A presentarvi una delle nostre novità autunnali oggi è Marta Sironi che per questo blog ha già firmato alcuni articoli. Il perché è presto detto. È stata lei, a cui si deve l'ingresso e la cura dell'archivio Alcorn in Italia, presso Apice, a farci conoscere questo gioiello assoluto, durante un incontro del gruppo di lettura Ci vediamo alle nove da Babar. Tornati a casa, quella sera, ci guardammo e, in sincrono, decretammo: questo libro va ripubblicato. Ecco a cosa serve un gruppo di lettura. A Marta, che del libro ha curato la traduzione, un grazie grande come una casa.
[di Marta Sironi]
Un po’ sgualcita, ma gelosamente conservata, una pagina di quotidiano americano del 4 novembre 1962 annuncia l’uscita di un libro per bambini (e non solo): Books!
Scritto da un oggi dimenticato Murray McCain (la Library of Congress gli attribuisce soli altri due titoli: il seguito Writings! del 1964 e, del 1969, The boy who walked off the page) è interamente disegnato da John Alcorn. Lo pubblicarono Simon & Schuster a New York e, l’anno successivo, Jonathan Cape in Inghilterra (dimentichiamo per ora l’edizione tedesca del ’66 dove la paternità grafica è pressoché irriconoscibile).
È un piccolo libro (12,3 x 18,5 cm), e per di più per bambini, ma non passa inosservato: sarà stata anche l’eccezionale pagina pubblicitaria capace di ricomporre alcune illustrazioni del libro in un esplicito e invitante messaggio.
Sarà soprattutto l’efficacia comunicativa di quel piccolo libro sui libri, una miscela ordita con minuziose illustrazioni nella trama di caratteri tipografici dal sapore vittoriano.
Una miscela vincente che gli fa conquistare il secondo posto tra i dieci migliori libri illustrati per bambini dell’anno secondo l’AIGA (The American Institute of Graphic Arts): lo annuncia una pagina del “The New York Times Book Review” l’11 novembre 1962.
Il libro è anche la definitiva rivelazione di un giovane talento, John Alcorn, che in quegli stessi primi anni Sessanta dissemina del proprio sense of humor grafico e tipografico alcune tra le principali riviste americane, campagne pubblicitarie e copertine editoriali. È Paul A. Bennett, tipografo ed esperto della materia, tra i primi a interessarsi a questa giovane rivelazione della grafica, dedicandogli un appassionato articolo monografico pubblicato su “Publishers’ Weekly” (1 giugno 1964): John Alcorn: Artist-Designer With a Sense of Humor.
Dopo cinquant’anni, una copia di questa prima e unica edizione americana è riemersa dall’archivio dell’artista depositato presso il Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano: amore a prima vista! Ed è bastato mostrarlo a un gruppo d’amici appassionati fabbricanti di sogni: e in un battibaleno la macchina del tempo si è rimessa in funzione e ora Libri! esce per la prima volta in italiano (Topipittori, of course), in francese (Autrement Jeunesse) e in coreano.
Servono anche a questo gli archivi, luoghi di sedimentazione silenziosa, di polveri malefiche, di sogni riposti, di amori segreti, di orologi fermi, di anime nascoste: servono anche a ripartire da un punto del passato per riflettere sul futuro. John Alcorn è morto quando il digitale irruppe nella progettazione creativa, e oggi lo si può considerare un artigiano del libro e il suo Libri! una divertita riflessione sulla natura fisica e ‘metafisica’ dell’oggetto libro.
Vi si indaga con divertita disinvoltura la materialità della carta, del filo, dell’inchiostro e attraverso piccoli disegni al tratto, resi espliciti dalla tipografia che entra e investe le piccole pagine, ci si trova immersi in un appassionante viaggio tra le storie, i personaggi, i paesi e le parole (difficili, allegre, divertenti su cui riflettere).
Poi le parole si scompongono, arretrando all’espressività della punteggiatura, chiedendo di intervenire con il disegno, con la scrittura, con la propria identità interpretativa e creativa: è così che per magia i libri fanno amare paesi, storie e personaggi… e quando il processo è finalmente avviato, quando cioè i libri fanno ‘allungare le gambe e accorciare il naso’ allora si è pronti anche ad amare i Libri (dentro e fuori) … a collezionarli, a riporli in grandi armadi chiusi che odorano un po' di muffa, riaprendoli certi giorni di pioggia, dopo tanti anni, vedendo che quello che si legge e si vede è ancora vivo e pronto a essere riletto e riguardato con immutata validità.
[di Marta Sironi]
Un po’ sgualcita, ma gelosamente conservata, una pagina di quotidiano americano del 4 novembre 1962 annuncia l’uscita di un libro per bambini (e non solo): Books!
Scritto da un oggi dimenticato Murray McCain (la Library of Congress gli attribuisce soli altri due titoli: il seguito Writings! del 1964 e, del 1969, The boy who walked off the page) è interamente disegnato da John Alcorn. Lo pubblicarono Simon & Schuster a New York e, l’anno successivo, Jonathan Cape in Inghilterra (dimentichiamo per ora l’edizione tedesca del ’66 dove la paternità grafica è pressoché irriconoscibile).
È un piccolo libro (12,3 x 18,5 cm), e per di più per bambini, ma non passa inosservato: sarà stata anche l’eccezionale pagina pubblicitaria capace di ricomporre alcune illustrazioni del libro in un esplicito e invitante messaggio.
Sarà soprattutto l’efficacia comunicativa di quel piccolo libro sui libri, una miscela ordita con minuziose illustrazioni nella trama di caratteri tipografici dal sapore vittoriano.
Una miscela vincente che gli fa conquistare il secondo posto tra i dieci migliori libri illustrati per bambini dell’anno secondo l’AIGA (The American Institute of Graphic Arts): lo annuncia una pagina del “The New York Times Book Review” l’11 novembre 1962.
Il libro è anche la definitiva rivelazione di un giovane talento, John Alcorn, che in quegli stessi primi anni Sessanta dissemina del proprio sense of humor grafico e tipografico alcune tra le principali riviste americane, campagne pubblicitarie e copertine editoriali. È Paul A. Bennett, tipografo ed esperto della materia, tra i primi a interessarsi a questa giovane rivelazione della grafica, dedicandogli un appassionato articolo monografico pubblicato su “Publishers’ Weekly” (1 giugno 1964): John Alcorn: Artist-Designer With a Sense of Humor.
Dopo cinquant’anni, una copia di questa prima e unica edizione americana è riemersa dall’archivio dell’artista depositato presso il Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano: amore a prima vista! Ed è bastato mostrarlo a un gruppo d’amici appassionati fabbricanti di sogni: e in un battibaleno la macchina del tempo si è rimessa in funzione e ora Libri! esce per la prima volta in italiano (Topipittori, of course), in francese (Autrement Jeunesse) e in coreano.
Servono anche a questo gli archivi, luoghi di sedimentazione silenziosa, di polveri malefiche, di sogni riposti, di amori segreti, di orologi fermi, di anime nascoste: servono anche a ripartire da un punto del passato per riflettere sul futuro. John Alcorn è morto quando il digitale irruppe nella progettazione creativa, e oggi lo si può considerare un artigiano del libro e il suo Libri! una divertita riflessione sulla natura fisica e ‘metafisica’ dell’oggetto libro.
Vi si indaga con divertita disinvoltura la materialità della carta, del filo, dell’inchiostro e attraverso piccoli disegni al tratto, resi espliciti dalla tipografia che entra e investe le piccole pagine, ci si trova immersi in un appassionante viaggio tra le storie, i personaggi, i paesi e le parole (difficili, allegre, divertenti su cui riflettere).
Poi le parole si scompongono, arretrando all’espressività della punteggiatura, chiedendo di intervenire con il disegno, con la scrittura, con la propria identità interpretativa e creativa: è così che per magia i libri fanno amare paesi, storie e personaggi… e quando il processo è finalmente avviato, quando cioè i libri fanno ‘allungare le gambe e accorciare il naso’ allora si è pronti anche ad amare i Libri (dentro e fuori) … a collezionarli, a riporli in grandi armadi chiusi che odorano un po' di muffa, riaprendoli certi giorni di pioggia, dopo tanti anni, vedendo che quello che si legge e si vede è ancora vivo e pronto a essere riletto e riguardato con immutata validità.
6 commenti:
Amore a prima virtuale vista, figuriamoci quando lo avrò in mano. Mi faccio un regalo proprio per l’11 novembre!
"...Le parole servono a farti capire, ma non sono necessarie"... questo libro parla da sé! Grazie Topi!
Lo stiamo sfogliando or ora, dopo averlo acquistato a Rovereto nello splendido Giardino delle Dame Inglesi. Un libro stupendo! Stamattina gli dedichiamo un post anche noi, possiamo?
Grazie! I&B
@passpartù: Potete far un post? Ma certo che sì! Ne saremmo più che contenti.
Grazie Topipittori, lo cerco sbito!
Ottimo recupero, di Alcorn ci vorrebbe un volume da 500 pagine - mi aspetto molto dal centro Apice - con tutte le copertine migliori, quindi quasi tutte ;-)
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