La scorsa settimana vi abbiamo presentato In mezzo alla fiaba attraverso le parole della sua autrice, Silvia Vecchini (lo trovate qui). Oggi la parola passa ad Arianna Vairo che l'ha illustrato, offrendo un punto di vista diverso che offre spunti di riflessione introno alle molte voci che fanno un libro.
[di Arianna Vairo]
In mezzo alla fiaba è stata la mia prima esperienza completa di libro illustrato, un nuovo importante punto di partenza nel mio percorso professionale.
Come un organismo vivente, ha avuto un lungo, bellissimo e doloroso periodo di gestazione; inizialmente caotico, attraverso il dialogo con Giovanna ha conquistato una struttura solida, dove le forme disegnate hanno potuto muoversi liberamente, riempendo di senso ogni piccolo gesto. Alla fine del dialogo, il progetto ha ottenuto con Paolo la sua forma fisica.
Nel settembre 2013 ricevo da Paolo e Giovanna la proposta di illustrare 20 poesie di Silvia Vecchini. Ogni poesia interpreta una fiaba, spogliandola, intrecciando liberamente elementi dell'iconografia classica ed esperienza vissuta o immaginata. Emerge da queste una voce viva, nella natura della poesia e della fiaba. Di queste fiabe-poesie vengo invitata a rappresentare visivamente il punto più oscuro e intimo, centrando gli elementi conflittuali ed esistenziali, portando all'estremo il processo iniziato dalle parole di Silvia.
Mi viene inoltre indicata una direzione stilistica: dal mio portfolio Giovanna sceglie un'illustrazione realizzata per The Abramović Method, terzo volume del catalogo dell'omonima mostra di Marina Abramović al PAC, dove due figure sono rappresentate in maniera tanto essenziale da risultare senza genere, universali segni messaggeri, immagini-linguaggio. La palette di colori che mi viene indicata è primitiva quanto il segno, luce-buio-vita, bianco-nero-rosso.
La mia prima risposta è fuorviante, sporca e azzurra ceramolle di un giovane personaggio femminile, con l'intenzione di attraversare tutte le fiabe/poesie indossandone di volta in volta i panni e i diversi punti di vista, percorrendo le pagine in lungo e in largo come una nuotatrice.
L'intuizione del movimento nello spazio del libro è l'unica eredità che viene approvata, inverto il metodo di ragionamento e riparto dalla parola.
Mi concentro su due soggetti, I cigni selvatici e Raperonzolo, vicini alla mia vita in quel momento. Per due mesi ripeto le stesse metafore visive in decine di disegni, continuamente invitata da Giovanna ad asciugarle e definirle.
Ancora una volta capisco di dover cambiare metodo, accantono i primi due soggetti, ormai raggiunti anche se in forma grezza, e mi avventuro nei successivi, rileggendo le fiabe originarie in un primo momento, le poesie in un secondo e, infine, ricordando la mia esperienza di lettura attraverso il disegno.
Scelgo quindi una tecnica che mi permetta di dipingere lo spazio anziché le forme, come accade nella xilografia dove si scava nel legno ciò che rimarrà bianco in stampa, lasciando alle azioni e ai contorni delle figure un margine di vibrazione incontrollato all'interno di una struttura definita.
Da qui in poi, il dialogo tra Giovanna e le mie immagini si fa sempre più fitto, alcune illustrazioni nascono immediatamente, altre passano attraverso molteplici prove e tentativi.
L'editrice mi invita ogni volta a semplificare, ad ammorbidire spigoli ed eccessi, a cogliere di soppiatto i soggetti nel momento fondamentale della crescita, concentrandomi su un loro unico gesto essenziale che contenga forza, coraggio e consapevolezza, ma anche grazia ed eleganza, come il principe che si divincola tra i rovi del bosco addormentato di Arthur Rackham.
Mi ripete tre parole chiave della fiaba, come un mantra: essenza, trasformazione, incanto.
Mi spinge a semplificare le immagini, a rappresentare i soggetti nel momento in cui stanno superando prove importanti, a comprendere che la vita è una successione di forti, coraggiose uniche scelte, da portare indosso con grazia ed eleganza.
Anna Martinucci ha avuto la pazienza di accompagnare l'ultimo tratto di questo percorso, impaginando testi e illustrazioni e disegnando il titolo in copertina.
Grazie a Paolo, e agli stampatori, i tre concetti alla base di questo progetto sono stati replicati nella realizzazione concreta del libro, chiudendo il cerchio.
[di Arianna Vairo]
In mezzo alla fiaba è stata la mia prima esperienza completa di libro illustrato, un nuovo importante punto di partenza nel mio percorso professionale.
Come un organismo vivente, ha avuto un lungo, bellissimo e doloroso periodo di gestazione; inizialmente caotico, attraverso il dialogo con Giovanna ha conquistato una struttura solida, dove le forme disegnate hanno potuto muoversi liberamente, riempendo di senso ogni piccolo gesto. Alla fine del dialogo, il progetto ha ottenuto con Paolo la sua forma fisica.
Nel settembre 2013 ricevo da Paolo e Giovanna la proposta di illustrare 20 poesie di Silvia Vecchini. Ogni poesia interpreta una fiaba, spogliandola, intrecciando liberamente elementi dell'iconografia classica ed esperienza vissuta o immaginata. Emerge da queste una voce viva, nella natura della poesia e della fiaba. Di queste fiabe-poesie vengo invitata a rappresentare visivamente il punto più oscuro e intimo, centrando gli elementi conflittuali ed esistenziali, portando all'estremo il processo iniziato dalle parole di Silvia.
Illustrazioni per The Abramović Method. |
Illustrazioni per The Abramović Method. |
Mi viene inoltre indicata una direzione stilistica: dal mio portfolio Giovanna sceglie un'illustrazione realizzata per The Abramović Method, terzo volume del catalogo dell'omonima mostra di Marina Abramović al PAC, dove due figure sono rappresentate in maniera tanto essenziale da risultare senza genere, universali segni messaggeri, immagini-linguaggio. La palette di colori che mi viene indicata è primitiva quanto il segno, luce-buio-vita, bianco-nero-rosso.
La mia prima risposta è fuorviante, sporca e azzurra ceramolle di un giovane personaggio femminile, con l'intenzione di attraversare tutte le fiabe/poesie indossandone di volta in volta i panni e i diversi punti di vista, percorrendo le pagine in lungo e in largo come una nuotatrice.
I cigni selvatici: dalla prima prova alla definitiva. |
L'intuizione del movimento nello spazio del libro è l'unica eredità che viene approvata, inverto il metodo di ragionamento e riparto dalla parola.
Mi concentro su due soggetti, I cigni selvatici e Raperonzolo, vicini alla mia vita in quel momento. Per due mesi ripeto le stesse metafore visive in decine di disegni, continuamente invitata da Giovanna ad asciugarle e definirle.
Ancora una volta capisco di dover cambiare metodo, accantono i primi due soggetti, ormai raggiunti anche se in forma grezza, e mi avventuro nei successivi, rileggendo le fiabe originarie in un primo momento, le poesie in un secondo e, infine, ricordando la mia esperienza di lettura attraverso il disegno.
Scelgo quindi una tecnica che mi permetta di dipingere lo spazio anziché le forme, come accade nella xilografia dove si scava nel legno ciò che rimarrà bianco in stampa, lasciando alle azioni e ai contorni delle figure un margine di vibrazione incontrollato all'interno di una struttura definita.
Raperonzolo: dalla prima prova alla definitiva. |
Da qui in poi, il dialogo tra Giovanna e le mie immagini si fa sempre più fitto, alcune illustrazioni nascono immediatamente, altre passano attraverso molteplici prove e tentativi.
L'editrice mi invita ogni volta a semplificare, ad ammorbidire spigoli ed eccessi, a cogliere di soppiatto i soggetti nel momento fondamentale della crescita, concentrandomi su un loro unico gesto essenziale che contenga forza, coraggio e consapevolezza, ma anche grazia ed eleganza, come il principe che si divincola tra i rovi del bosco addormentato di Arthur Rackham.
Mi ripete tre parole chiave della fiaba, come un mantra: essenza, trasformazione, incanto.
Mi spinge a semplificare le immagini, a rappresentare i soggetti nel momento in cui stanno superando prove importanti, a comprendere che la vita è una successione di forti, coraggiose uniche scelte, da portare indosso con grazia ed eleganza.
Anna Martinucci ha avuto la pazienza di accompagnare l'ultimo tratto di questo percorso, impaginando testi e illustrazioni e disegnando il titolo in copertina.
Grazie a Paolo, e agli stampatori, i tre concetti alla base di questo progetto sono stati replicati nella realizzazione concreta del libro, chiudendo il cerchio.
La bella addormentata nel bosco: dalla prima prova alla definitiva. |
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