mercoledì 25 giugno 2014

Avventure/ 16: Un’osservazione maniacale della forma


Qualche giorno fa, Maria Giaramidaro ha segnalato sul suo profilo facebook un progetto che ci ha immediatamente incuriosito. Anzi, ci ha proprio stregato. Sarà che eravamo appena rientrati dalla Sicilia, sarà che ci piacciono i maniaci dell’osservazione minuziosa di ambiti precisi, sarà che questa osservazione ha preso una bella forma di libro, con la baldanza che ci caratterizza siamo partiti all’assalto dell’autrice e le abbiamo chiesto di scriverne per questo blog. «Così Edda scrisse. Ed ecco ciò che scrisse» [cit.]:

Codex Siciliae
Materia Immagini Fregi - Segni Indici Grafie 
[di Edda Bracchi]

Sognate l’Oriente e sarete in Sicilia. Sognate le dune, il deserto e l’oro. Sognate l’acqua, la fonte, il ruscello e il mare. Sognate l’oceano e scorgerete il Mediterraneo. Sognate il primordiale e sentirete il tremore dell’Etna. Sognate la Madre, la Mecca e la Chiesa. Sognate ogni cosa, l’essenziale e lo sfarzo, l’archetipo e il barocco. Sognate la passione, ma anche la flemma. Il riposo del corpo e la sua inquietudine. Sognate il punto dove il colore è un suono, e il sapore, odore. Tutto tondo. Continente e panthalassa. Porto concluso e mare asciutto. Non sognate il reale, pretendete l’immaginifico. Non curatevi della ragione, ma considerate la magia. Sognate il mondo. Sognate il mondo intero e lì troverete la Sicilia.




Isola magica la Sicilia, luogo mitopoietico in cui una moltitudine di culture ha voluto lasciare il segno della propria identità. Uno scenario costruito, pezzo su pezzo, dallo storico susseguirsi di segni, di codici, immagini sacre e profane, materia plasmata in struttura ed utensili narrativi. La Sicilia è una terra fatale in cui la ragione scappa incredula di fronte a ciò che essa stessa non può considerare valido elemento di giudizio. Ed è la fuga della ragione a creare una così variopinta quantità di testimonianze e di ossimori possibili. Di convergenze discordanti seppure reali. È la magia l’unica creatrice di un universo che contiene dentro di sé tutto e nulla. Nella magia il fondamento della cultura siciliana. Nella magia la gestualità nei discorsi, il contatto con il divino, l’insensatezza del terremoto che segna la caducità del tempo. Come potrebbe essere altrimenti? Esiste forse un luogo in cui l’Occidente ha saputo amare tanto l’Oriente? Esiste un luogo in cui il mosaico bizantino ha saputo abbracciare con tanta avidità la muqarnas araba?



Per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo la Sicilia è da sempre stata un luogo di crocevia, un territorio dominato da popoli fertili che l’hanno corteggiata e riempita di opere tanto semplici quanto complementari, perché frutto del dialogo fra le culture. La Sicilia perciò è figlia del tempo che, strato su strato, ha saputo aggiungere e miscelare, uno dopo l’altro e in modo sorprendente, ogni ricamo, ogni gesto, ogni utensile, ogni campo, ogni cultura. Il risultato è un’arte totale, in cui lo stile normanno è aggraziato dall’ornamento bizantino e il barocco scolpito dal sole zenitale di un mezzogiorno di agosto, il carretto diventa un manifesto garibaldino e gli arabeschi decorano la maiolica.



Il Codex Siciliae nasce dalla volontà di scoprire, o meglio ri-scoprire, il luogo magico, il tempo perduto di Proust dove “l’immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità del nostro pensiero di fronte a loro”.



Il Codex Siciliae è suddiviso in cinque volumi.
Trentanove tavole illustrate compongono il volume principale: sono elaborazioni grafiche ottenute dalla commistione degli elementi rintracciati. Il racconto è esclusivamente illustrato e numerato per sequenze successive. Ciascuna composizione è indipendente e restituisce una struttura a sé. Una finestra di fregi a tema floreale apre un varco a geometrie arabeggianti. Alcuni marranzani fluttuano intorno al decoro di una ceramica. Il simbolo bizantino dell’aquila a due teste è avvolto dai disegni del carretto. Sant’Agata ha un’aureola pop che è figlia della muqarnas, la stessa muqarnas poi si moltiplica creando alcune psicomagiche geometrie colorate.



Al Codex Siciliae n. 1 si aggiungono i quatto schedari, ciascuno dei quali dedicato a un più approfondito studio della forma. I Cataloghi dei Pattern, Fregi, Disegni e Geometrismi. Così, mentre lo schedario dei pattern è stampato su tutta l’area del foglio, il layout dei fregi segue la perpendicolarità dei decori. Quindici poster. Seguono l’Indice delle Illustrazioni e la Siciliografìa, momento scritto della verifica delle premesse iniziali.



Il racconto visivo di questo progetto deve la sua gratitudine a un’osservazione maniacale della forma. Senza il contributo della ricerca e della catalogazione qualunque elemento di questo vasto paesaggio segnico sarebbe rimasto come sospeso. La folle idea di poter gestire una così vasta quantità di materiale, di ridurre una tanto grande biblioteca di segni a un gruzzolo patinato di esempi di eccellenza, pronti per l’uso, ha fatto sì, nonostante l’esasperato viaggio e il continuo e ripetuto credere che una catalogazione totale ed esaustiva sarebbe comunque stata possibile, di appropinquarsi sempre in nuovi e più disparati spazi di ricerca. E questo continuo cercare, in principio senza sapere bene nemmeno che cosa, ha impregnato le pagine di questo lavoro di un profumo come di zagara, come di una sensazione, però vaga, che ogni elemento rimandi ad un microcosmo di sapere, perché non di rado, fra queste immagini, si ha la sensazione che qualcosa debba ancora essere detto, la sensazione di un rimando ad una bibbia più estesa.



Mettere ordine al caos di questa giungla segnica è un lavoro minuzioso. Sono un orafo che con una pinza prende ora un fregio, ora un’immagine, ora un colore. Ed è la precisione che fa sì che i pezzi non vadano perduti. A volte sono già in frantumi ed il lavoro è di restauro. Una serie di piastrelle sotto il corrimano di una casa a Ballarò è un indice, quasi sepolto, che qualcuno ha disegnato, sotto lo smalto di quelle piastrelle, la linea ondulata che è un ricordo arabo. Il ricamo in sfilato siciliano, dietro l’uscio di una casa, riparo dai raggi del sole cocente d’estate, è il ricordo della preziosissima maestranza di mani minute di donne chiuse dentro quelle case dai soffitti altissimi, a filare, custodi in quei ricami di mirabili segreti e finezza d’animo.



Ed infine la reinterpretazione. In una dimensione, quella del grafico, che tutto l’inutile toglie a favore del segno puro e di una rivisitazione della forma che non si può e si deve circoscrivere ad un mera operazione di restyling della cultura. Perché il lavoro del progettista è lo strato che si aggiunge alla crosta enorme della cultura popolare; è una velina semitrasparente che si giustappone all’enorme quantità di conoscenza acquisita.



Distogliendo da una contemplazione attonita di ciò che di più bello è stato rinvenuto in questa ricerca, ma seguendo l’audace modello di Palomar nella lettura di “un’onda singola e basta”, “volendo evitare le sensazioni vaghe” e prefiggendosi per ogni atto “un oggetto limitato e preciso”, si è avuta come l’impressione che “isolare un’onda separandola dall’onda che immediatamente la segue e pare la sospinga e talvolta la raggiunge e travolge” è molto difficile. Come Palomar, potremmo considerare la lettura di quest’onda, tenendo conto di tutti i molteplici e fondamentali aspetti che la coinvolgono. Vagliare le forze esterne, oltre a quelle concentriche. Un obiettivo che potrebbe essere grande quanto tutte le onde del mare.



Il Codex Siciliae è stato realizzato in 6 copie, per un totale di 57 elementi numerati (cataloghi + poster). Il volume è stato presentato ed esposto al Mammy Coffeeburger, in occasione del Festival della letteratura di Milano.
Chi fosse interessato all’esposizione del libro può contattare Edda Bracchi, che sarà anche felice di valutare eventuali proposte di pubblicazione.

1 commento:

Unknown ha detto...

Articolo in vetrina ho bisogno di conoscere il proprio :) grazie!
http://www.letsdecorate.ch/it/