Educazione affettiva è un documentario uscito nel 2014, di Federico Bondi e Clemente Bicocchi. Come si legge nella scheda di presentazione del film, racconta «l'ultimo giorno di scuola per gli alunni della quinta elementare della Scuola Città Pestalozzi di Firenze [la scuola Pestalozzi, nata nel 1945
come scuola di Differenziazione Didattica, è una delle prime scuole sperimentali italiane a tempo pieno, ndr]. A ritroso, se ne ricostruisce il percorso di crescita fatto insieme agli insegnanti Matteo e Paolo: dai primi video della classe in grembiule agli esercizi teatrali a corpo libero per esprimere, oltre all'energia fisica, anche il sentimento; dall'attività didattica condivisa in classe fino alla gita scolastica con pernottamento fuori casa, fondamentale tappa di emancipazione e socializzazione. Un viaggio delicato che ha il suo esito naturale nel passaggio a un ambiente scolastico e a un'età più maturi, ma non per questo meno costellati di paure, insidiosi.»
Educazione affettiva - Official Trailer 1 from Ardaco on Vimeo.
Il film è privo di commento; le immagini scorrono montate secondo un ordine che, soprattutto all'inizio, richiede allo spettatore uno sforzo di attenzione, ricomposizione, interpretazione, pazienza e fiducia. I registi in questo modo credo vogliano evitare che il racconto possa andare a coincidere con una immagine di "buona" scuola stereotipata, un discorso teorico sull'educazione prevedibile di cui il film si proponga come manifesto. Il fatto, invece, di essere messi, come spettatori, di fronte a un racconto percepibile come disordinato, quasi confuso, che acquista corpo e logica nel suo farsi, evita le secche della banalità, e soprattutto ha il grande merito di dare conto di quello che in effetti è un percorso di crescita.
Lo spettatore viene messo nella condizione mentale di un maestro, quando, di fronte a una classe per cominciare a potersi fare un'idea di quello che succede ed esiste, per comprendere e dare ordine al grande e ricco caos delle vite dei bambini e delle dinamiche del gruppo, deve fare uno sforzo enorme di attenzione, ricomposizione, interpretazione, pazienza e fiducia. Che poi è lo sforzo educativo, davanti al quale ogni teoria cade, e si apre il momento profondo e rischioso dell'esperienza, della messa in gioco autentica e personale.
Il grande merito di questo film è di trasmettere in maniera diretta e sconvolgente da una parte la materia di cui sono fatti i bambini, i loro pensieri, parole, gesti (portando lo spettatore a ricollegarsi spontaneamente alla profondità e verità delle proprie esperienze scolastiche); e, dall'altra, quell'utopia rivoluzionaria che è l'educazione, cioè il rapporto fra grandi e piccoli, quando il terreno concreto per la realizzazione di un legame di reciproca crescita imprevedibilmente si apre nel qui e ora («Dite sempre la verità» raccomanda una frase della lettera finale del maestro ai bambini, «perché è la cosa migliore e perché la verità è rivoluzionaria.»).
Il titolo Educazione affettiva segnala come tutto ciò che esiste e accade nel tempo e nello spazio di questa scuola, e quindi non unicamente le materie di studio, faccia parte della vita della scuola e possa diventare esperienza di vita e pedagogica, materia di riflessione e crescita collettiva: dettagli, problemi, imprevisti, giochi, gesti, frasi, osservazioni, eventi. E come il pilastro di ogni educazione risieda nella cura e consapevolezza di tutti gli aspetti che fanno un essere umano: emotivi, cognitivi, culturali, psicologici, intellettivi, e nel loro profondo, autentico rispetto.
La fine di questo film, che culmina con il momento dell'addio dei maestri ai bambini, commuove intensamente. Esattamente come continuano a commuovere altri due celebri documentari sulla scuola: Gli anni in tasca (L'argent de poche, 1976) di François Truffaut, ed Essere e avere (Être et avoir, 2002) di Nicolas Philibert, anch'essi terminati con il saluto dei maestri (il famoso discorso del maestro Richet, di Truffaut) ai bambini che si disperdono nella vita alle porte dell'estate, dopo cinque lunghi anni di vita insieme. Cinque anni che alla loro età, come scrive un maestro nella lettera che dà ai bambini in segno di saluto, sono la metà di una vita.
Qualora questo film vi interessi, lo trovate in proiezione in diverse sale italiane. Per conoscere la programmazione, qui. Qualora desideraste organizzare proiezioni ad hoc e su richiesta, contattate la produzione qui. Pagina facebook qui.
Educazione affettiva - Official Trailer 1 from Ardaco on Vimeo.
Il film è privo di commento; le immagini scorrono montate secondo un ordine che, soprattutto all'inizio, richiede allo spettatore uno sforzo di attenzione, ricomposizione, interpretazione, pazienza e fiducia. I registi in questo modo credo vogliano evitare che il racconto possa andare a coincidere con una immagine di "buona" scuola stereotipata, un discorso teorico sull'educazione prevedibile di cui il film si proponga come manifesto. Il fatto, invece, di essere messi, come spettatori, di fronte a un racconto percepibile come disordinato, quasi confuso, che acquista corpo e logica nel suo farsi, evita le secche della banalità, e soprattutto ha il grande merito di dare conto di quello che in effetti è un percorso di crescita.
Lo spettatore viene messo nella condizione mentale di un maestro, quando, di fronte a una classe per cominciare a potersi fare un'idea di quello che succede ed esiste, per comprendere e dare ordine al grande e ricco caos delle vite dei bambini e delle dinamiche del gruppo, deve fare uno sforzo enorme di attenzione, ricomposizione, interpretazione, pazienza e fiducia. Che poi è lo sforzo educativo, davanti al quale ogni teoria cade, e si apre il momento profondo e rischioso dell'esperienza, della messa in gioco autentica e personale.
Il grande merito di questo film è di trasmettere in maniera diretta e sconvolgente da una parte la materia di cui sono fatti i bambini, i loro pensieri, parole, gesti (portando lo spettatore a ricollegarsi spontaneamente alla profondità e verità delle proprie esperienze scolastiche); e, dall'altra, quell'utopia rivoluzionaria che è l'educazione, cioè il rapporto fra grandi e piccoli, quando il terreno concreto per la realizzazione di un legame di reciproca crescita imprevedibilmente si apre nel qui e ora («Dite sempre la verità» raccomanda una frase della lettera finale del maestro ai bambini, «perché è la cosa migliore e perché la verità è rivoluzionaria.»).
Il titolo Educazione affettiva segnala come tutto ciò che esiste e accade nel tempo e nello spazio di questa scuola, e quindi non unicamente le materie di studio, faccia parte della vita della scuola e possa diventare esperienza di vita e pedagogica, materia di riflessione e crescita collettiva: dettagli, problemi, imprevisti, giochi, gesti, frasi, osservazioni, eventi. E come il pilastro di ogni educazione risieda nella cura e consapevolezza di tutti gli aspetti che fanno un essere umano: emotivi, cognitivi, culturali, psicologici, intellettivi, e nel loro profondo, autentico rispetto.
La fine di questo film, che culmina con il momento dell'addio dei maestri ai bambini, commuove intensamente. Esattamente come continuano a commuovere altri due celebri documentari sulla scuola: Gli anni in tasca (L'argent de poche, 1976) di François Truffaut, ed Essere e avere (Être et avoir, 2002) di Nicolas Philibert, anch'essi terminati con il saluto dei maestri (il famoso discorso del maestro Richet, di Truffaut) ai bambini che si disperdono nella vita alle porte dell'estate, dopo cinque lunghi anni di vita insieme. Cinque anni che alla loro età, come scrive un maestro nella lettera che dà ai bambini in segno di saluto, sono la metà di una vita.
Qualora questo film vi interessi, lo trovate in proiezione in diverse sale italiane. Per conoscere la programmazione, qui. Qualora desideraste organizzare proiezioni ad hoc e su richiesta, contattate la produzione qui. Pagina facebook qui.
il maestro Richet… è l’ultimo giorno di scuola e lui congeda così i
suoi piccoli alunni prima del primo affaccio alla vita - See more at:
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