Il libro di questo Martedì Emme di cui oggi scrive Roberta Favia, che ringraziamo, ha il testo di un colosso della letteratura del Novecento, James Joyce. E questo serve a mettere in luce un aspetto del catalogo Emme: quella disinvoltura con cui l'editrice offriva grandi autori ai lettori piccoli, spesso accompagnandoli con immagini di artisti e illustratori innovativi e spesso assolutamente sconosciuti al settore dell'editoria per ragazzi (da Emilio Tadini, a Luigi Veronesi, da Francesco Tullio Altan a Flavio Costantini eccetera). Fra gli scrittori del presente e del passato arruolati per allegria e amore della letteratura da Rosellina Archinto nel suo catalogo figurano Johann Wolfgang Goethe, Vladimir Majakovskij, Bertolt Brecht, Ernst Hemingway, Boris Pasternak, Mario Soldati, Italo Calvino, Antonio Porta, Alberto Arbasino, Alberto Moravia...
[di Roberta Favia]
Non so se abbiate mai incontrato il diavolo, ma pare che, oltre alla lingua che da lui prende il nome, ovvero il diavolebio, sappia “parlare perfettamente un pessimo francese, e quelli che l’hanno sentito assicurano che parla con un forte accento di Dublino”, parola di James Joyce che di dubliners ne sapeva qualcosa.
Così termina, in un post scriptum, la lettera che il grande Joyce, firmandosi “Nonno”, inviò al nipote Steve il 10 agosto 1936; non era la prima volta che Joyce raccontava al nipote una storia, ma è sicuramente questa la prima volta che in Italia venne proposta sotto forma di albo illustrato dedicato ai bambini. A pubblicarlo era Emme edizioni, l'anno il 1967, il titolo Il gatto e il diavolo, le illustrazioni erano di Flaminia Siciliano, e la traduzione e la presentazione del marito Enzo Siciliano.
La storia prende spunto da un modo di dire ovvero che gli abitanti di Beaugency, piccola città costruita sui due lati della Loira, vengono chiamati gatti. La leggenda narra che a Beaugency gli abitanti per poter raggiungere l’altro lato della città dovessero attraversare in barca il fiume e che questo li angustiava tanto da indurre i giornali locali della assoluta necessità di un ponte e della totale impossibilità da parte dell’amministrazione di sostenere le spese: niente di nuovo, insomma.
Fortunatamente, il Diavolo legge i quotidiani: tutti, anche quelli locali, e si presenta un bel giorno dal sindaco di Beaugency a proporgli un patto: lui, il Diavolo, in una sola notte costruirà il più bel ponte che si sia mai visto. In cambio chiede “solo” che il primo passante che lo attraversa gli sia consegnato. Non volendo lasciarsi sfuggire l’occasione, il sindaco accetta: tanto, pensa, mica ci passo io, per primo, sul ponte!
Venne la notte. Venne l’alba e gli abitanti, i dormiglioni, furono svegliati dai più mattinieri dalla notizia di un bellissimo ponte nuovo. Tutti accorsero e si accalcarono, ma nessuno salì sul ponte perché il Diavolo era lì che attendeva la sua ricompensa.
Attenzione! Squillo di tromba: il sindaco arriva con un gatto in un braccio e nell’altro, precisa l’autore, un secchio d’acqua. Il gatto gioca col medaglione del sindaco e lo guarda incuriosito (perché a Beaugency anche i gatti hanno il diritto di guardare in faccia il sindaco, precisa di nuovo l’autore). Che fa il sindaco con un gatto? Il piano è semplice: tirare il secchio d’acqua addosso al micetto per farlo correre fra le braccia del Diavolo. Povero gatto! dicono di solito i bambini a questo punto, e hanno ragione.
Però il gatto mica si fa tanti problemi: costretto a scegliere fra l’acqua e il diavolo si getta tra le braccia di quest'ultimo. Il quale è così arrabbiato per essere stato sbeffeggiato da indiavolarsi sempre più e lanciarsi in un turpiloquio in francese maccheronico. Felice di stare al caldo, il gatto scende all’inferno col diavolo, con la coda del quale, fra l'altro si diverte a giocare molto più che col medaglione del sindaco. In questo modo, i cittadini di Beaugency si guadagnarono il titolo di gatti. Quanto al ponte, è sempre lì e i bambini ci vanno a passeggio, a piedi, in bicicletta e si fermano a giocare.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, io l’ho sempre amata tantissimo. Con gli occhi della bambina, con quelli di mamma e con quelli di appassionata di libri. Ci si possono leggere tanti significati e le illustrazioni di Flaminia Siciliano li racconta offrendo un livello di lettura in più, in uno stile in sintonia con gli anni in cui questa edizione vide la luce.
Il diavolo è un bell’uomo brizzolato e vestito bene, persino col papillon; il gatto è un bel soriano (alla faccia della tradizione contro i gatti neri) e il sindaco ha un che di viscido, maneggione, poco onesto e in effetti riesce persino a truffare il diavolo!
Il libro successivamente fu riproposto nel 1980 nella collana Voltapagine di EL con le illustrazioni di Blachon ed è senz’altro tra annoverare tra gli illustri ed inspiegabili casi di libri oggi fuori catalogo. Le due versioni sono lontanissime tra loro per impianto grafico e illustrativo.
In entrambi i casi, le edizioni sono molto vicine ai gusti delle rispettive epoche, ma differiscono anche in alcuni passaggi del testo. La versione di Siciliano, per esempio, riporta fedelmente il “pessimo francese” del testo originale inglese che invece, nella versione del 1980, è reso in una via di mezzo fra il napoletano ed un dialetto inventato.
Un giorno, mi piacerebbe leggere il racconto in lingua originale, ma soprattutto mi piacerebbe che oggi qualche editore ci offrisse una nuova versione di questa bellissima ed emblematica storia, corredata da nuove illustrazioni e da una nuova traduzione. Tradurre è tradire, diceva Pavese (e non solo lui), ma anche reinventare, e credo che lo stesso possa valere per le immagini che accompagnano un testo.
Mi chiamo Roberta Favia. La mia passione è studiare e, inseguendola, mi sono conquistata un dottorato e un assegno di ricerca in letteratura contemporanea presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Fare ricerca e leggere sono tra le cose che più mi divertono e hanno trovato forma di vero e proprio lavoro in quel poco tempo, ahimè, durante il quale avuto la straordinaria fortuna di lavorare in una libreria per bambini. Adesso, tra le altre cose, lavoro nella libreria Alef specializzata in ebraistica all'interno del Museo Ebraico di Venezia in cui faccio anche la guida. Da qualche tempo curo un blog di letteratura per l'infanzia e un'associazione di promozione e didattica della lettura: entrambi si chiamano Teste fiorite.
Dal nostro catalogo, Roberta Favia ha scelto in regalo Una bacchetta magica di Antonio Koch e Gwénola Carrère.
Se siete bibliotecari, insegnanti, promotori della lettura o appassionati di libri illustrati e desiderate partecipare alla rubrica I Martedì della Emme, presentando in un vostro post un libro di Emme Edizioni di Rosellina Archinto scriveteci qui, specificando di quale volume volete scrivere.
Vi ricordiamo che alla storia di Emme Edizioni e della sua fondatrice è dedicato il nostro La casa delle meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto, a cura di Loredana Farina.
Sempre a questo tema è dedicata la mostra La Emme Edizioni di Rosellina Archinto. Vent’anni di successi in mostra (1966-1985), a cura di Loredana Farina, Alessandra Mastrangelo e ABCittà, con il patrocinio di Nati per Leggere e della sezione lombarda dell’Associazione Italiana Biblioteche.
Tutte le informazioni sul percorso espositivo che la mostra propone, per tutti coloro che la volessero visitare o ospitare, le trovate qui.
Qui trovate tutte le puntate precedenti de I Martedì della Emme:
I Martedì della Emme / 1: Un gioco per bibliotecari felici
I Martedì della Emme / 2: Federico, topo bambino
I Martedì della Emme / 3: Un’avventura invisibile
I Martedì della Emme / 4: Un colpo di fulmine
I Martedì della Emme / 5: Un albo molto rumoroso
I Martedì della Emme / 6: Elogio dell'immaginazione
I Martedì della Emme / 7: Il sapore di una rivoluzione
Non so se abbiate mai incontrato il diavolo, ma pare che, oltre alla lingua che da lui prende il nome, ovvero il diavolebio, sappia “parlare perfettamente un pessimo francese, e quelli che l’hanno sentito assicurano che parla con un forte accento di Dublino”, parola di James Joyce che di dubliners ne sapeva qualcosa.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Così termina, in un post scriptum, la lettera che il grande Joyce, firmandosi “Nonno”, inviò al nipote Steve il 10 agosto 1936; non era la prima volta che Joyce raccontava al nipote una storia, ma è sicuramente questa la prima volta che in Italia venne proposta sotto forma di albo illustrato dedicato ai bambini. A pubblicarlo era Emme edizioni, l'anno il 1967, il titolo Il gatto e il diavolo, le illustrazioni erano di Flaminia Siciliano, e la traduzione e la presentazione del marito Enzo Siciliano.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
La storia prende spunto da un modo di dire ovvero che gli abitanti di Beaugency, piccola città costruita sui due lati della Loira, vengono chiamati gatti. La leggenda narra che a Beaugency gli abitanti per poter raggiungere l’altro lato della città dovessero attraversare in barca il fiume e che questo li angustiava tanto da indurre i giornali locali della assoluta necessità di un ponte e della totale impossibilità da parte dell’amministrazione di sostenere le spese: niente di nuovo, insomma.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Fortunatamente, il Diavolo legge i quotidiani: tutti, anche quelli locali, e si presenta un bel giorno dal sindaco di Beaugency a proporgli un patto: lui, il Diavolo, in una sola notte costruirà il più bel ponte che si sia mai visto. In cambio chiede “solo” che il primo passante che lo attraversa gli sia consegnato. Non volendo lasciarsi sfuggire l’occasione, il sindaco accetta: tanto, pensa, mica ci passo io, per primo, sul ponte!
Venne la notte. Venne l’alba e gli abitanti, i dormiglioni, furono svegliati dai più mattinieri dalla notizia di un bellissimo ponte nuovo. Tutti accorsero e si accalcarono, ma nessuno salì sul ponte perché il Diavolo era lì che attendeva la sua ricompensa.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Attenzione! Squillo di tromba: il sindaco arriva con un gatto in un braccio e nell’altro, precisa l’autore, un secchio d’acqua. Il gatto gioca col medaglione del sindaco e lo guarda incuriosito (perché a Beaugency anche i gatti hanno il diritto di guardare in faccia il sindaco, precisa di nuovo l’autore). Che fa il sindaco con un gatto? Il piano è semplice: tirare il secchio d’acqua addosso al micetto per farlo correre fra le braccia del Diavolo. Povero gatto! dicono di solito i bambini a questo punto, e hanno ragione.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Però il gatto mica si fa tanti problemi: costretto a scegliere fra l’acqua e il diavolo si getta tra le braccia di quest'ultimo. Il quale è così arrabbiato per essere stato sbeffeggiato da indiavolarsi sempre più e lanciarsi in un turpiloquio in francese maccheronico. Felice di stare al caldo, il gatto scende all’inferno col diavolo, con la coda del quale, fra l'altro si diverte a giocare molto più che col medaglione del sindaco. In questo modo, i cittadini di Beaugency si guadagnarono il titolo di gatti. Quanto al ponte, è sempre lì e i bambini ci vanno a passeggio, a piedi, in bicicletta e si fermano a giocare.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Il diavolo è un bell’uomo brizzolato e vestito bene, persino col papillon; il gatto è un bel soriano (alla faccia della tradizione contro i gatti neri) e il sindaco ha un che di viscido, maneggione, poco onesto e in effetti riesce persino a truffare il diavolo!
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Flaminia Flaiano, 1967. |
Il libro successivamente fu riproposto nel 1980 nella collana Voltapagine di EL con le illustrazioni di Blachon ed è senz’altro tra annoverare tra gli illustri ed inspiegabili casi di libri oggi fuori catalogo. Le due versioni sono lontanissime tra loro per impianto grafico e illustrativo.
In entrambi i casi, le edizioni sono molto vicine ai gusti delle rispettive epoche, ma differiscono anche in alcuni passaggi del testo. La versione di Siciliano, per esempio, riporta fedelmente il “pessimo francese” del testo originale inglese che invece, nella versione del 1980, è reso in una via di mezzo fra il napoletano ed un dialetto inventato.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Blachon, 1980. |
Un giorno, mi piacerebbe leggere il racconto in lingua originale, ma soprattutto mi piacerebbe che oggi qualche editore ci offrisse una nuova versione di questa bellissima ed emblematica storia, corredata da nuove illustrazioni e da una nuova traduzione. Tradurre è tradire, diceva Pavese (e non solo lui), ma anche reinventare, e credo che lo stesso possa valere per le immagini che accompagnano un testo.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Blachon, 1980. |
Mi chiamo Roberta Favia. La mia passione è studiare e, inseguendola, mi sono conquistata un dottorato e un assegno di ricerca in letteratura contemporanea presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Fare ricerca e leggere sono tra le cose che più mi divertono e hanno trovato forma di vero e proprio lavoro in quel poco tempo, ahimè, durante il quale avuto la straordinaria fortuna di lavorare in una libreria per bambini. Adesso, tra le altre cose, lavoro nella libreria Alef specializzata in ebraistica all'interno del Museo Ebraico di Venezia in cui faccio anche la guida. Da qualche tempo curo un blog di letteratura per l'infanzia e un'associazione di promozione e didattica della lettura: entrambi si chiamano Teste fiorite.
Dal nostro catalogo, Roberta Favia ha scelto in regalo Una bacchetta magica di Antonio Koch e Gwénola Carrère.
James Joyce, Il gatto e il diavolo, ill. di Blachon, 1980. |
Se siete bibliotecari, insegnanti, promotori della lettura o appassionati di libri illustrati e desiderate partecipare alla rubrica I Martedì della Emme, presentando in un vostro post un libro di Emme Edizioni di Rosellina Archinto scriveteci qui, specificando di quale volume volete scrivere.
Vi ricordiamo che alla storia di Emme Edizioni e della sua fondatrice è dedicato il nostro La casa delle meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto, a cura di Loredana Farina.
Sempre a questo tema è dedicata la mostra La Emme Edizioni di Rosellina Archinto. Vent’anni di successi in mostra (1966-1985), a cura di Loredana Farina, Alessandra Mastrangelo e ABCittà, con il patrocinio di Nati per Leggere e della sezione lombarda dell’Associazione Italiana Biblioteche.
Tutte le informazioni sul percorso espositivo che la mostra propone, per tutti coloro che la volessero visitare o ospitare, le trovate qui.
Qui trovate tutte le puntate precedenti de I Martedì della Emme:
I Martedì della Emme / 1: Un gioco per bibliotecari felici
I Martedì della Emme / 2: Federico, topo bambino
I Martedì della Emme / 3: Un’avventura invisibile
I Martedì della Emme / 4: Un colpo di fulmine
I Martedì della Emme / 5: Un albo molto rumoroso
I Martedì della Emme / 6: Elogio dell'immaginazione
I Martedì della Emme / 7: Il sapore di una rivoluzione
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