giovedì 16 maggio 2013

Premiata Compagnia Piumini

Da piccoli, avevamo formato una compagnia, e facevamo il teatro dei burattini. Inventavamo storie di principi e principesse, personaggi cattivi e buoni. Le battute erano improvvisate: bastava sapere la trama del racconto, e poi inventavamo. Quando qualcuno improvvisava una battuta buffa, veniva da ridere anche a noi che muovevamo gli altri burattini.
Io cantavo spesso, perché ero molto intonata (da grande, mi dissero che avevo la voce da mezzosoprano).
Carla e Roberto davano voci diverse ai personaggi. Soprattutto mio fratello sapeva imitare i nostri compagni e i grandi, nel modo di parlare e muoversi, e noi gli chiedevamo sempre, anche fuori dal teatro, di fare quelle imitazioni.
Non ricordo a quale età, alle Elementari, le maestre preparararono uno spettacolo teatrale che ebbe grande successo, e un elogio sui giornali della Valcamonica.
Io ero la protagonista, Serenella, una bambina trovata da piccola da due vecchi che l’avevano allevata con amore, ed era, in realtà, la figlia del re.
Lo spettacolo era in tre atti, e io portavo vari vestiti colorati, tutti fatti da mia madre. In una scena ero diventata principessa, ma molto triste, e fra le ballerine che danzavano per rallegrarmi c’era anche mia sorella Carla, piccolina.
Alla fine cantavo una canzone dolcissima, che diceva:


Gira arcolaio,
gira arcolaio,
gira e dipana
la buona lana.

La voce che avete appena ascoltato è quella di Marirosa, da Tre fratelli Piumini, la nostra ultima novità per la primavera 2013. Tre fratelli Piumini è l'autobiografia d'infanzia di Roberto Piumini (che non ha bisogno di presentazioni) e delle sue sorelle, Carla e Marirosa: il primo romanzo a tre voci della collana Gli anni in tasca. Il perché di questa scelta, lo si afferra dal brano che avete appena letto, che testimonia di una vocazione alla narrazione e all'invenzione. Da piccoli, essere fratelli, proprio come avviene in certe fiabe in cui tre fratelli si mettono in viaggio, combattono orchi, sfidano la sorte, conquistano regni, cercano doni meravigliosi, si perdono nei boschi, è una avventura in sé, una dimensione magica, una cospirazione segreta, a metà fra società di mutuo soccorso e associazione a delinquere.

E se la memoria legata all'infanzia è in larga misura memoria di famiglia, la memoria di famiglia è una memoria composita, fatta di più voci, di tonalità e timbro diversi, capaci di fare di un medesimo evento una partitura complessa.
Interessante, allora, è cogliere come ogni episodio, frantumandosi in tre voci, tre sguardi diversi, si dilati a una dimensione più ampia, sovraimpersonale, compiuta. Oppure osservare i modi in cui la memoria si appropria del passato e lo restituisce sotto forma di racconto: come, al cinema, guardando la medesima scena girata da tre registi diversi, da tre punti di vista diversi e con tre sceneggiature diverse. In questo senso, penso che questo libro sia particolarmente interessante per chi, coi bambini e ragazzi, si accinga a parlare di racconti e di memoria.

Il racconto dei tre fratelli Piumini, titolo che sembra uscito da una raccolta dei Fratelli Grimm, si dipana nell'arco di anni, fra le atmosfere nordiche della Valcamonica e quelle distese e assolate dell'appennino tosco-emiliano, fra eventi piccoli e grandi, ripercorsi con cura e attenzione nel rispetto profondo e affettuoso dei segni, delle tracce, lasciate nella storia personale e di famiglia.
Molta parte, in questa narrazione, hanno le case in cui i tre fratelli hanno abitato: talmente forti nella loro presenza da imprimere alle parole e alle frasi una concretezza da materiali da costruzione: mattoni, malta, sassi, travi... La storia dei tre fratelli Piumini costruisce una bella casa ampia, arieggiata, silenziosa e insieme risonante di voci e rumori; d'inverno, profumata di neve e freddo, d'estate deliziosamente spalancata all'odore buono dei temporali e dei prati sotto il sole. (gz)



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