Mio padre, regista, gran viaggiatore, al ritorno dalle sue spedizioni, mi raccontava delle storie sui luoghi che aveva visitato. Mi descriveva cose che altrimenti non avrei mai potuto sapere. Un giorno mi piacerebbe fare un libro dove un padre facesse un disegno esatto di quello che ha visto, e dove il figlio provasse a ricreare questa immagine da solo.» A questo meraviglioso, inimmaginabile libro Sìs lavora da tutta la vita.
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Immagini da Tibet, Peter Sìs. |
3 commenti:
molto molto interessante.. ma chi ha scritto l'articolo?
papepi@ Grazie per il tuo commento. Quando gli articoli non sono firmati significa che sono di Topipittori. Cioè o di Paolo Canton o di Giovanna Zoboli. Questo è di Giovanna Zoboli.
Giovanna grazie! Per parlare di Peter Sis ci volevano proprio queste parole, tutte queste importanti parole che hai scelto: esperienza, immaginazione, facoltà umana, conoscenza, densità, complessità, ricchezza e bellezza...
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