venerdì 1 giugno 2012

In difesa dei libri inutili

Questo è la traccia dell'intervento dei Topipittori alla seconda sessione della prima delle Giornate professionali della Tribù dei lettori, che si èsvolta ieri, 31 maggio, al MAXXI di Roma. Queste riflessioni, proposte nel contesto di un panel di discussione dal titolo "Fare libri nuovi", al quale hanno partecipato Pietro Corraini (dell'omonima casa editrice), Elisabeth Lortic (Les Trois Ourses), Raphael Urwillier (Editions Icinori) Juanjo Gracia Oller (Milimbo Libros) e le vulcaniche Cristina Spanò, Giulia Sagramola e Sarah Mazzetti di Teiera (delle quali abbiamo già parlato qui), prendono le mosse da un post pubblicato nell'ottobre 2010 su questo blog. Le condividiamo con voi, che non c'eravate.
Walter Crane - The Toy Alphabet
Recentemente sono stato invitato in Brasile, a San Paolo, per partecipare alla prima sessione di una serie di incontri dedicati alla formazione degli intermediari della lettura - editori, librai, insegnanti, genitori. Fra gli altri partecipanti alle prime giornate di questa manifestazione - Conversas ao pé da pagina - c'era una brillante e giovane bibliotecaria, responsabile del sistema bibliotecario dello Stato del Minas Gerais. Nel suo intervento, Fabìola Farias si lamentava di come i bibliotecari che da lei dipendono, nonostante fossero entusiasti sostenitori della promozione alla lettura e fossero convinti che il libro sia un elemento fondamentale della crescita intellettuale dei ragazzi, non fossero in grado di articolare la ragione di questa importanza, al di là delle più trite banalità.

Edy Legrand - Macao et Cosmage
Credo che la risposta a questa domanda, cioè, "Perché la lettura è importante?" possa essere trovata nelle frasi pronunciate da Peppino Impastato in questa scena de I cento passi, un film di Marco Tullio Giordana. Per chi non sapesse chi era Peppino Impastato, basti ricordare che è stato un martire della lotta alla mafia siciliana: una mafia della quale la sua famiglia era parte integrante e in seno alla quale avrebbe potuto avere una vita molto più facile di quella, intensa e breve, che ha avuto.



Ecco, quando si applica il concetto Espresso da Peppinio Impastato, "dalla bellezza scende giù tutto", al libro, si afferma che il valore del libro sta nell'esperienza estetica che il libro può e deve rappresentare per il bambino.
Se ascoltiamo questa frase, come editori, autori, illustratori, mediatori del libro, e se ne condividiamo il contenuto, diventa per noi imperativo creare, pubblicare e promuovere "libri belli".

Roberto Innocenti - Pinocchio
Questa mia affermazione sembrerebbe sfiorare la banalità:  i libri belli ci sono sempre stati, e ci sono ancora. Possiamo pensare alle opere di Walter Crane, Ivan Bilibin, Edy Legrand, Nathalie Parain, Wanda Gag poi, ai giorni nostri, e solo per citarne un paio, Roberto Innocenti o Carll Cneut. O, ancora, sul fronte dell'attività editoriale, ai cataloghi delle Editions Memo, di Maurizio Corraini Editore, di Tara Books e di tanti altri fra i quali speriamo di possano essere annoverati anche i Topipittori.

Iela Mari - L'albero
Ma credo ci sia ancora molta strada da fare per far sì che il libro diventi realmente un'esperienza estetica. Anzi, che l'esperienza estetica sia l'esperienza fondamentale del libro.

Credo che per arrivare a questo punto si debba superare l'idea di illustrazione come una frivola decorazione e l'idea che qualsiasi testo che non sia denso di contenuti pratici o ideologici rappresenti una perdita di tempo.

Quello che oggi si chiede ai bambini - non sempre ma troppo, troppo spesso - è l'acquisizione di modeste competenze verbali e di un bagaglio - fardello? - di istruzioni della più varia natura: materiale rapidamente e facilmente riutilizzabile dal bambino per dare al genitore, all'insegnante, all'adulto, alla società una risposta "esatta".

Fioriscono così libri "utili". Non intendo con questo affermare che esistano libri "inutili" in senso assoluto ma, semplicemente, che esiste una diffusa categoria di libri che fa della propria utilità pratica e immediata la propria ragione d'essere.

David Wiesner - Floatsam
E che questi libri rispondano, anche se solo per un periodo di tempo limitato, alle esigenze degli adulti mediatori è confermato da un ormai celebre articolo pubblicato dal New York Times il 7 ottobre 2010: "Picture Books No Longer a Staple for Children", che denuncia una contrazione degli acquisti di albi illustrati, della quale individua le cause nel desiderio degli adulti di far superare ai bambini più rapidamente l'albo, per affidar loro letture più "impegnative" e di maggiore utilità pratica.

Ciò che implica questa idea è che i bambini non debbano cercare il significato in una sorprendente sequenza di parole e immagini, ma debbano assimilare contenuti dati. Che non debbano trovare il valore della lettura, del libro, nel piacere dell'interpretazione, forzatamente personale e non necessariamente data, della narrazione sequenziale del picture book, nell'osservazione della forma materiale che testo e immagini assumono, e nella soluzione delle complessità implicite in una forma di narrazione così sofisticata e che ha un'influenza profonda e innegabile sulla formazione della cultura multimediale nella quale siamo immersi.

Zoboli e Scarabottolo - Di notte sulla strada di casa
A dimostrazione di questa influenza, proponiamo uno solo dei mille esempi di come le immagini e i concetti elaborati nei picture book trovino modo di percolare nella cultura multimediale, in questo caso attraverso un comunicato pubblicitario. Proponiamo qui di seguito un'immagine del nostro Di notte sulla strada di casa (sopra), di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, uscito nel 2006, e una campagna pubblicitaria BMW andata in onda nel settembre del 2008.



Per fare del libro un'esperienza estetica, come autori, come illustratori, ma anche e soprattutto come editori e mediatori del libro dobbiamo mettere da parte il concetto di lettura "utile", cioè finalizzata a un obiettivo pratico immediato, così cara a chi ama, crea, pubblica e promuove le migliaia di libri a tema, dei libri politici, dei libri sociali che troviamo negli scaffali delle librerie e delle biblioteche.

Bruno Munari
Da lontano era un'isola
Per fare libri nuovi dobbiamo immaginare libri "inutili". Dobbiamo crearli, pubblicarli, diffonderli. E la ragione per cui dobbiamo farlo è che solo offrendo ai bambini e ai ragazzi dei libri veramente inutili diamo loro la responsabilità di trovare un senso e un significato molto personali a quello che viene loro proposto, invece di un sapere preconfezionato "da inculcare" nelle loro giovani menti.

Un libro inutile è un atto di fede nei confronti della capacità dei bambini e dei ragazzi di pensare e trovare sensi e significati autonomamente. Certo, non potremo controllare quali questi pensieri, questi sensi e questi significati saranno. Ma poco importa, a condizione che scaturiscano da un'esperienza profondamente estetica del libro. Un'esperienza che farà amare il libro e la lettura in quanto esperienze piacevoli e belle, prive di una finalità pratica immediata. E che contribuirà a fare in modo che nasca e si diffonda un pensiero realmente e profondamente autonomo e indipendente. Un pensiero che forse avrà l'opportunità di innescare quella rivoluzione della quale abbiamo bisogno quanto ne aveva Peppino Impastato, e che solo può far sì che questa rivoluzione prossima ventura sia migliore di tutte quelle che, dal Settantatrè all'Ottantanove, dal Quarantotto al Sessantotto, si sono susseguite negli ultimi due secoli, cominciando bene e finendo miseramente.

Noi, inteso come Topipittori, non abbiamo una ricetta per riuscire a fare libri belli e inutili. E di questo ci scusiamo chi forse si aspettava dichiarazioni e risposte più che domande intorno alle quali ragionare, da soli o tutti insieme. Ma proviamo a farli. E ci mettiamo tutta la nostra passione e il nostro impegno per riuscirci.
Zoboli e Scarabottolo
Cose che non vedo dalla mia finestra

8 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

Sono d’accordissimo. Mi è chiaro, cosa intendete per “inutile” ma la questione del Bello è molto strana, io non sono sicura che esista un Bello indiscutibile.

Topipittori ha detto...

Grazie Alicia. Hai ragione rispetto all'ambiguità del termine "bello". Non intendo parlare di un gusto, quanto di un approccio. In questo senso uso l'espressione "esperienza estetica".

Unknown ha detto...

Siete proprio sicuri che un libro "bello" non sia anche utile;)!?
Pensi che un bambino cresciuto tra libri belli ( e quando lo si dice ti guardano sempre come se fossi un snob!) domani si accontenterà di una città brutta, di un paesaggio deturpato...? Comunque i miei figli stanno crescendo con tanti libri inutili: lo considero un mutuo speso per il loro futuro!

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

Ah ok. Ho riletto, in effetti è chiaro, così come per il termine inutile state dicendo libertà di interpretazione, per bello appunto esperienza estetica. Grazie

sm ha detto...

Bello inutile e sapere disinteressato....vero nutrimento per giovani menti. E la scuola? Un'altra storia.

Topipittori ha detto...

@ solita mamma: affermo nel testo che non esistono libri inutili (me sappiamo tutti che non è vero). Ma definisco libri "utili" quelli che fanno dell'utilità pratica immediata del loro contenuto la propria ragione d'essere. Detto questo, un libro bello può essere utile. Ma l'esperienza estetice è per sua stessa natura priva di ogni e qualsiasi utilità pratica immediata.

Chiara ha detto...

meravigliosa la citazione de "I cento passi", assolutamente poetica... Un modo non retorico di ricordare chi ha sacrificato la propria vita per una società più giusta.
Grazie!

Arianna Favaro ha detto...

Una lucida e profonda visione. Grazie! Io prendo appunti.