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lunedì 14 gennaio 2013

Da un seme di carta, una grande famiglia di alberi


[di Monica Monachesi]

“Da un libro nasce sempre qualcosa, quando e come nessuno lo sa con precisione, lascia di certo un segno che prima o poi ...” lo avevo scritto qui e ne parlerò il 20 gennaio, durante il corso Universi inattesi, dedicato al libro illustrato come fonte di idee e progetti.
E grazie a Quando sono nato, silenziosa, a poco a poco, questo Natale è cresciuta una foresta di cartone, germogliata da semi di carta, abitata da famiglie di coloratissimi uccelli.


Quando sono nato è un libro di quelli molto nutrienti, fatto per accorgersi di come è bello il mondo e come sia bello chi lo abita e lo guarda (l’ho recensito così su UPPA – Un pediatra per amico, una rivista bimestrale che consiglio caldamente a tutti i genitori). Le parole di Isabel Minhos Martin e le illustrazioni di Madalena Matoso mettono voglia di fare, conoscere, scoprire.
La forza grafica della copertina mi ha colpito immediatamente. Poi è arrivata la scintilla, così mi sono messa al lavoro a casa, con i miei bambini. Che bello vedere piccoli ritagli di cartoncino prendere vita, ognuno con la sua personalità.



Stavo scoprendo qualcosa che doveva dare altri frutti e me ne sono resa conto osservando ciò che mio figlio Pietro stava facendo a scuola.

Questa pagina del quaderno e il lavoro sulla famiglia  in corso a scuola, mi hanno fatto pensare e decidere  di offrire un laboratorio alla sua classe.

Il Natale è vicino, e mi fa piacere anche dire che mi trovo molto bene con le insegnanti di questa scuola,  la primaria Pilo Albertelli di Parma, che ha una radicata tradizione di impegno e accoglienza, e dove ho trovato un bellissimo clima umano (quanto a quello economico, sorvoliamo: la scuola pubblica sopravvive tra mille difficoltà).

Per preparare l’attività decidiamo di aggiungere ulteriori letture e riflessioni, ad arricchire il percorso che la classe sta già facendo.

Questo libro, Storia di un albero di Émilie Vast, in particolare contiene pensieri che finiscono anche nei quaderni dei bambini.


Ora si può cominciare!


A ciascuno dei bambini do un albero in cartoncino, e tanti ritagli a cui dar vita, oltre ad alcune parole: “cura” e “delicatezza” da ricordare molto bene; infine, una cartellina in cartoncino rosso autoprodotta da assemblare, per portare il lavoro a casa.


Ritagliare il cartoncino non è facile.


Ma gli sforzi pian piano conducono a risultati che ci fanno contenti, e poi, osservando bene i ritagli, si scorgono creaturine che aspettano solo il nostro sguardo per venire fuori.


Ecco ventisei bambini che sanno molto bene cosa fare:


Ed ecco i popoli dei ventisei alberi, con tanto di parentele, tutte ben indicate.



Ogni albero ospita una famiglia, ogni famiglia è differente. E ogni ritaglio, ora, ha qualcosa da raccontare.




 Ed ecco la cartellina per portare il dono a casa.
















Racconta il senso di questo lavoro Stefania Mascali, insegnante della II B della Scuola Primaria Pilo Albertelli di Parma:

In questo anno scolastico stiamo studiando la storia attraverso la scoperta di un passato a noi relativamente vicino. Per capire meglio non si può prescindere dall’utilizzo di documenti e testimonianze; le piccole cose di tutti i giorni, raccontate dalla viva voce di chi le ha vissute, ci aiutano a comprendere il corso della Storia. Interrogare i genitori o i nonni per ascoltare, confrontare e riflettere è stato utilissimo. Gli anziani sono i naturali depositari dello scorrere del tempo, di quella storia orale che ha segnato fin dall’inizio lo sviluppo dell’Uomo. 


Abbiamo preparato delle interviste che sono state fatte dai bambini a casa e a scuola. Abbiamo lavorato assieme alle nonne facendo il pane, abbiamo osservato con alcuni genitori oggetti di uso comune in un passato recente, ma che già sembra lontano. Abbiamo usato fonti orali, scritte, iconografiche e materiali.
Siamo giunti al cuore della storia di ognuno di noi: la famiglia. Dopo varie conversazioni e considerazioni suscitate da numerose letture, abbiamo rappresentato la nostra famiglia attraverso il disegno e anche attraverso la rappresentazione dell’albero genealogico.



Come osserva la studiosa Christiane Klapisch-Zuber “L’albero è servito durante i secoli a rappresentare quel grande corpo che è un lignaggio, una discendenza. Come l’albero, una famiglia nasce, si sviluppa, si ramifica, si secca.” Noi, come l’albero, nasciamo da un seme che germoglia, mette radici e continua ad irrobustirsi.
Per Natale abbiamo così deciso di fare l’albero, il nostro albero.
Ci siamo paragonati agli uccellini perché nell’albero fanno il nido, trovano il loro habitat, crescono i loro figli e lì vivono gran parte della loro vita. Noi troviamo nella nostra famiglia-albero un riparo, una casa, nutrimento, accoglienza, sicurezza, amore.


I bambini erano entusiasti, partecipi e consapevoli, Per me è stato bellissimo e ho dimenticato subito la fatica fatta a intagliare gli alberi. Grazie a tutti i bambini della II B!

Come degna conclusione di quella bella giornata trascorsa con i bambini, ho ricevuto un regalo: Valeria, in quattro e quattr'otto, mi ha fatto un disegno, nella confusione generale di una classe che si prepara ad uscire. Di getto, con la penna mi ha fatto questo, che è la prova di come le cose belle entrino nell'anima di chi ha la possibilità di vederle.
Se avesse avuto più tempo, chissà...

martedì 23 ottobre 2012

Madalena & Isabel

Il primo libro che ho visto di Madalena Matoso e Isabel Minhós Martins è stato Quando eu nasci, nel 2008, durante la fiera di Bologna, in uno scaffale della libreria Stoppani. La sua copertina mi chiamò a gran voce: Aprimi!, intimava, fra i tanti. Sopra: un albero bianco su fondo nero, gremito di uccelli coloratissimi. Fu amore a prima vista. Lo mostrai a Paolo, entusiasta: Questo lo dobbiamo fare, farfugliai, tirandolo per la giacca. Guarda che queste due autrici portoghesi le incontro domani - fu la sua risposta -. Gli ho dato un appuntamento perché mi hanno mandato dei materiali bellissimi. Hanno una minuscola casa editrice, Planeta Tangerina.



Così è nata la nostra amicizia con questa casa editrice, col gruppo di autori e illustratori portoghesi che l'ha fondata e coi loro meravigliosi libri. Planeta Tangerina, oggi, non è più tanto minuscola e si è affermata come una delle migliori e più innovative case editrici europee e del mondo. Se lo merita, perché i libri che produce sono gioielli autentici, che hanno il dono della bellezza e quello dell'intelligenza. E sono, in più, di-ver-ten-tis-si-mi. Gran parte dello spirito si deve all'ironia e all'umorismo di Isabel, autrice di quasi tutti i testi dei libri pubblicati. Isabel ha due invidiabili caratteristiche: ha idee strepitose e sa raccontare benissimo. Vi faccio un esempio, leggete attentamente questa frase e guardate l'immagine che l'accompagna:
"Quando sono nato, non avevo ancora visto il sole, un fiore o un viso. 
Non conoscevo nessuno e nessuno conosceva me."


Che un bambino non conosca nessuno, quando è appena nato, lo sanno tutti. Ma che nessuno conosca lui... ecco qualcosa a cui non si pensa mai. Ed ecco cosa significa saper scrivere: significa dire qualcosa a cui nessuno pensa mai, ma che pure è sotto gli occhi di tutti. E sapete perché importante questa idea? Perché se tutti sappiamo quanta fatica costi a un bambino conoscere il mondo, nessuno pensa mai che fatica ancora più grande sia farsi conoscere.





















I lavori dei bambini ispirati al libro, durante i laboratori al Festival Tuttestorie 2012.

Ecco cosa vuol dire parlare di infanzia in modo non convenzionale. Qualcosa che pochi sono capaci di fare. E l'immagine di Madalena Matoso è altrettanto geniale: dopo il buio della pancia della mamma (una pagina nera, dove in bianco si legge: "quando sono nato non avevo ancora visto niente. Solo il buio. Un grande buio nella pancia della mamma"), un bambino indica se stesso. Alle sue spalle, una galleria di ritratti di persone, quelle che sono il suo mondo ancora sconosciuto: il mondo che l'ha messo al mondo. Il bambino deve conoscerlo e deve, insieme, conoscere se stesso per farsi conoscere.
Vi sembra poco? Basta poco per decidere di pubblicare un libro, ma quel poco è, in verità, moltissimo.

Di Madalena e Isabel abbiamo pubblicato anche Quanti siamo in casa. Libro che fonda una nuova branca della matematica: la matematica familiare. Suo scopo è conteggiare quel che c'è in una casa: occhi, teste, nasi, piedi, gambe... Così, per una famiglia di 5 persone + 1 cane: si scoprono numeri incredibili: 6822 ossa, centinaia di chilometri di intestino, un milione di capelli, 924 denti... La matematica familiare è una matematica gentile perché sempre riporta la quantità alle qualità ovvero al lato non conteggiabile delle cose: 10 piedi equivalgono a “10 scarpe da lasciare in giro tutte le sere, 10 calzini da buttare in un angolo... e appena due mani per mettere in ordine tutto questo guazzabuglio.”
118 unghie sono quelle “che la mamma ci fa tagliare tutte le domeniche.”
12 narici, quelle “che nella stagione dei pollini gocciolano tutte allo stesso modo.”
800 000 mila capelli, quelli “che bisogna lavare, asciugare, spazzolare e pettinare. E in estate ce li facciamo tagliare corti.





I lavori dei bambini ispirati al libro durante i laboratori al Festival Tuttestorie 2012.

Insomma, è chiaro: questa è una matematica che induce all'affetto, come dovrebbe essere per tutte le scienze esatte, se conservassero la loro radice umana.

Madalena interpreta la bellezza di questi calcoli dando rappresentazioni gioiose di quel che il corpo è, dentro e fuori: come l'intestino che diventa un labirinto lampeggiante di colori. O come il risguardo finale: magnifica parodia di tavola anatomica, che ne conserva il fascino, irridendone la tetra crudezza.
Quando sono nato e Quando siamo in casa sono stati scelti dal Festival Tuttestorie (onore al merito!) che li ha proposti in una serie di laboratori, a cura di Madalena Matoso, giunta da Lisbona per l'occasione.  Insieme ai libri di cui abbiamo appena parlato, nel programma di Tuttestorie era presente anche il delizioso, brillante e tenerissimo, Il mio vicino è un cane, edito da La Nuova Frontiera Junior, di cui potete sfogliare qualche pagina qui.




Le fotografie pubblicate si riferiscono all'installazione interattiva ispirata all'albero del libro Quando sono nato e realizzata dal Festival Tuttestorie 2012, e ai laboratori di Madalena Matoso tenuti in occasione del festival.

martedì 20 dicembre 2011

Quando nasce un bambino…


 [di Antonella Capetti]

Beatrice Alemagna, Che cos'è un bambino

La nascita è un mistero che accomuna credenti e laici: per gli uni, è il manifestarsi quotidiano di Dio, per gli altri è la forza della vita. Il Natale incarna questi due fatti straordinari, e nostro compito è risvegliare l’incanto, soprattutto in chi da tempo lo ha perduto.
C’è da preparare lo spettacolo natalizio: ma noi non amiamo le recite, il bambino bello, bravo e buono sul palco, la perfezione mummificata di un adulto in miniatura. Ci piacciono i bambini, tutti; anche quelli meno belli, meno bravi e meno buoni, quelli imperfetti, come noi, quelli che balbettano e, dovessero imparare qualcosa a memoria, di certo lo dimenticherebbero, di fronte a tutti quei visi in attesa.
Ci piace che anche gli adulti si mettano in gioco, perché se sul palco c’è la maestra Lisa, anche i bambini si sentono più sicuri…


Bisogna inventarsi qualcosa, perché non ci piacciono i dialoghi già pronti e la morale preconfezionata, adatta al giorno di festa e dopo due minuti già dimenticata.
 «Ci sarebbe quello splendido libro… ma sì… Che cos’è un bambino, di Beatrice Alemagna. E se lo usassimo? E se ogni bambino realizzasse il proprio autoritratto, sul modello delle illustrazioni del libro, e con i ritratti di tutti (sono più di duecento!) riempissimo dei grandi teli neri, a illuminare il buio (che non c’è nulla come il viso di un bambino felice che possa far risplendere la notte)?


E poi ci potremmo fare anche i biglietti augurali... massimo risultato con il minimo sforzo.»
(A scuola, spesso, bisogna fare i conti con un tempo sempre più tiranno).



E va bene: prendiamo il libro, tutto, perché non si può tagliare nemmeno una parola, è perfetto così. Lo dividiamo in scene, e per ognuna ci saranno dei bambini sul palco a drammatizzare il racconto. E i genitori in sala parteciperanno, anche solo con un “Ah!” di meraviglia al momento giusto.

Un bambino ha piccole mani  (i bambini alzano le mani all’altezza della testa)
piccoli piedi  (i piedi in aria, stando seduti e con le mani poggiate dietro la schiena)
e piccole orecchie, (portano le mani dietro le orecchie)
ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: “Ah!” (gli adulti in platea ripetono “Ah!”)

E poi quell’idea: videoproiettare le foto dei maestri, da bambini e poi da grandi. Perché anche loro sono stati bambini, e in questo modo forse non se lo dimenticano.


Beatrice Alemagna, Che cos'è un bambino
E poi? E poi? (come i bambini, sempre a chiedere «E poi?»)
E poi non ci basta, vogliamo di più. E, ancora una volta, i libri dei Topi. Perché c’è un altro albo, Quando sono nato, di Isabel Minhòs Martins e Madalena Matoso, che sembra scritto apposta per noi.
Perché c’è una cosa, una sola, che ci accomuna davvero tutti: tutti siamo figli, tutti siamo nati da qualcuno. E allora via, via con il tutto buio, e quelle immagini meravigliose:

Isabel Minhòs Martins, Madalena Matoso, Quando sono nato

Quando sono nato, non avevo ancora visto niente.
Solo il buio.
Un grande buio nella pancia della mamma.
Quando sono nato, non avevo ancora visto il sole o un fiore o un viso.
Non conoscevo nessuno, e nessuno conosceva me.
[…] Quando sono nato, era tutto nuovo.
Tutto stava per cominciare.


E poi?
E poi è stata una festa bellissima, commovente, con i bambini un po’ buoni un po’ no, come sempre. I maestri prima agitati e nervosi, poi felici e soddisfatti, e i genitori commossi, che ci dicevano: «Bravi. Bravi soprattutto per la scelta dei testi.» 
E allora, se una festa di Natale è così bella, è anche merito dei Topi.

[Qualche tempo fa, Antonella Capetti, insegnante elemetare, ci ha mandato un messaggio in cui ci raccontava delle attività svolte a scuola con i nostri libri, soprattutto in prima e seconda classe, per l'apprendimento dell'alfabeto, della lettura e della scrittura. Il suo lavoro ci è sembrato molto interessante e per questo le abbiamo chiesto di descrivere qualcuna di queste esperienze per il nostro blog. Il post che avete appena letto si riferisce a uno spettacolo che Antonella, insieme ai suoi bambini, ha realizzato nel 2009. Antonella Capetti è nata in Valtellina, a Grosio, nel 1967. Insegna italiano e immagine nelle scuole primarie di Carimate e Montesolaro. Per più di quindici anni ha insegnato nella scuola dell'infanzia. Ha pubblicato racconti per l'infanzia con la casa editrice Ghisetti e Corvi e con la Gulliver, con cui collabora anche alla stesura di articoli di didattica scolastica.] 
Isabel Minhòs Martins, Madalena Matoso, Quando sono nato