[di Miguel Tanco]
Sabato e domenica scorsi, non mi sono dovuto svegliare presto per andare a insegnare al corso Un progetto per Bologna. Invece, ho fatto tardi, poi sono andato in piscina, a un mercatino e a una mostra insieme a mio figlio Pablo e a Federica. Molto più rilassante! Eppure mi è mancato moltissimo non andare in studio a verificare i progressi dei progetti dei miei illustratori, come è accaduto nei sei mesi precedenti, quasi ogni fine settimana.
Li chiamo “i miei illustratori” perché non riesco a chiamarli allievi. Sarà perché sono molto bravi e con loro ho un intenso scambio d’informazioni. È vero: io ho proposto il programma, ci ho messo lo studio e il caffè, ma le idee appartengono a loro. Le regole sono le mie, e sono rigide, ma loro hanno deciso di mettersi in gioco.
Ma andiamo con ordine: a settembre ho pianificato un percorso che portasse un gruppo di illustratori fino a marzo 2013, cioè alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, con un progetto pronto da mostrare a un ipotetico editore. Per tutta la durata del corso ho chiesto di darmi fiducia, proponendo loro di imboccare un binario diverso da quello elaborato da ciascuno di loro fino a oggi per lavorare creativamente: binario che avrebbero poi potuto riprendere a fine corso, quando avrebbero potuto decidere cosa, di quanto appreso, incorporare nel proprio modo di lavorare.
Per esperienza so che saranno i più istintivi ad avere le difficoltà maggiori: il loro istinto non deve essere represso, ma piuttosto disciplinato in funzione del progetto libro. Una volta metabolizzato il processo di lavoro e ragionate attentamente le scelte, avranno libertà assoluta.
Un giorno, chiesero a Billy Wilder se per fare il regista fosse necessario saper scrivere. La sua risposta fu: “No, bisogna saper leggere”. Proprio questo è l'elemento decisivo per tutti noi: saper leggere le storie, costruire un discorso coerente senza l'aiuto di immagini, solamente con le parole. E leggere le storie, soprattutto se non si è abituati a farlo con rigore e professionalità, è difficile. D'altra parte, lo stile non è solo una componente legata alla tecnica, ma anche il frutto di una capacità di interpretazione.
Così, una volta letto e interpretato il testo, abbiamo cominciato a focalizzare il progetto libro, sacrificando le idee meno adatte alla storia e concentrandoci su quelle più interessanti. “Trovare nella storia qualcosa che c'è, ma che neanche lo scrittore sa”, diceva Maurice Sendak e da questo elemento, piano piano, farne la guida precisa del progetto. È in questa fase che si manifestano le personalità e le preferenze di ognuno. E qui si separano definitivamente le strade.
Ed è a questo punto che gli illustratori cercano disperatamente la matita per cominciare a dare forma alle idee emerse durante la lettura del testo e dal lavoro di interpretazione. In questo momento si comincia a lottare seriamente contro l'istinto, a favore di un approccio più strutturato.
Infatti, senza avere ancora tracciato una sola linea o forma o personaggio, cominciamo a lavorare sul colore. Il colore ci aiuta a introdurre il pensiero astratto e le sue conseguenze, ci aiuta a dare significato agli elementi fondamentali della narrazione, senza disperdere l'attenzione sui dettagli, a definire un dizionario di simboli e una tabella cromatica armonica e coerente.
Individuata questa narrazione per così dire “cromatica”, è il momento di mettere a fuoco i personaggi: il ruolo che svolgono e le relazioni che hanno fra loro, ma sempre secondo uno schema astratto, usando forme geometriche che aiutino a concentrare l'attenzione sulla struttura della narrazione che viene prima prima della realizzazione vera e propria, che sarà solo l'ultimo passaggio, quello che coincide con la ricerca del proprio tratto personale.
Fino a ora abbiamo lavorato più sui concetti: adesso, prima di attaccare con lo storyboard decido di liberare un po’ la mente, facendo delle prove tecniche: per alcune settimane, ci esercitiamo in sfondi e personaggi con monotipia, acrilico, olio e acquarello, saziando la voglia di estendere il colore e avere un primo risultato visivo.
Prima che i miei illustratori siano presi da una irresistibile voglia di disegnare ogni singolo pelo della barba di Barbablù, però, li riporto all’astratto. È il momento di creare quella che io chiamo “mappa”, ovvero la sequenza, che precede lo storyboard. Si tratta di individuare per ogni doppia pagina, l'azione-sentimento che caratterizza ogni fase della storia. Vale a dire la traduzione visiva non scontata e non letterale di ciò che accade nella storia, ovvero di ciò che c'è nel testo.
Non è un lavoro semplice, perché anche qui le idee devono essere affrontate e risolte astrattamente, in via teorica, senza l’aiuto della matita. È un momento delicato e difficile, ma questo sforzo è fondamentale e necessario, perché, una volta che si è appreso il metodo, questo aiuta a organizzare il processo creativo.
Una volta creata la mappa, arriva il momento dello storyboard che è la parte più importante di tutto il programma. Quella in cui si comprende se davvero si sono risolti e messi a fuoco i concetti di composizione, colore, ritmo e astrazione. Fare in modo che funzionino tutti insieme contemporaneamente è un po' come far stare quattro oggetti in equilibrio perfetto e in movimento fra le mani e l'aria, in modo che siano sempre bilanciati.
Realizzato lo story board, passiamo alla realizzazione degli originali. Qui abbiamo la libertà di interpretare ogni scena attraverso il nostro stile e la nostra sensibilità. Dopo le fasi teoriche, è il momento di goderci l'azione. Aver interposto tante regole fra l'inizio del lavoro e la sua realizzazione non penalizza la creatività: infatti, il risultato sono dei lavori splendidi.
Una delle decisioni di cui sono orgoglioso per la riuscita del corso è di aver chiesto l’intervento di alcuni grandi professionisti del settore. Tiziana Romanin per un percorso sulla storia e l’uso dell’acquerello nell'illustrazione per l'infanzia. L’editore Paolo Canton per revisionare i progetti. E Paolo Romano di Narvalo Fine Art per l'uso dell scanner e la preparazione dei file per la stampa.
L’ultimo appuntamento del corso, è stato dedicato alla Fiera di Bologna. Tema: come e a chi presentare i progetti realizzati. E per Bologna, in bocca al lupo a tutti!
Messaggio promozionale: dal 24 al 29 giugno Miguel Tanco ripeterà questo interessantissimo corso, in forma compatta, a Sàrmede: tutte le informazioni le trovate qui. E se volete parlarne con lui personalmente, lo potrete incontrare allo stand della Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia Stepan Zavrel alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, il 27 marzo, dalle 10.00 alle 11.00
Sabato e domenica scorsi, non mi sono dovuto svegliare presto per andare a insegnare al corso Un progetto per Bologna. Invece, ho fatto tardi, poi sono andato in piscina, a un mercatino e a una mostra insieme a mio figlio Pablo e a Federica. Molto più rilassante! Eppure mi è mancato moltissimo non andare in studio a verificare i progressi dei progetti dei miei illustratori, come è accaduto nei sei mesi precedenti, quasi ogni fine settimana.
Li chiamo “i miei illustratori” perché non riesco a chiamarli allievi. Sarà perché sono molto bravi e con loro ho un intenso scambio d’informazioni. È vero: io ho proposto il programma, ci ho messo lo studio e il caffè, ma le idee appartengono a loro. Le regole sono le mie, e sono rigide, ma loro hanno deciso di mettersi in gioco.
Ma andiamo con ordine: a settembre ho pianificato un percorso che portasse un gruppo di illustratori fino a marzo 2013, cioè alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, con un progetto pronto da mostrare a un ipotetico editore. Per tutta la durata del corso ho chiesto di darmi fiducia, proponendo loro di imboccare un binario diverso da quello elaborato da ciascuno di loro fino a oggi per lavorare creativamente: binario che avrebbero poi potuto riprendere a fine corso, quando avrebbero potuto decidere cosa, di quanto appreso, incorporare nel proprio modo di lavorare.
Per esperienza so che saranno i più istintivi ad avere le difficoltà maggiori: il loro istinto non deve essere represso, ma piuttosto disciplinato in funzione del progetto libro. Una volta metabolizzato il processo di lavoro e ragionate attentamente le scelte, avranno libertà assoluta.
Un giorno, chiesero a Billy Wilder se per fare il regista fosse necessario saper scrivere. La sua risposta fu: “No, bisogna saper leggere”. Proprio questo è l'elemento decisivo per tutti noi: saper leggere le storie, costruire un discorso coerente senza l'aiuto di immagini, solamente con le parole. E leggere le storie, soprattutto se non si è abituati a farlo con rigore e professionalità, è difficile. D'altra parte, lo stile non è solo una componente legata alla tecnica, ma anche il frutto di una capacità di interpretazione.
Così, una volta letto e interpretato il testo, abbiamo cominciato a focalizzare il progetto libro, sacrificando le idee meno adatte alla storia e concentrandoci su quelle più interessanti. “Trovare nella storia qualcosa che c'è, ma che neanche lo scrittore sa”, diceva Maurice Sendak e da questo elemento, piano piano, farne la guida precisa del progetto. È in questa fase che si manifestano le personalità e le preferenze di ognuno. E qui si separano definitivamente le strade.
Ed è a questo punto che gli illustratori cercano disperatamente la matita per cominciare a dare forma alle idee emerse durante la lettura del testo e dal lavoro di interpretazione. In questo momento si comincia a lottare seriamente contro l'istinto, a favore di un approccio più strutturato.
Infatti, senza avere ancora tracciato una sola linea o forma o personaggio, cominciamo a lavorare sul colore. Il colore ci aiuta a introdurre il pensiero astratto e le sue conseguenze, ci aiuta a dare significato agli elementi fondamentali della narrazione, senza disperdere l'attenzione sui dettagli, a definire un dizionario di simboli e una tabella cromatica armonica e coerente.
Mappa concettuale elaborata da Luna Boselli. |
Vessela Nikolova: dalla mappa... |
Fino a ora abbiamo lavorato più sui concetti: adesso, prima di attaccare con lo storyboard decido di liberare un po’ la mente, facendo delle prove tecniche: per alcune settimane, ci esercitiamo in sfondi e personaggi con monotipia, acrilico, olio e acquarello, saziando la voglia di estendere il colore e avere un primo risultato visivo.
Prima che i miei illustratori siano presi da una irresistibile voglia di disegnare ogni singolo pelo della barba di Barbablù, però, li riporto all’astratto. È il momento di creare quella che io chiamo “mappa”, ovvero la sequenza, che precede lo storyboard. Si tratta di individuare per ogni doppia pagina, l'azione-sentimento che caratterizza ogni fase della storia. Vale a dire la traduzione visiva non scontata e non letterale di ciò che accade nella storia, ovvero di ciò che c'è nel testo.
... allo storyboard... |
Non è un lavoro semplice, perché anche qui le idee devono essere affrontate e risolte astrattamente, in via teorica, senza l’aiuto della matita. È un momento delicato e difficile, ma questo sforzo è fondamentale e necessario, perché, una volta che si è appreso il metodo, questo aiuta a organizzare il processo creativo.
Una volta creata la mappa, arriva il momento dello storyboard che è la parte più importante di tutto il programma. Quella in cui si comprende se davvero si sono risolti e messi a fuoco i concetti di composizione, colore, ritmo e astrazione. Fare in modo che funzionino tutti insieme contemporaneamente è un po' come far stare quattro oggetti in equilibrio perfetto e in movimento fra le mani e l'aria, in modo che siano sempre bilanciati.
... all'illustrazione definitiva. |
Realizzato lo story board, passiamo alla realizzazione degli originali. Qui abbiamo la libertà di interpretare ogni scena attraverso il nostro stile e la nostra sensibilità. Dopo le fasi teoriche, è il momento di goderci l'azione. Aver interposto tante regole fra l'inizio del lavoro e la sua realizzazione non penalizza la creatività: infatti, il risultato sono dei lavori splendidi.
Una delle decisioni di cui sono orgoglioso per la riuscita del corso è di aver chiesto l’intervento di alcuni grandi professionisti del settore. Tiziana Romanin per un percorso sulla storia e l’uso dell’acquerello nell'illustrazione per l'infanzia. L’editore Paolo Canton per revisionare i progetti. E Paolo Romano di Narvalo Fine Art per l'uso dell scanner e la preparazione dei file per la stampa.
L’ultimo appuntamento del corso, è stato dedicato alla Fiera di Bologna. Tema: come e a chi presentare i progetti realizzati. E per Bologna, in bocca al lupo a tutti!
Messaggio promozionale: dal 24 al 29 giugno Miguel Tanco ripeterà questo interessantissimo corso, in forma compatta, a Sàrmede: tutte le informazioni le trovate qui. E se volete parlarne con lui personalmente, lo potrete incontrare allo stand della Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia Stepan Zavrel alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, il 27 marzo, dalle 10.00 alle 11.00
11 commenti:
Bravvissimi! Miguel, gli allievi, gli ospiti d'onore.
Un bel corso! Bravo bravo!
Ila (che se lo si rifà a Milano in inverno, lo mette in nota ;) )
Da assoluta profana confesso che ignoravo che la creatività dovesse essere domata e scoperta con rigorosa disciplina. Mi emoziona sapere che ci sono professionisti, come Miguel e gli ospiti d'onore, che non hanno paura di condividere la loro esperienza ma anzi, per dirla alla Sergio Fernandez, sono impazienti di "evangelizzare" la loro passione.Sono molto orgogliosa che tutti i fine settimana che non abbiamo potuto trascorrere insieme siano stati dedicati a un progetto così importante. Federica
Vorrei prima di tutto ringraziare Miguel per la professionalità, la dedizione e la passione con la quale ci ha accompagnato in questo bellissimo percorso. Per me è stata un esperienza fondamentale proprio perché alla creatività e alla tecnica Miguel ha saputo trasmettere un metodo di lavoro concreto e pratico.
Gli interventi fatti dai professionisti (Tiziana, Paolo dei Topi e Paolo di Narvalo) sono stati illuminanti hanno arricchito ulteriormente la nostra formazione. E' bello poter lavorare con persone che condividono le proprie conoscenze e lo fanno con assoluta generosità e piacere. Insomma... il "caffè allo studio" manca anche a me.
Molto interessante, prendo appunti! Grazie Miguel.
molto molto interessante, AH COME AVREI BISOGNO DI UN METODO!!!! anche io vorrei partecipare, ma non so se riesco a Sarmede!!!....
Parole sante! E complimenti davvero sinceri! In queste riflessioni c'é l'essenza della progettazione, spiegata in modo chiarissimo, senza riferimenti autoreferenziali, e con lo spirito vero di chi fa della formazione una vocazione. Tutto mi trova completamente d'accordo, e leggere queste considerazioni che anche io vivo e cerco di trasmettere quotidianamente da un grande mi riempie di gioia! Io ho scelto come professione principale di fare la docente (di tecniche di illustrazione digitali e di progettazione) e dico sempre ai miei allievi (anche a me non piace molto il termine) che io non desidero che dipendano da me in quanto possiedo piú conoscenze di loro, ma anzi, il mio imtento principale è di renderli indipendenti, oltre che nella tecnica, soprattutto nel pensiero e nell'approccio corretto al progetto). Penso che per ogni "maestro" la felicitá stia nel gettare un seme che poi è l'allievo che fa germogliare, con la sua personalitá, le sue forze, semnai la sensibilità di chi 'insegna' puó aiutare l'allievo a far emergere i suoi punti forti e lavorare su quelli deboli... mi fa ridere Miguel quando scrive che ci ha messo solo lo studio e il caffé...in realtá ci ha messo il cuore e si sente!!!
Riguardo alla progettazione, io spesso faccio progettare dei pittogrammi su dei concetti o temi dati da me: gli allievi mi guardano straniti, pensando 'ma cosa c'entrano i pittogrammi con l'illustrazione???' salvo poi accorgersi che é difficilissimo sintetizzare e andare all'essenza del concetto, usare il pensiero simbolico e così via.... Tutto questo è molto più importante della tecnica, qualunque essa sia! Grazie ancora per queste bellissime condivisioni!
Si, Miguel ci ha seguito con dedizione , senza mai sovrapporsi, lasciandoci trovare i nostri tempi, i nostri modi, ma soccorrendoci nel baratro per farci volare....
Non so se a Bologna riuscirò a dare un corpo ai miei sogni ma sicuramente i mesi trascorsi con Miguel e con gli altri illustratori hanno lasciato un segno profondo in me e nuove competenze che sono entrate in me lentamente ma in profondità.... grazie con tutto il cuore!
Bellissimo! Mi piacerebbe molto frequentare il corso a Sarmede, ma ho paura che una settimana voli via troppo in fretta...verrà riproposto il corso a Bologna?
Volevo anche aggiungere che a me sembrano bellissimi già gli storyboard, complimenti!
Grazie Miguel!! complimenti!! il tuo corso è stato appassionante, sei davvero un bravissimo insegnante!
La tua generosità credo proprio sia un esempio da seguire!
Grazie anche ai tuoi illustrissimi ospiti, che hanno avuto la pazienza di aiutarci e di darci dei consigli particolarmente preziosi.
Hola Miguel, me gustaría participar en el curso intensivo de verano...¿Quedan plazas? ¿Dónde puedo encontrar más información? No hablo italiano ¿Crees que será un problema? Mi correo es: alassaladas@gmail.com
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