venerdì 25 ottobre 2013

Il sorriso di un ippopotamo felice

E chi mai avrebbe sospettato che una ninna nanna, una innocua, semplice, innocente ninna nanna a base di pisolini, plaid, cuscini, lucine, pigiami, ciabatte e camicie da notte avrebbe messo in piedi un tale pandemonio? Da un piccolo errore, paragonabile al celeberrimo battito di ali della farfalla di René Thom, ecco quale uragano si è scatenato. 
Prima due nonni che ci scrivono, chiedendoci ragione della scomparsa degli otto ippopotami dalle illustrazioni di Simona Mulazzani, colpevoli di aver tolto il sonno all'adorato nipotino. 
Poi la confessione ufficiale sul nostro blog, in cui, scusandoci coi nostri lettori, spieghiamo, umiliati, la ragione della scomparsa dei pachidermi, volatilizzatisi a causa di una distrazione dell'editore. 
Infine, l'ultimo colpo di scena: quest'estate, un po' da tutto il mondo, alla spicciolata, sono iniziate ad arrivarci alcune strane cartoline. Chi ce le ha inviate e perché, lo scoprirete leggendo questa lettera che, ve lo giuriamo sulla testa dei Topi, non abbiamo scritto noi.

Carissima sig.ra Zoboli,

le scrivo questa lettera per salutarla, come credo abbiano già fatto tutti i miei cugini durante questa calda estate.
Come ben saprà a causa di quel delizioso disguido avvenuto tra le pagine del vostro libro, non appena compreso come l’unico divano illustrato fosse stato occupato, noi otto restanti ci adoperammo per trovare una nuova dimora.
Nessuno fu preso dal panico e quasi tutti, all’oggi, hanno scovato una piacevole sistemazione.



Il primo, Faust, si diresse verso Francoforte. Appassionato di metafisica (avrebbe dovuto sentirle, quando era in ammollo nella pozza di famiglia, le sue disquisizioni sul perché dell’universo e sull’anima degli ippopotami), là si è iscritto alla facoltà di filosofia e mi dicono abbia seguito con profitto tutti i corsi del primo anno.



Jiri, l’ippopotamo numero due, si trasferì di corsa a Praga. Condivide una soffitta con cinque gargoyle e il mercoledì, il giovedì e il sabato sera suona il sax all’Agharta Jazz club. Occasionalmente, quando uno dei suoi compagni di appartamento è indisposto, lo si può trovare come sostituto su una guglia della cattedrale di San Vito.


Giovanni, il terzo ippopotamo, ora vive beatamente a Cefalù; si fa chiamare Turiddu e si spancia tutto il giorno di arancini di riso e granite al caffè. Quando si sente appesantito va a fare quattro passi su qualche spiaggia assolata, mostrando a tutti con fierezza come un costume rosso a righe larghe stia bene anche a chi ha qualche chiletto in più.


Da Londra dovrebbero esserle arrivati i saluti del quarto, Carl. Ora è Gran Cerimoniere tra gli animali della Regina; purtroppo non so dirle altro perché è sempre stato un tipo molto riservato e, d’altronde, vista la sua nuova delicata carica, capirà come questo si sia rivelato un vantaggio.


Il quinto è Sean, che a New York ha realizzato il suo sogno: ha finalmente aperto un negozio di cappelli. In Africa con qualche piuma e un po’ di sterpaglie intrecciate riusciva a plasmare copricapi che avrebbero resa carina e presentabile anche la più malconcia delle iene. Proprio ieri mi ha scritto che un suo modello esclusivo è stato richiesto in gran segreto anche alla Casa Bianca; quindi, se la prossima volta la first lady apparirà finalmente con un cappellino, io e lei sapremo quali siano state le abili zampe che lo hanno creato.

Teresa, la sesta, non è mai stata a suo agio nella piatta savana e, credo, fu la prima a prendere un aereo quando quel giorno se ne presentò l’occasione. Che lei ci creda o no, ora fa la guida alpina sulle Dolomiti, ha aperto una nuova via sul Pelmo (una 7c, a essere precisi, e l’ha chiamata Il ruggito del re), trova funghi come un segugio e mangia a sere alterne polenta concia e ricotta affumicata.

Non ho idea del perché Achille, il settimo, abbia scelto proprio la Grecia e Atene. In realtà lui è un mattacchione con doti d’avanspettacolo e l’avrei visto bene su qualche palcoscenico d’oltreoceano. Però c’è da morir dal ridere quando racconta dei suoi scherzi ai piedi del Partenone: si dipinge di bianco e si finge una statua, obbligando professori di greco con scolaresca al seguito e guide poliglotte con ombrellino alzato a spiegare la sua presenza tra le rovine con fantasiosi racconti epici su una nuova ippopotama divinità dell’Olimpo (va matto anche per l’ouzo, ma questo rimanga tra noi).


E dunque siamo giunti a me, che sono Otto, l’ottavo ippopotamo. Vista la cosa che le sto per chiedere, e dunque non certo per vantarmi, posso portarle come referenza la mia attività di redattore capo per cinque anni alla Gazzetta del Baobab; ho scritto anche un piccolo libercolo intitolato Al mio procedere selvaggio: una sorta di Kerouac per artiodattili, arrivato ormai alla quinta edizione e che ancora oggi furoreggia tra i banchi dei nostri liceali. Mi chiedevo, dunque, visto che a differenza dei miei cugini io non ho ancora trovato un luogo dove stare, se le potesse interessare un correttore di bozze lì, in ufficio dai Topi. Potrei affiancare Paolo in sua assenza, controllare la sig. ra Mulazzani quando disegna insetti, ma soprattutto, nel caso dovesse capitare ancora qualche piccolo incidente come quello dei nostri mancati otto divani, sarei lì a consolarvi e a ricordarvi come non sia poi così grave: in fondo noi ora siamo otto storie nuove e, decisamente, otto ippopotami felici. E lei non ha idea di quanto sia largo il sorriso di un ippopotamo felice.


È felice anche Nana, la nona ippopotama, la dormigliona che si accaparrò l’unica chaise longue disponibile. Io credo che ogni bambino abbia diritto a un buon libro e a una buona notte; quando il buon libro scelto per una buona notte sarà quello dei Pisolini, stia sicura che Nana sarà felicissima di invitare tutti a un molle sonno: come sussurra lei “Buonanotte miei cari”, non c’è nessuno.

Un affettuoso saluto

Otto

PS: Nel caso io fossi a Milano il 2 o il 3 ottobre, troverei qualcuno in viale Isonzo per una visita di cortesia? 45 minuti, non di più (così mi diceva mia nonna che di queste cose ne sapeva. Non vorrei disturbarvi troppo). Se mi facesse sapere gliene sarei grato.
Ancora cordialmente
 o.

La foto che ritrae Otto Ippo, è stata scattata in occasione della su citata visita del 2 ottobre. Otto Ippo, oggi, ha cominciato una collaborazione con la nostra casa editrice. Per ora bagna le piante e serve il tè delle cinque (la punta alle matite continuiamo a farcela da soli, però, per non umiliarlo). Poi, chissà, se si dimostrerà affidabile, passerà a mansioni di maggiore responsabilità.

3 commenti:

s ha detto...

MITICO! sarò felice per tutto il giorno pensando agli ippotami! grazie

Antonella Capetti ha detto...

non poteva esserci modo migliore di iniziare la giornata :)
grazie
anto

Laura Ottina ha detto...

che bella storia, dagli errori possono nascere miracoli di allegria e fantasia, con pure un lieto fine!