mercoledì 28 gennaio 2015

Bambini al museo

I mesi di novembre e dicembre sono stati pieni d’iniziative legate alla collana Pippo (Piccola Pinacoteca Portatile): la presentazione della collana e un laboratorio di Francesca Zoboli al Castello di Melegnano, durante Boockcity, e la seconda attesa edizione del gioco Pippo non lo sa (di cui potete leggere qui e vedere le opere qui). La terza iniziativa è una nuova sperimentazione didattica della collana, attuata a Milano, nell’interclasse di quarta elementare (5 sezioni) dell’Istituto Comprensivo 5 Giornate, a partire dal volume Viva la natura morta!. Questo post racconta la prima parte del percorso, la visita al Museo del Novecento insieme ai bambini, in cerca di natura morte. La seconda, riguarda la parte laboriale svolta in classe, uscirà il prossimo mercoledì, 4 febbraio.

[di Marta Sironi]

Il tema della natura morta non è certo il più immediato e diffuso della nostra tradizione artistica – diverso se fossimo in Olanda! – e nemmeno il più attraente per i bambini, ma i disegni di Francesca Bazzuro avvicinano al genere secondo vie insolite e divertenti.


Francesca Bazzurro, Marta Sironi, Viva la natura morta!, Topipittori, 2012.

A cominciare dal piacere di elencare gli oggetti e la loro relazione con il piano d’appoggio (mostrandoci per esempio la forma reale di un tavolo rappresentato al modo cubista), scoprire come si possa rappresentare il tempo (teschi e clessidre, foglie cadute o secche…), ma soprattutto la possibilità di far parlare un soggetto apparentemente ‘muto’ (dalle bottiglie o da un mazzo di fiori c’è spesso un fumetto da riempire).

Picasso, La bouteille de Bass,
Museo del 900.
Braque, Natura morta con chitarra, Museo del 900.




















Le scelte dei quadri presenti nel libro sono di Francesca Bazzurro, secondo le sue predilezioni che avvicinano ad artisti poco frequentati (il caso di Giovanna Garzoni), evitando in ogni caso scelte scontate. La varietà degli artisti scelti e la centralità del tema permettono di usare il libro adattandolo pertanto a ogni collezione museale che comprenda delle nature morte.

Giorgio Morandi, Natura morta, Museo del 900

Si è deciso di visitare il Museo del Novecento, andando a scoprire nature morte eseguite a partire dagli anni Dieci del Novecento e attraverso le modalità interpretative delle avanguardie storiche. Lo stesso percorso museale inizia con due esempi di nature morte cubiste (Picasso e Braque) affiancate da un esordio metafisico di Morandi.

Boccioni, Sotto la pergola a Napoli, Museo del 900.

Boccioni, Sviluppo di una bottiglia nello spazio, Museo del 900.

Boccioni ci ha dimostrato l’originalità del Futurismo nell’utilizzo del colore e della scomposizione della forma, sintetizzati rispettivamente nelle natura morta composta sul tavolo di Sotto la pergola a Napoli e nella sperimentale scultura Sviluppo di una bottiglia nello spazio (durante la nostra visita non visibile), facilmente scambiabile con l’esperienza spaziale del plastico Forme uniche della continuità nello spazio.

A. Soffici, Natura morta (Piccola velocità), Museo del 900.

A. Soffici, Composizione con fiammiferi, Museo del 900.

Due opere di Soffici hanno permesso non solo di focalizzare l’attenzione sulle varianti di un unico artista, ma anche di individuare l’inserimento di oggetti d’uso (la scatola di fiammiferi, il giornale) con una tecnica a collage molto diversa dai cubisti. Anche la reiterazione, in quadri diversi, delle stesse forme ottenute con mascherine prefabbricate – bottiglia e bicchiere – ha fornito spunti tecnici

Giorgio Morandi, Natura morta con manichino, Museo del 900

Giorgio Morandi, Natura morta, 1943, Museo del 900.

Giorgio Morandi, Natura morta, 1940, Museo del 900.

Nella sala dedicata a Morandi ci siamo finalmente seduti in terra e abbiamo osservato le silenti variazioni cromatiche del pittore bolognese, apprezzando la luce naturale dei suoi interni, il variare delle ombre e della disposizione degli oggetti.

Giorgio De Chirico, Les brioches, Museo del 900.

Un passaggio nella sala di De Chirico e un pizzico di magia metafisica ha fatto intravedere, a tutte le cinque classi, un cane nelle due panciute brioches (io naturalmente rimango ancora convinta della storica definizione e non sono riuscita a vederlo).

Achille Funi, Il bel cadavere, Museo del 900.

Donghi, Margherita,
Museo del 900.
È stata poi la volta di una caccia al tesoro, alla ricerca delle nature morte nascoste nei ritratti degli anni Trenta, scoprendo tra l’altro come gli oggetti aiutino a dare significato ai ritratti: il libro di Buzzi, Il bel cadavere, nell’omonimo quadro di Funi; l’iperrealismo delle mele e limoni nella Margherita di Donghi; infine i pasticcini, gli anelli, la sigaretta accesa del doppio ritratto di Marussig. Il nostro giro si è concluso davanti alla Grande natura morta di De Pisis, un modo ancora nuovo non solo di concepire il genere pittorico ma soprattutto di guardare e restituire figurativamente gli oggetti. La sua pittura ‘calligrafa’ tratteggia paesaggi ideali dove oggetti da collezione si animano e si mischiano in una realtà di natura immaginaria.


Marussig, Donne al caffè, Museo del 900.

Filippo De Pisis, Grande natura morta, Museo del 900.

L’attenzione dei bambini è stata esemplare, stimolata anche dal dover eseguire a breve una loro natura morta in classe: aver osservato autori, tecniche, soluzioni formali e significati dei quadri ha arricchito certamente le possibilità interpretative di questo soggetto così come, più in generale, di lettura delle opere. Ci siamo lasciati dandoci appuntamento in classe: ognuno avrebbe portato un oggetto a piacere per comporre una ‘piccola natura morta portatile’ insieme agli oggetti portati da altri 3/4 compagni.

Non perdete la prossima puntata di Bambini al museo, mercoledì 4 febbraio.

Ricordiamo che nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio, la Piccola Pinacoteca Portatile sarà al centro di un corso di formazione rivolto a insegnanti, educatori e atelieristi presso il Mart di Rovereto, a cura della sezione didattica del museo e con la nostra partecipazione.

2 commenti:

gioia marchegiani ha detto...

Quando si esce da un museo si sente dentro una rinnovata energia creativa.
Nel museo si può osservare o meglio fissare le opere, oppure riprodurle, anche solo schizzandone appena qualche tratto. In ogni caso quando si esce da lì si sente il bisogno di mettersi all'opera. È come se ci si ricordasse del potenziale che troppo spesso resta inespresso, con una conseguente arsura che viene troppo spesso ignorata e saziata con altro. Chiaro che per un adulto questo può avere un senso è un altro per un bambino, ma certo è che se invece di tornare alla realtà, si potesse entrare in una stanza con tavoli e materiali, e basterebbero son certa un foglio e una matita, il nostro animo ne sarebbe felice e la nostra "sete" saziata.
Ecco che l'idea piuttosto recente, per l'Italia, di allestire delle sale laboratoriali nei musei, risponde benissimo a questa esigenza, anche se a mio avviso l'ideale sarebbe non convogliare immediatamente il bambino su un'attività che lo distolga, ma piuttosto che abbia modo quanto prima di trasferire l'ispirazione liberamente su un foglio o un altro materiale. Spesso i laboratori sono solo un modo di prolungare l'esperienza del museo...
Ad ogni modo ciò che conta, e che mi sembra certa, è che l'arte e non si impara e si mette da parte. L'arte genera arte. A qualunque età. In qualunque luogo. Con qualunque strumento.
Ecco che la collana Pippo mi sembra essere una delle possibili risposte a questo bisogno di esprimersi e al farlo attraverso l'osservazione dell'espressione di altri, dell'arte appunto. Ecco che per un bambino sentire che si possa dare vita ad un piccolo museo personale, a cui attingere energia creativa in qualunque momento, è una importante certezza. Che lo muove tra l'altro verso attività che davvero lo aiutano a crescere con una maggiore sensibilità, a maturare lo spirito d'osservazione e a conoscere in quale attività quella parte di sé, troppo spesso ignorata da tutti, può invece manifestarsi.
I "quaderni", se posso chiamarli così, di questa bellissima collana sono un primo suggerimento su cosa si possa fare a partire dall'arte. Di come la si possa usare. Di quanto ci si possa fare. E molto altro può un bambino, un'insegnante, un genitore, un editore...
Quando la scuola non ci arriva, chissà poi perché non basta mai un anno scolastico per lasciare un segno indelebile su questi ragazzi... Allora basta aprire la porta di un museo o uno qualsiasi dei bellissimi quaderni della Pippo per rompere le dighe.
Per esperienza personale ai bambini si accendono gli occhi alla parola "facciamo", e questo funziona anche quando si mette dopo la parola studiamo. Mi viene in mente che è un po' come quando si studia una poesia e si conosce chi l'ha scritta. Impararla a memoria è un po' come copiare un'opera d'arte ma poi il bello è farla propria trovando il personale modo di recitarla e sentirla.
Ringrazio Marta per questo suo racconto e per aver fatto sedere per terra quei fortunati bambini davanti a "le silenti variazioni cromatiche" di Morandi!

Topipittori ha detto...

Grazie per questo tuo bellissimo commento, Gioia.