giovedì 23 febbraio 2012

Cincischio, non mi agito e vado lemme lemme/II

[La scorsa settimana abbiamo pubblicato Cincischio, non mi agito e vado lemme lemme/I, prima parte dell'intervista alle tre fondatrici di Spazio Bradipo. Qui, la seconda parte.]

Mask’Animo, gioco della casa francese Mitik.
A un anno dall'apertura, che bilancio fate? In che modo il territorio ha risposto alle vostra presenza, sia come libreria sia come spazio di cultura?
Abbiamo aperto il Bradipo per scelta non a Bologna, ma a Casalecchio (una città di 35.000 abitanti, limitrofa a Bologna), interessate alla scommessa di lavorare su un territorio dove ci sono ottime istituzioni culturali pubbliche (la biblioteca, il teatro), ma dove una libreria per ragazzi mancava. Come piccola libreria indipendente scontiamo pesantemente la presenza delle catene nei grandi centri commerciali che qui proliferano. Non manca tuttavia una piccola clientela affezionata che gradisce la selezione di libri e giocattoli: il fatto che al Bradipo “non ci si perda” in una scelta dispersiva. Come atelier invece siamo molto soddisfatte. La risposta c'è: da Casalecchio e anche da Bologna.

Laboratorio dal gioco Mask’Animo
Avete stabilito collaborazioni fra il vostro spazio e le altre istituzioni culturali presenti sul territorio? Se sì, funziona la sinergia?

Sì, con il Centro di Documentazione Pedagogica con cui curiamo l'aggiornamento delle operatrici dei nidi sugli albi illustrati e con un progetto sperimentale a cui teniamo molto: l'Archeologia scolastica. Negli scantinati delle scuole si stipano, abbandonati, strumenti di vecchia tecnologia che i bambini nativi digitali non conoscono: registratori a cassette, macchine fotografiche analogiche, proiettori di diapositive, lavagne luminose.
L'idea è quella di scoprire con i bambini questi tesori nascosti per farne un uso tradizionale e divergente (un esempio su tutti: le proiezioni dirette di Munari). Collaboriamo poi con la Casa della Conoscenza, invidiabile Biblioteca Comunale.

Laboratorio dal gioco Mask’Animo.
Infine, interessante è la sinergia con il Teatro Testoni di Casalecchio. In parallelo alla programmazione per scuole e famiglie proponiamo laboratori progettati ad hoc. La mancanza di risorse economiche fa sì che queste iniziative si basino sostanzialmente su un'economia non monetaria, che rende difficoltoso lavorare con tempi di progettazione almeno a medio termine (per esempio, il teatro, gestito dalla fondazione Emilia Romagna Teatri, e che negli ultimi anni ha fatto un preziosissimo lavoro, non sa ancora se la convenzione con il Comune, che scade ad aprile, sarà rinnovata e in che termini).

Nel vostro spazio avete spesso ospiti, a proporre attività rivolte ai bambini. Come li selezionate? 


Laboratorio dal gioco Mask’Animo.
In tanti anni di lavoro abbiamo costruito una rete di contatti, collaborazioni e scambi con chi opera in questo campo, sia a Bologna che nel resto d'Italia (e in alcuni casi d'Europa), convinte che il confronto sia importante. In questo momento non possiamo permetterci di chiamare e pagare adeguatamente tutte le persone che ci piacerebbe ospitare. Offriamo il nostro spazio la nostra rete e le nostre capacità di comunicazione a chi condivide il nostro approccio e sceglie di rischiare con noi onori e oneri.
Tra gli altri ricordiamole collaborazioni con Ottomani che si occupa di cinema di animazione, l'associazione qb quanto basta che si occupa in particolare di pedagogia musicale, e, a costo di annoiarvi, ancora Flavia Ruotolo, che da noi presenta il suo Zoo, edito da Memo, insieme al gioco che lo accompagna.

Laboratorio dal libro e gioco Zoo, Memo.
Infine, ci fa anche piacere offrire una piccola opportunità a quegli operatori giovani che magari hanno meno esperienza, ma molto entusiasmo. 

Quali sono le caratteristiche, a vostro avviso, irrinunciabili nelle attività che proponete, vostre e altrui?

La qualità, la cura, la disponibilità a fare proposte non convenzionali e aperte. Credo che i laboratori siano un dispositivo per fare ricerca.

Come si impara a fare questo mestiere e, personalmente, da che esperienze formative provenite?

Noemi Bermani: Io sono laureata in sociologia dell'arte al Dams di Bologna. Lavoro con i bambini per scelta.

Mostra delle illustrazioni dal libro Zoo, Memo.
Raccontare l'arte (in senso lato) ai bambini richiede curiosità e capacità di sintesi. Spesso la poetica di un artista mi è risultata più chiara nel percorso didattico di un museo che in un saggio critico.  Faccio laboratori da vent'anni e in quest'arco di tempo,
in una sorta di bulimia formativa, ho seguito diversi percorsi (in particolare il master dell'Associazione Bruno Munari e l'Accademia Drosselmeier); soprattutto
all'inizio, ho girato molto per conoscere le persone che fanno questo mestiere e le loro esperienze. Come dice Antonio Faeti è fondamentale creare connessioni.  È un lavoro che si impara sperimentando, facendo ipotesi e discutendo per ore con i colleghi. Ma soprattutto osservando e restando in ascolto. Per quanto riguarda il mestiere di libraia, invece, sono una novellina.


Laboratorio dal libro e gioco Zoo, Memo.
Valentina Gamberini: Il mestiere, oltre che con l'esperienza, si impara con la passione, il resto viene da sé. Certo la strada è lunga e noi siamo ancora alle primissime armi. Mi sono laureata in antropologia, ma anziché partire per scoprire nuovi mondi, ho deciso di provare a diventare libraia. In fondo è sempre stata la risposta alla domanda "cosa vorresti fare da grande?". Ho frequentato a Bologna un corso per librai e giocattolai, dove ho conosciuto Noemi. Ho svolto un tirocinio formativo presso la libreria per ragazzi Il Castello di Carta di Vignola e poi un giorno ho ricevuto una mail da Noemi: “C'e’ un progetto Bradipo in atto...”





Laboratorio dal libro e gioco Zoo, Memo.
Valentina Picelli: Questo è un mestiere di costante ricerca, che si costruisce giorno per giorno in un circuito virtuoso di pratica, osservazione, ascolto, senza però mai dimenticare il rigore dello studio. La sfida e l’impegno stanno nel non fossilizzarsi, nel non diventare autoreferenziali, nell'essere critici con se stessi, nel non temere l'inattualità. Personalmente ho amato i libri sin da piccola, ho studiato dapprima al liceo classico-linguistico e poi mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere.








Laboratorio dal libro e gioco Zoo, Memo
La nascita di mia figlia mi ha “riammesso” nel mondo dei più piccoli e della letteratura per l’infanzia. Così, accanto alla passione, c’è stata nuova voglia di conoscere e imparare. Ho frequentato il corso annuale dell’Accademia Drosselmeier e poi mi sono iscritta al curriculum di Pedagogia presso Scienze della Formazione. Per anni ho avuto la possibilità di crescere attorno al prezioso gruppo della Cooperativa Giannino Stoppani; e, grazie alla mia piccola Giulia, di vivere in prima persona la “cultura per l’infanzia”, arricchendo il mio percorso di incontri, scambi e intrecci importanti.

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