venerdì 4 aprile 2014

La luce e il buio

[di Barbara Mazzoleni e Chiara Schiroli]

Mi chiamo Barbara Mazzoleni, sono nata nel 1968 e vivo a Bergamo. Dal 1988 lavoro come illustratrice e graphic designer freelance.
Dal 1991 progetto e conduco corsi di Digital Design per scuole ed enti e mi occupo di formazione e training personalizzati per aziende editoriali e di pubblicità. Oltre alla formazione tecnica sui software, tengo corsi di avvicinamento alla computer grafica con approccio creativo e sperimentale.
In ogni mio corso o workshop è fondamentale per me far capire che il computer è un mezzo come un altro, e che sono la progettazione rigorosa e il pensiero laterale che fanno la differenza. Dal 2004 sono docente di Visual Communication, Tecniche di Illustrazione Digitale e Graphic Design presso l'Istituto Marangoni di Milano, Scuola del Fumetto di Milano e ISGMD di Lecco.
Sono anche l'ideatrice e curatrice del blog PatternPrintsJournal.com, dedicato al surface & textile design.
Tutta questa introduzione per farvi capire che da quasi trent'anni la mia vita professionale si basa sulle immagini e sulla comunicazione visuale.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

La mia specifica professionalità come docente, inoltre, è ancor più orientata verso l'immagine che viene creata attraverso dispositivi digitali, e che quindi spesso non ha neanche una sua fisicità propria, perché in realtà è generata unicamente dalla LUCE.
Nonostante questo, nel 2011 ho vinto il primo concorso nazionale di editoria tattile illustrata per l’infanzia Tocca a Te!, organizzato dalla Federazione Italiana delle Istituzioni Prociechi, con il libro tattile Scopriamo le forme con il ditino? (premio come miglior libro assoluto e come miglior libro didattico, che ha rappresentato l’Italia al concorso mondiale Typhlo & Tactus, Praga, novembre 2011). Nel 2013, alla seconda edizione del concorso, un altro mio libro tattile La cosa più importante è entrato nella selezione dei migliori dieci.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

A partire da queste esperienze ho avviato una attività di divulgazione/educazione alla multisensorialità attraverso la sperimentazione e la manipolazione dei materiali, progettando e conducendo laboratori per bambini, e incontri di formazione specifici sul libro tattile per adulti.
Per il blog dei Topipittori ho già scritto questi due post nel 2012 (che trovate qui e qui) nei quali ho raccontato il mio incontro con i libri tattili.
Oggi vorrei parlarvi di una esperienza intensa che ho vissuto nel 2013: ho avuto la fortuna di progettare e condurre alcune giornate di formazione per adulti sulla disabilità visiva e sui libri tattili come strumento e occasione di integrazione, in tandem con Chiara Schiroli; le giornate si sono tenute presso le biblioteche di Treviglio e di Brugherio.
Le persone intervenute a queste giornate hanno pensato che noi due lavorassimo insieme da tanto tempo... in realtà la nostra collaborazione nata quasi in maniera casuale ha generato un feeling fortissimo tra noi, con effetti dirompenti sui partecipanti.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

Ecco chi è Chiara.

Sono Chiara Schiroli, sono nata nel 1981 e sono psicologa e psicoterapeuta. Sono non vedente dalla nascita e ho sempre vissuto la mia vita nel modo migliore possibile.
Lavoro dal 2005 a Dialogo nel Buio in qualità di guida e di facilitatrice durante le formazioni aziendali. In qualità di psicoterapeuta sto avviando ora il lavoro in studio privato, ma ho svolto vari corsi e seminari sfruttando l'esperienza maturata a Dialogo nel Buio. Ho scoperto che il BUIO è un grande catalizzatore di emozioni e attivatore di risorse personali. Quante volte arriva un momento nella vita nel quale ci sentiamo privi di energia? Quante volte non sappiamo proprio come fare a venire a capo di quel problema o di quella situazione ingarbugliata? Basta mettere in campo le nostre risorse personali! Non è facile, spesso sono sopite, nascoste, o non sappiamo neanche di averle. Stare al buio, invece, fa riscoprire lati di noi apparentemente inesistenti che, una volta emersi, possono essere estesi alla vita quotidiana. È inutile dire che il buio, per associazione, fa pensare alla disabilità visiva, e quindi ecco un modo per illuminare le menti su questa condizione così apparentemente paurosa e difficile da vivere. I corsi che conduco hanno proprio lo scopo di aiutare le persone a vivere meglio e a far loro riscoprire quante risorse potrebbero attivare.
Oltre a questo, ho partecipato a una conferenza sullo stress in azienda e, durante le varie esperienze di tirocinio, ho lavorato con anziani, alcolisti e tossicodipendenti.
Ho collaborato con la biblioteca di Treviglio proponendo l'esplorazione di libri tattili al buio, facendo un intervento sull'importanza che ha per i non vedenti la lettura in Braille e accompagnando le persone bendate a fare delle piccole passeggiate nelle vie della città.

È vero, il feeling tra me e Barbara è scattato subito e sarà sicuramente il motore per creare altri progetti simili a questo. È bello che il mondo del visivo, il suo, e del non visivo, il mio, si siano così egregiamente incontrati e completati. La giornata di formazione che abbiamo progettato e poi condotto insieme è lunga da descrivere nei particolari, e rischieremmo di annoiarvi. Sarebbe molto più bello che aveste voglia di provarla! Vi possiamo però raccontare qualcosa di come si svolge.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

Chiara, cos'hai fatto tu?
Vorrei premettere che il pubblico che ha partecipato alle nostre due giornate era molto eterogeneo: c’erano bibliotecari, educatori, ma anche fisioterapisti, insegnanti di sostegno e genitori di bambini non vedenti e ipovedenti.
Nella parte “frontale” svoltasi durante la mattina, dopo essermi presentata, sono partita da una serie di parole chiave chieste ai partecipanti riguardanti la disabilità visiva e, usandole come stimolo, sono andata a ruota libera per far conoscere il mondo di chi non vede e degli ipovedenti. Per forza di cose, nel mio discorso ho toccato anche argomenti delicati che hanno colpito emotivamente alcune persone. Ho chiesto, ad esempio, cosa ne pensassero del fatto che io stessi utilizzando il verbo vedere con naturalezza e alcune mamme mi hanno risposto di aver paura a utilizzarlo col figlio disabile. Ho spiegato loro, invece, che questo verbo va utilizzato assolutamente e sempre perché fa parte della lingua italiana tanto quanto gli altri e che non rimanda solo ed esclusivamente alla vista, ma alla percezione nel suo complesso.
Nel pomeriggio ho lavorato al buio con un libro tattile da toccare. Un libro di questo tipo è facilmente decodificabile da chi vede, ma bisogna imparare a guardarlo dal punto di vista dei veri e propri fruitori, i disabili visivi. Ed ecco che, in cerchio, ognuno ha toccato con mano le figure, ha cercato di capire cosa potessero essere e, alla fine, abbiamo ripreso insieme la storia in modo da verificare se la loro percezione era stata corretta o meno. Mentre avveniva l’esplorazione, io giravo tra le persone per mostrare il modo più corretto di utilizzare il tatto.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

E tu, Barbara?
Al mattino, dopo l'intervento di Chiara, anche io mi sono presentata, ho raccontato la mia storia e la mia esperienza proiettando le immagini di miei libri tattili, e mostrandone molti altri dal vero, facendone una prima classificazione in base all'età dei destinatari e al tipo di funzione che ciascun libro si prefigge di avere (didattico, racconto ecc).
Nel pomeriggio ho analizzato, con campioni ed esempi alla mano, tutti gli aspetti tecnici e progettuali che vanno considerati per realizzare un libro veramente fruibile da chi non vede totalmente o parzialmente. Le nozioni e i concetti da me spiegati, che ho raccolto in una piccola dispensa consegnata ai partecipanti, hanno trovato la loro immediata conferma nella lettura del libro al buio fatta insieme a Chiara.


Quante persone hanno partecipato?
Nella giornata di formazione di Treviglio poche, circa una decina: questo ha permesso di fare gli interventi stando sempre insieme anche nel pomeriggio, con molti spunti di riflessione e e complementarietà per entrambe. Si è creato un rapporto molto empatico sia tra noi due che col gruppetto.
Nell'altra giornata, a Brugherio, i partecipanti erano circa sessanta, quindi al pomeriggio abbiamo dovuto creare due gruppi che hanno lavorato alternandosi un'ora con Chiara e un'ora con Barbara.
Per certi versi l'esperienza ha perso in qualità, ma per altri ci ha permesso di arrivare alle conclusioni finali della giornata avendo la riprova di quanto il nostro lavoro, se pur fatto in due momenti diversi, si completasse egregiamente.
Tutte le persone che hanno partecipato si sono dette molto colpite da questo nostro feeling, che è ancor più sorprendente se pensiamo che in realtà nasce da due punti di vista opposti o forse, sarebbe meglio dire, da un punto di vista e da un NON punto di vista!

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

Per concludere: Chiara, cosa ti ha colpito di Barbara?
È una persona solare, bella e intelligente. Mi è piaciuto come sia riuscita a declinare la sua attività squisitamente visiva in qualcosa di completamente opposto. È tipico degli artisti andare oltre gli schemi e guardare il mondo da punti di vista sempre diversi, nuovi e creativi. E poi è stupendo come sia riuscita a trasferire la sua famiglia nei caratteri dei personaggi di uno dei suoi libri. Non a tutti piace, secondo me, parlare della propria famiglia in modo così aperto e limpido: lei ci è riuscita senza problemi!

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

Barbara, cosa ti ha colpito di Chiara?
Chiara è una giovane donna che vive la sua vita in modo intenso e pieno: è assolutamente contraria ai “patetismi” e questo la rende irresistibile. Penso che lei sia il migliore esempio, per chi ha qualcuno in famiglia o è a contatto con disabili visivi, di come una persona cieca possa essere padrona della sua vita e viverla in modo assolutamente “normale”, senza farsi troppe menate, e ancor meno farlo pesare agli altri.
Adoro la sua schiettezza e il suo senso dell'umorismo: ai convegni ci siamo fatte un sacco di risate nel simulare situazioni potenzialmente imbarazzanti (ad esempio quando non si sa come comportarsi con un cieco), o nel leggere insieme qualche testo di libri tattili, alcuni acclamati a livello internazionale, che diventavano incredibilmente comici grazie alla sua acutezza. D'altra parte, come potrebbe non essere così una persona cieca che si chiama Chiara? Sicuramente questo nome ha stupendamente segnato il suo carattere portandola a vivere una vita “luminosa”, in grado di vincere sul buio.

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

Per informazioni sul progetto Disabili visivi e libri tattili: un'integrazione possibile:
Barbara Mazzoleni: barbara@birbaluna.com
Chiara Schiroli: chiara.schiroli@libero.it

Barbara Mazzoleni, La cosa più importante.

4 commenti:

gioia marchegiani ha detto...

Grazie per aver condiviso questa preziosa esperienza.
Mi sono avvicinata recentemente a questo ambito pedagogico, anche io a seguito della selezione del mio progetto al concorso Tocca a te 2013… e mi sono sentita subito molto coinvolta. Molto e soprattutto perché ho riflettuto su come e quanto abbiamo poco dimestichezza e confidenza con il buio che è invece condizione ideale nel processo creativo oltre che percettivo. Ho partecipato recentemente ad un seminario sulle armonie tattili e sull'editoria inclusiva, ossia quell'editoria che si pone come obiettivo quello di stimolare un certo livello percettivo e sensoriale e che non produce esclusivamente libri tattili. Mettersi nel buio quindi coincide con un predisporsi a raccogliere stimoli anche minimi, sottili. Si è parlato di educazione e cura propedeutica e mi sono venute in mente le "scaldine" di Maria Montessori, bottigliette di metallo riempite di acqua calda, pensate per le piccole mani dei bambini, per renderle più sensibili al tatto. Predisporsi ad accogliere e a cogliere meglio dunque. Questi libri sono un 'occasione straordinaria per cominciare a farlo, tutti, bambini e adulti, restando un po' al buio, naturalmente.

Topipittori ha detto...

Grazie, Gioia.
Grazie di avere ricordato la Montessori, per la quale la prima educazione, fondamentale per un sano sviluppo cognitivo, è quella sensoriale. Come oggi questa sia disattesa, lo si capisce anche da questo post, che mette in luce abitudini diffusissime e nefaste: http://montessoriacasa.com/2014/03/31/bambini-manichini/

birbaluna ha detto...

Bellissimo questo pezzo sui bambini manichini: a tal proposito, sempre per restare nel discorso delle giornate di intervento che Chiara ed io abbiamo condotto insieme, c'è stato proprio un momento nel quale Chiara raccontava di una sua conoscente, mamma di una bambina cieca di 8 anni, che le faceva la doccia senza lasciargliela fare da sola. Chiara ha parlato di questa cosa in modo deciso e molto critico rispetto al comportamento della mamma, proprio per far capire che anche un bambino cieco sotto la doccia se la può cavar da solo, e aiutarlo vuol dire rimandare la sua autonomia o negargliela per sempre. Ora, pensare alla stessa cosa sui nostri figli che non hanno nemmeno come "scusante" (da Chiara assolutamente non scusata!!!) alcuna forma di handicap.....fa venire i brividi.

Claudia Protti ha detto...

Che meraviglia questo post, questa intervista e il libro. Complimenti!