martedì 9 febbraio 2016
martedì 8 dicembre 2015
Le storie che curano / 1. Bambini in ospedale
[di Rossella Caso]
Guarire con le storie è possibile? È proprio a partire da questo assunto che prende le mosse la trattazione di Bambini in ospedale. Per una pedagogia della cura (Anicia, 2015), volume nel quale ho provato a raccontare le esperienze della malattia e dell’ospedalizzazione “con gli occhi” dei bambini e dei ragazzi. Non ditelo ai grandi, titolava un suo prezioso saggio Alison Laurie, alludendo a quella capacità, tipicamente infantile, di osservare la realtà al di là di ciò che appare agli occhi del mondo adulto e di coglierne i significati più profondi e più nascosti. I suoi.
Dei bambini malati, in fondo, si è sempre saputo ben poco. Egle Becchi ce li racconta come esseri storicamente visti – ovviamente dal mondo adulto – più vicini al mondo animale che a quello umano, imperfetti piccoli adulti sospesi tra il qui e l’altrove, che non avevano diritto di pensiero perché incapaci di pensare, né di parola perché non in grado di parlare, e che erano contrapposti, come sostiene opportunamente Egle Becchi, alle figure forti della collettività, non solo i genitori, ma in generale gli adulti, esseri invece parlanti, intelligenti e capaci di generare.
«Anche altri segni – sostiene la Becchi in I bambini nella storia (Laterza 1994) – mostrano la non autonomia dell’idea di bambino: la sua frequente assimilazione al regno animale e a figure umili della società, il suo legame con le stagioni, parti della giornata, numeri alla cui insegna è possibile scandire la sua crescita, porre dei termini univoci alle sue età, e con elementi o stati di elementi, riferendosi ai quali è possibile curarlo. Essere incerto, quindi, perché impreciso, inquietante nei suoi silenzi di sé, stimolante a dirne e a trattarne in modi assai eterogenei». Ritenuti incapaci di raccontar-si, bambini e bambine venivano così ritratti dai grandi in narrazioni che li costringevano in un essere, ma soprattutto in un dover-essere pedagogico, religioso o politico che non lasciava spazio alcuno per il potenziale sovversivo di regole e modelli dell’esistente e quindi creativo che l’infanzia, nella sua alterità, porta con sé. Riconosciuti socialmente dapprima solo come piccoli adulti, in seguito come figli o scolari, erano invece invisibili nei loro reali pensieri, emozioni, modi di vivere e di vedere la realtà, ma soprattutto in quanto appartenenti a un’età particolare dell’esistenza umana, dotata di bisogni specifici, connessi ai percorsi di crescita e di sviluppo che dovrà affrontare.
Il cammino per “ritrovare” l’infanzia avrà inizio relativamente tardi, in quel XX secolo che Ellen Key ha significativamente definito “il secolo dei fanciulli” e che ha visto, tra gli altri eventi, l’approvazione di quella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della quale proprio in questo mese ricorre l’anniversario.
Nel testo vengono ripercorse molte delle tappe che idealmente, stando a quanto definito da quelli che nei documenti ufficiali vengono definiti “Stati Parti”, avrebbero dovuto portare al riconoscimento dei diritti del bambino e della bambina, per la prima volta identificati come soggetti “competenti”, in grado di dire la propria sulle questioni che li riguardano direttamente e le cui voci, soprattutto, debbano essere tenute in “seria considerazione”.
Quanto è vero, tutto questo, per il bambino e la bambina ricoverati in ospedale? Che cosa si intende quando nell’articolo 24 della Convenzione si sostiene che ogni bambino ha diritto a «godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione»? Mi soffermerei, in particolare, sul concetto di «miglior stato di salute possibile». Di quale “sostanza” è fatta la salute dell’infanzia? Di nutrimento, sicuramente. E di medicine che aiutino a ristabilirla quando si sta male. Ma anche di coccole, di abbracci. Di calore. E – questa è l’ipotesi portante del volume – della voce di un adulto “curante” che racconti delle buone storie e che aiuti il bambino o la bambina ricoverati a narrare le proprie.
L’ospedale, del resto, si legge nel volume, può essere visto come «un crocevia di storie»: di medici, di infermieri, di bambini e di bambine, di mamme e di papà. Storie alle quali talvolta, specialmente i più piccoli, non sanno dare un senso. Le parole di una fiaba, di una favola, di un racconto, possono in questa direzione venire incontro alle loro esigenze di chiarezza, di significazione, che, come scriveva Bruno Bettelheim, rappresentano l’impresa più forte e più difficile. La chiave della risoluzione non sta solo ed unicamente nella struttura e nella trama della storia – quella della fiaba è, in fondo, la struttura universale di ogni narrazione ed è per sua propria natura salvifica – ma nello stesso gesto del raccontare, da parte dell’adulto curante: un gesto che unisce, in una relazione fondata sulla fiducia e tesa alla cura, narratore e ascoltatore nel viaggio comune rappresentato dalla storia.
Un buon educatore – quello che nel volume viene identificato come l’Educatore Ospedaliero per l’Infanzia – dovrebbe utilizzare le storie come veicolo privilegiato di relazione e di cura del piccolo paziente.
Il riconoscimento del legame tra storie e salute – intesa come benessere psico-fisico dell’individuo – ha indotto negli anni Novanta un gruppo di studiosi di area anglosassone a elaborare le basi teoriche della cosiddetta bibliotherapy o reading-therapy, in italiano “biblioterapia” o “libroterapia”. Termine che nella definizione classica rimanda alla pratica del «curare attraverso i libri», o meglio attraverso le storie che quei libri raccontano. Il Webster New Collegiate Dictionary la definisce come una metodologia di sostegno per la soluzione di problemi personali fondata sulla pratica di una lettura “guidata”. Analoga la definizione dell’American Library Association, che la annovera tra gli strumenti di supporto alle pratiche terapeutiche in medicina e in psichiatria.
Si è visto come la narrazione possa essere uno strumento “attivatore” di resilienza ed è proprio su questa base che secondo E. Schlenther e M. Anderson, tra gli altri, leggere ai bambini e alle bambine che si trovino a vivere una situazione “di emergenza” storie che si colleghino ai loro bisogni interiori può essere un valido modo per prendersi cura della loro crescita e del loro sviluppo, che in queste situazioni non deve e non può arrestarsi.
Le evidenze scientifiche da loro raccolte nell’ambito di ricerche condotte con bambini ospedalizzati mostrano che la lettura favorisce nel piccolo paziente lo sviluppo personale, l’adattamento, l’igiene clinica e mentale, il problem solving. Starker ha dimostrato come l’uso delle storie in ambito pediatrico migliori le capacità di far fronte ai problemi di salute e alle cure mediche, fornisca conforto e riduca i livelli di stress. Se, con Bruner, la narrazione è fabbrica di senso dell’esistenza umana; se, con Calvino, le fiabe sono il catalogo dei destini che si danno all’uomo e alla donna, in ospedale le storie possono fungere da “bussole di carta”, da “sassolini” che consentiranno al piccolo paziente, come Pollicino, di attraversare e ri-attraversare la foresta per tornare a casa più grande, più forte e più ricco dopo aver vinto il proprio orco o lupo “cattivo”: la malattia.
Viole, mimose e quadrifogli, o sull’amicizia e altre emozioni
Malattia e ospedalizzazione possono essere delle esperienze altamente “spersonalizzanti”: il bambino costretto a separarsi dalle proprie abitudini quotidiane, dai propri oggetti, dai propri affetti a causa del ricovero in ospedale può, specialmente se molto piccolo, sentirsi abbandonato dall’oggetto del proprio amore, la madre, e in generale dai propri punti di riferimento affettivi: parenti, insegnanti, amici. Persone che spesso, non essendo in grado di gestire i loro stessi sentimenti rispetto alla malattia del bambino, finiscono col negare al piccolo la possibilità di provarne, quasi come se non fosse in grado di avvertire ansia, tristezza, paura, dolore, proprio in quanto bambino.
Se da un lato questa idea consente ai genitori di non sentirsi completamente schiacciati dalla malattia del figlio, dall’altra induce spesso il piccolo paziente a fare finta di non provarne, nel timore che la mamma e il papà non sarebbero in grado di sopportare il peso della sua sofferenza bambina.
Percezione che può tradursi in una vera e propria “anestesia emotiva” potenzialmente dannosa nella costruzione dell’identità personale. Gli albi illustrati si offrono in questa direzione come dei veri e propri “alfabetieri” di emozioni: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, ma anche la tristezza, la rabbia, la gelosia trovano spazio ed espressione in pagine capaci di parlare nel linguaggio dei bambini e delle bambine e perciò di stimolarli a raccontare a loro volta le proprie e di dare ad esse un senso in un luogo, l’ospedale, ove troppo spesso non viene permesso di esprimerle.
È tutta la gamma di emozioni, infatti, che prende corpo in alcune storie. Angelica, piccola protagonista di Zoo segreto di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro (Topipittori 2004) sa pensare «pensieri cattivi come coccodrilli, al punto che si spaventa anche lei». Altre volte, invece, «sono placidi come ippopotami: così placidi che ci può ballare sopra con in testa un uccello che canta».
In alcuni momenti, la guardi e pensi che la sua testa sia una boccia di vetro in cui nuotano eleganti pesci rossi: capita quando un po’ si annoia, un po’ è distratta. Certi giorni, invece, è un oceano: sopra ci vedi navigare bastimenti carichi di mercanzie. Sotto, non lo sai, ma ci passano le creature degli abissi. Se la offendi si arrabbia: allora i pensieri guizzano come i lucci nei fiumi. Apparentemente tutto è tranquillo ma all’improvviso ne salta fuori uno e se sei nei paraggi sono guai. […] Nelle giornate brutte, la osservi dietro i vetri rigati di pioggia. Ma se potessi sapere cosa vede, rimarresti sorpreso: non case e automobili; a sfilare sono i ricordi, lenti come carovane di cammelli. Quando c’è bel tempo, invece, la sua testa brulica di idee: ti fa venire in mente un prato in primavera ma devi guardarlo sopra e sotto. […]
Ci sono anche momenti in cui i pensieri fanno un chiasso terribile. Angelica li scambia per uccelli rapaci. Invece, li guardi bene, e non sono più grandi di un calabrone. Oppure capita il contrario: le salta in testa una cosa da niente, ma piccola e colorata come un martin pescatore: e si capisce subito che è straordinaria.
Un bambino, dunque, parafrasando una definizione di Beatrice Alemagna in Che cos'è un bambino (Topipittori 2008), è una “persona piccola” con grandi pensieri, sentimenti, emozioni. Che non smette mai di provare, anche in una camera d’ospedale.
Una storia come Rosso come l’amore di Valentina Mai (Kite 2012) può restituirgli la percezione dell’indissolubilità del legame affettivo con le persone importanti della sua vita. Sebbene racconti della ricerca dell’amore di un uccellino rosso, l’albo si presta senza alcuna forzatura semantica a narrare il senso di attesa della persona cara che spesso può cogliere il bambino ricoverato, se viene lasciato solo: «Da principio semplicemente aspettavo che arrivassi. Dopo qualche tempo ho cominciato a vederti dappertutto».
Pagina dopo pagina l’uccellino rosso sperimenta tutte le emozioni collegate a quell’attesa: la speranza, la paura di non trovare più la persona amata, la gioia di incontrarla – nel caso del bambino ammalato di (ri)trovarla – alla fine della propria faticosa ricerca: «Quando penso che ti avevo così tanto cercato… mi sembra una follia».
(1/continua)
Guarire con le storie è possibile? È proprio a partire da questo assunto che prende le mosse la trattazione di Bambini in ospedale. Per una pedagogia della cura (Anicia, 2015), volume nel quale ho provato a raccontare le esperienze della malattia e dell’ospedalizzazione “con gli occhi” dei bambini e dei ragazzi. Non ditelo ai grandi, titolava un suo prezioso saggio Alison Laurie, alludendo a quella capacità, tipicamente infantile, di osservare la realtà al di là di ciò che appare agli occhi del mondo adulto e di coglierne i significati più profondi e più nascosti. I suoi.
Dei bambini malati, in fondo, si è sempre saputo ben poco. Egle Becchi ce li racconta come esseri storicamente visti – ovviamente dal mondo adulto – più vicini al mondo animale che a quello umano, imperfetti piccoli adulti sospesi tra il qui e l’altrove, che non avevano diritto di pensiero perché incapaci di pensare, né di parola perché non in grado di parlare, e che erano contrapposti, come sostiene opportunamente Egle Becchi, alle figure forti della collettività, non solo i genitori, ma in generale gli adulti, esseri invece parlanti, intelligenti e capaci di generare.
«Anche altri segni – sostiene la Becchi in I bambini nella storia (Laterza 1994) – mostrano la non autonomia dell’idea di bambino: la sua frequente assimilazione al regno animale e a figure umili della società, il suo legame con le stagioni, parti della giornata, numeri alla cui insegna è possibile scandire la sua crescita, porre dei termini univoci alle sue età, e con elementi o stati di elementi, riferendosi ai quali è possibile curarlo. Essere incerto, quindi, perché impreciso, inquietante nei suoi silenzi di sé, stimolante a dirne e a trattarne in modi assai eterogenei». Ritenuti incapaci di raccontar-si, bambini e bambine venivano così ritratti dai grandi in narrazioni che li costringevano in un essere, ma soprattutto in un dover-essere pedagogico, religioso o politico che non lasciava spazio alcuno per il potenziale sovversivo di regole e modelli dell’esistente e quindi creativo che l’infanzia, nella sua alterità, porta con sé. Riconosciuti socialmente dapprima solo come piccoli adulti, in seguito come figli o scolari, erano invece invisibili nei loro reali pensieri, emozioni, modi di vivere e di vedere la realtà, ma soprattutto in quanto appartenenti a un’età particolare dell’esistenza umana, dotata di bisogni specifici, connessi ai percorsi di crescita e di sviluppo che dovrà affrontare.
Il cammino per “ritrovare” l’infanzia avrà inizio relativamente tardi, in quel XX secolo che Ellen Key ha significativamente definito “il secolo dei fanciulli” e che ha visto, tra gli altri eventi, l’approvazione di quella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della quale proprio in questo mese ricorre l’anniversario.
Nel testo vengono ripercorse molte delle tappe che idealmente, stando a quanto definito da quelli che nei documenti ufficiali vengono definiti “Stati Parti”, avrebbero dovuto portare al riconoscimento dei diritti del bambino e della bambina, per la prima volta identificati come soggetti “competenti”, in grado di dire la propria sulle questioni che li riguardano direttamente e le cui voci, soprattutto, debbano essere tenute in “seria considerazione”.
Quanto è vero, tutto questo, per il bambino e la bambina ricoverati in ospedale? Che cosa si intende quando nell’articolo 24 della Convenzione si sostiene che ogni bambino ha diritto a «godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione»? Mi soffermerei, in particolare, sul concetto di «miglior stato di salute possibile». Di quale “sostanza” è fatta la salute dell’infanzia? Di nutrimento, sicuramente. E di medicine che aiutino a ristabilirla quando si sta male. Ma anche di coccole, di abbracci. Di calore. E – questa è l’ipotesi portante del volume – della voce di un adulto “curante” che racconti delle buone storie e che aiuti il bambino o la bambina ricoverati a narrare le proprie.
L’ospedale, del resto, si legge nel volume, può essere visto come «un crocevia di storie»: di medici, di infermieri, di bambini e di bambine, di mamme e di papà. Storie alle quali talvolta, specialmente i più piccoli, non sanno dare un senso. Le parole di una fiaba, di una favola, di un racconto, possono in questa direzione venire incontro alle loro esigenze di chiarezza, di significazione, che, come scriveva Bruno Bettelheim, rappresentano l’impresa più forte e più difficile. La chiave della risoluzione non sta solo ed unicamente nella struttura e nella trama della storia – quella della fiaba è, in fondo, la struttura universale di ogni narrazione ed è per sua propria natura salvifica – ma nello stesso gesto del raccontare, da parte dell’adulto curante: un gesto che unisce, in una relazione fondata sulla fiducia e tesa alla cura, narratore e ascoltatore nel viaggio comune rappresentato dalla storia.
Un buon educatore – quello che nel volume viene identificato come l’Educatore Ospedaliero per l’Infanzia – dovrebbe utilizzare le storie come veicolo privilegiato di relazione e di cura del piccolo paziente.
Il riconoscimento del legame tra storie e salute – intesa come benessere psico-fisico dell’individuo – ha indotto negli anni Novanta un gruppo di studiosi di area anglosassone a elaborare le basi teoriche della cosiddetta bibliotherapy o reading-therapy, in italiano “biblioterapia” o “libroterapia”. Termine che nella definizione classica rimanda alla pratica del «curare attraverso i libri», o meglio attraverso le storie che quei libri raccontano. Il Webster New Collegiate Dictionary la definisce come una metodologia di sostegno per la soluzione di problemi personali fondata sulla pratica di una lettura “guidata”. Analoga la definizione dell’American Library Association, che la annovera tra gli strumenti di supporto alle pratiche terapeutiche in medicina e in psichiatria.
Si è visto come la narrazione possa essere uno strumento “attivatore” di resilienza ed è proprio su questa base che secondo E. Schlenther e M. Anderson, tra gli altri, leggere ai bambini e alle bambine che si trovino a vivere una situazione “di emergenza” storie che si colleghino ai loro bisogni interiori può essere un valido modo per prendersi cura della loro crescita e del loro sviluppo, che in queste situazioni non deve e non può arrestarsi.
Le evidenze scientifiche da loro raccolte nell’ambito di ricerche condotte con bambini ospedalizzati mostrano che la lettura favorisce nel piccolo paziente lo sviluppo personale, l’adattamento, l’igiene clinica e mentale, il problem solving. Starker ha dimostrato come l’uso delle storie in ambito pediatrico migliori le capacità di far fronte ai problemi di salute e alle cure mediche, fornisca conforto e riduca i livelli di stress. Se, con Bruner, la narrazione è fabbrica di senso dell’esistenza umana; se, con Calvino, le fiabe sono il catalogo dei destini che si danno all’uomo e alla donna, in ospedale le storie possono fungere da “bussole di carta”, da “sassolini” che consentiranno al piccolo paziente, come Pollicino, di attraversare e ri-attraversare la foresta per tornare a casa più grande, più forte e più ricco dopo aver vinto il proprio orco o lupo “cattivo”: la malattia.
Viole, mimose e quadrifogli, o sull’amicizia e altre emozioni
Malattia e ospedalizzazione possono essere delle esperienze altamente “spersonalizzanti”: il bambino costretto a separarsi dalle proprie abitudini quotidiane, dai propri oggetti, dai propri affetti a causa del ricovero in ospedale può, specialmente se molto piccolo, sentirsi abbandonato dall’oggetto del proprio amore, la madre, e in generale dai propri punti di riferimento affettivi: parenti, insegnanti, amici. Persone che spesso, non essendo in grado di gestire i loro stessi sentimenti rispetto alla malattia del bambino, finiscono col negare al piccolo la possibilità di provarne, quasi come se non fosse in grado di avvertire ansia, tristezza, paura, dolore, proprio in quanto bambino.
Se da un lato questa idea consente ai genitori di non sentirsi completamente schiacciati dalla malattia del figlio, dall’altra induce spesso il piccolo paziente a fare finta di non provarne, nel timore che la mamma e il papà non sarebbero in grado di sopportare il peso della sua sofferenza bambina.
Percezione che può tradursi in una vera e propria “anestesia emotiva” potenzialmente dannosa nella costruzione dell’identità personale. Gli albi illustrati si offrono in questa direzione come dei veri e propri “alfabetieri” di emozioni: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, ma anche la tristezza, la rabbia, la gelosia trovano spazio ed espressione in pagine capaci di parlare nel linguaggio dei bambini e delle bambine e perciò di stimolarli a raccontare a loro volta le proprie e di dare ad esse un senso in un luogo, l’ospedale, ove troppo spesso non viene permesso di esprimerle.
È tutta la gamma di emozioni, infatti, che prende corpo in alcune storie. Angelica, piccola protagonista di Zoo segreto di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro (Topipittori 2004) sa pensare «pensieri cattivi come coccodrilli, al punto che si spaventa anche lei». Altre volte, invece, «sono placidi come ippopotami: così placidi che ci può ballare sopra con in testa un uccello che canta».
In alcuni momenti, la guardi e pensi che la sua testa sia una boccia di vetro in cui nuotano eleganti pesci rossi: capita quando un po’ si annoia, un po’ è distratta. Certi giorni, invece, è un oceano: sopra ci vedi navigare bastimenti carichi di mercanzie. Sotto, non lo sai, ma ci passano le creature degli abissi. Se la offendi si arrabbia: allora i pensieri guizzano come i lucci nei fiumi. Apparentemente tutto è tranquillo ma all’improvviso ne salta fuori uno e se sei nei paraggi sono guai. […] Nelle giornate brutte, la osservi dietro i vetri rigati di pioggia. Ma se potessi sapere cosa vede, rimarresti sorpreso: non case e automobili; a sfilare sono i ricordi, lenti come carovane di cammelli. Quando c’è bel tempo, invece, la sua testa brulica di idee: ti fa venire in mente un prato in primavera ma devi guardarlo sopra e sotto. […]
Ci sono anche momenti in cui i pensieri fanno un chiasso terribile. Angelica li scambia per uccelli rapaci. Invece, li guardi bene, e non sono più grandi di un calabrone. Oppure capita il contrario: le salta in testa una cosa da niente, ma piccola e colorata come un martin pescatore: e si capisce subito che è straordinaria.
Un bambino, dunque, parafrasando una definizione di Beatrice Alemagna in Che cos'è un bambino (Topipittori 2008), è una “persona piccola” con grandi pensieri, sentimenti, emozioni. Che non smette mai di provare, anche in una camera d’ospedale.
Una storia come Rosso come l’amore di Valentina Mai (Kite 2012) può restituirgli la percezione dell’indissolubilità del legame affettivo con le persone importanti della sua vita. Sebbene racconti della ricerca dell’amore di un uccellino rosso, l’albo si presta senza alcuna forzatura semantica a narrare il senso di attesa della persona cara che spesso può cogliere il bambino ricoverato, se viene lasciato solo: «Da principio semplicemente aspettavo che arrivassi. Dopo qualche tempo ho cominciato a vederti dappertutto».
Pagina dopo pagina l’uccellino rosso sperimenta tutte le emozioni collegate a quell’attesa: la speranza, la paura di non trovare più la persona amata, la gioia di incontrarla – nel caso del bambino ammalato di (ri)trovarla – alla fine della propria faticosa ricerca: «Quando penso che ti avevo così tanto cercato… mi sembra una follia».
(1/continua)
domenica 6 dicembre 2015
La rete dei libri /14: Leggo per te
Nome del blog: Leggo per te
Url: http://leggoperte.wordpress.com/
Di cosa si occupa?
Leggo per te si occupa di libri per bambini e ragazzi, con particolare attenzione al mondo dell’illustrazione, per il quale è stata recentemente avviata una rubrica quindicinale: I libri del giardino segreto.
Chi lo fa?
Una mamma e maestra appassionata di letteratura per l’infanzia: io, Simona Calissano. Ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo durante i più recenti studi universitari (ho dedicato la mia tesi all’autore e illustratore Alessandro Sanna), poi l’arrivo di una nuova, piccola lettrice è stato uno stimolo ulteriore anche per quanto concerne le modalità di lettura. Infatti, ho intrapreso un corso per imparare e approfondire le tecniche di lettura ad alta voce (tenuto mensilmente da Dario Apicella presso la Libreria l’Albero delle lettere di Genova) che si è rivelato non solo utile, ma anche molto divertente.
Quando e perché è nato?
Il blog è nato qualche mese dopo la nascita di mia figlia, Rebecca. Mi ero avvicinata ai libri per bambini già da un po’ di tempo, per questioni professionali, ma è stato il suo arrivo a catapultarmi nel progetto Nati per Leggere e, di conseguenza, agli autori e alle case editrici specializzate.
Con quale frequenza viene aggiornato?
Ogni quindici giorni viene pubblicato un post dedicato a un albo illustrato, mentre gli altri eventuali post non seguono una programmazione temporale. Accanto al blog, esiste l’omonima pagina facebook che viene aggiornata quasi ogni giorno, con diversi spunti, articoli presi dalla rete, o le foto delle nostre letture.
Il primo post
Libri da accarezzare: dedicato ai libri morbidi pensati apposta per i neonati
L’ultimo post
La zattera, o dell’immaginazione
Il post più letto
Attualmente è June e Lea: la sorellanza dedicato a June e Lea di S. Desmazières e S. Bonini
Il mio post preferito
Il post preferito è sempre… l’ultimo, perché rappresenta la passione del momento, il libro che mi ha colpito in maniera particolare.
1000 battute per raccontare un blog
Leggo per te è nato per condividere il percorso di una mamma che ha scoperto la bellezza di leggere ad alta voce per la sua bambina, ancora prima che lei nascesse. Pian piano è cresciuto, seguendo l’evoluzione di una passione profonda per le storie e per l’arte dell’illustrazione. Alcuni post sono frutto delle esperienze di lettura a scuola, con i bambini, le quali sono sempre molto gratificanti e arricchenti. Penso, infatti, che le letture in cerchio siano un momento molto significativo dal punto di vista pedagogico e relazionale e andrebbero incentivate. La condivisione è la chiave dell’intero percorso, anche per quanto concerne la pagina facebook: il confronto con altri genitori, insegnanti, autori, esperti ed appassionati è molto prezioso e stimolante. Fortunatamente, negli ultimi tempi sono nati diversi blog dedicati ai libri per l’infanzia. A me piace ospitare e diffondere i diversi post, perché ciascuno di essi contribuisce alla promozione della lettura e permette di apprezzare interpretazioni e punti di vista differenti e complementari.
Abbiamo già parlato di:
13 - Buk a zig zag
12 - Apedario
11 - Le stanze del labirinto
10 - Briciole di Pollicino
9 - Le letture di Biblioragazzi
8 - La coda dei libri
7 - Seren sarà
6 - Lacasadifra
5 - Scaffale Basso
4 - Milkbook
3 - Atlantide Kids
2 - GiGi il giornale dei giovani lettori
1 - Libri e marmellata
_____________
Non abbiamo la pretesa di sapere tutto. Quindi, se avete un blog che si occupa con continuità di libri per ragazzi, segnalatecelo scrivendo a info[at] topipittori [punto] it indicando come soggetto del messaggio La rete dei libri. Abbiamo già pronti parecchi post pronti, quindi non saremo celeri, né a rispondere né a pubblicare. Ma cercheremo di non dimenticarci niente.
Grazie.
Url: http://leggoperte.wordpress.com/
Di cosa si occupa?
Leggo per te si occupa di libri per bambini e ragazzi, con particolare attenzione al mondo dell’illustrazione, per il quale è stata recentemente avviata una rubrica quindicinale: I libri del giardino segreto.
Chi lo fa?
Una mamma e maestra appassionata di letteratura per l’infanzia: io, Simona Calissano. Ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo durante i più recenti studi universitari (ho dedicato la mia tesi all’autore e illustratore Alessandro Sanna), poi l’arrivo di una nuova, piccola lettrice è stato uno stimolo ulteriore anche per quanto concerne le modalità di lettura. Infatti, ho intrapreso un corso per imparare e approfondire le tecniche di lettura ad alta voce (tenuto mensilmente da Dario Apicella presso la Libreria l’Albero delle lettere di Genova) che si è rivelato non solo utile, ma anche molto divertente.
Simona Calissano con sua figlia Rebecca. |
Quando e perché è nato?
Con quale frequenza viene aggiornato?
Ogni quindici giorni viene pubblicato un post dedicato a un albo illustrato, mentre gli altri eventuali post non seguono una programmazione temporale. Accanto al blog, esiste l’omonima pagina facebook che viene aggiornata quasi ogni giorno, con diversi spunti, articoli presi dalla rete, o le foto delle nostre letture.
Il primo post
Libri da accarezzare: dedicato ai libri morbidi pensati apposta per i neonati
L’ultimo post
La zattera, o dell’immaginazione
Il post più letto
Attualmente è June e Lea: la sorellanza dedicato a June e Lea di S. Desmazières e S. Bonini
Il mio post preferito
Il post preferito è sempre… l’ultimo, perché rappresenta la passione del momento, il libro che mi ha colpito in maniera particolare.
1000 battute per raccontare un blog
Leggo per te è nato per condividere il percorso di una mamma che ha scoperto la bellezza di leggere ad alta voce per la sua bambina, ancora prima che lei nascesse. Pian piano è cresciuto, seguendo l’evoluzione di una passione profonda per le storie e per l’arte dell’illustrazione. Alcuni post sono frutto delle esperienze di lettura a scuola, con i bambini, le quali sono sempre molto gratificanti e arricchenti. Penso, infatti, che le letture in cerchio siano un momento molto significativo dal punto di vista pedagogico e relazionale e andrebbero incentivate. La condivisione è la chiave dell’intero percorso, anche per quanto concerne la pagina facebook: il confronto con altri genitori, insegnanti, autori, esperti ed appassionati è molto prezioso e stimolante. Fortunatamente, negli ultimi tempi sono nati diversi blog dedicati ai libri per l’infanzia. A me piace ospitare e diffondere i diversi post, perché ciascuno di essi contribuisce alla promozione della lettura e permette di apprezzare interpretazioni e punti di vista differenti e complementari.
Abbiamo già parlato di:
13 - Buk a zig zag
12 - Apedario
11 - Le stanze del labirinto
10 - Briciole di Pollicino
9 - Le letture di Biblioragazzi
8 - La coda dei libri
7 - Seren sarà
6 - Lacasadifra
5 - Scaffale Basso
4 - Milkbook
3 - Atlantide Kids
2 - GiGi il giornale dei giovani lettori
1 - Libri e marmellata
_____________
Non abbiamo la pretesa di sapere tutto. Quindi, se avete un blog che si occupa con continuità di libri per ragazzi, segnalatecelo scrivendo a info[at] topipittori [punto] it indicando come soggetto del messaggio La rete dei libri. Abbiamo già pronti parecchi post pronti, quindi non saremo celeri, né a rispondere né a pubblicare. Ma cercheremo di non dimenticarci niente.
Grazie.
giovedì 3 dicembre 2015
Arrivano i Minitopi
La prima volta che ho visto un libro illustrato in edizione economica è stato alcuni anni fa al salone di Montreuil, a Parigi, allo stand di L'école des loisirs, che è una delle case editrici di libri per ragazzi più importanti del mondo, con un catalogo fantasmagorico in cui albergano sfilze di capolavori.
Non ho idea di quanti libri abbiano pubblicato dall'inizio della loro storia, che data 1965 (ha compiuto 50 anni, quest'anno). Ma insomma qualche migliaio. Data la qualità del catalogo e la necessità di non lasciare impubblicati libri importanti, molti dei quali diventati classici della letteratura illustrata, ecco la necessità di editare numerosi titoli in edizione economica.
Al loro stand a Montreuil, se mai ci andrete o ci siete già stati, ce n'è una intera parete. Personalmente ne feci incetta: costavano poco e c'erano un sacco di titoli che volevo prendere da un pezzo. Grazie al basso costo e alla qualità dell'edizione, che pur in formato ridotto e in brossura, è ben realizzata, potei soddisfare la mia avidità.
Dopo undici anni di vita, ai Topipittori si è posto lo stesso problema. È chiaro, questo momento viene per tutti gli editori: alcuni libri si esauriscono ed escono dal catalogo e si deve decidere se ristampare o no. In molti casi la risposta è naturale, quando un libro continua a vendere senza interruzioni o cali, si ristampa. Ma ci sono libri che hanno vendite meno costanti e che tuttavia continuano sia ad avere un mercato sia a essere richiesti dal pubblico, che spesso si rivolge all'editore pregandolo di ristampare. Per questo tipo di libri l'edizione economica è la soluzione ideale: rimette in circolo libri che hanno ancora una vita possibile a un costo inferiore, sia per il pubblico sia per l'editore. Il prezzo basso, inoltre, è un incentivo per una fascia di pubblico rimasta tagliata fuori dall'acquisto di libri troppo costosi per il prezzo di copertina dell'edizione cartonata, per forza di cose più alto, data la qualità di stampa e di rilegatura.
Il primo libro che uscirà nei nostri Minitopi, così ci è parso naturale chiamare le nostre edizioni economiche, è E sulle case il cielo, di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer, che a oggi ha avuto quattro edizioni. L'edizione economica costa 12,00 euro e non ha un formato ridotto, rimasto quello originale: 13 x 19. Avrà anche due contenuti speciali: due scritti. Il primo è di Roberto Denti, uscito su Liber n. 77, sulla poesia per ragazzi e sulla novità che, nel 2007, questo libro introdusse nel panorama della proposta editoriale della poesia per ragazzi; il secondo, di Giusi Quarenghi che riflette sulla lingua poetica.
Nel 2016 usciranno almeno altri tre Minitopi, ma i titoli non ve li riveliamo, perché vogliamo siano una sorpresa. Avranno formati un po' più ridotti rispetto ai cartonati, ma promettiamo accessibilità, un prezzo contenuto, combinata a una buona qualità di edizione per carta e stampa. Quindi state all'occhio.
Non ho idea di quanti libri abbiano pubblicato dall'inizio della loro storia, che data 1965 (ha compiuto 50 anni, quest'anno). Ma insomma qualche migliaio. Data la qualità del catalogo e la necessità di non lasciare impubblicati libri importanti, molti dei quali diventati classici della letteratura illustrata, ecco la necessità di editare numerosi titoli in edizione economica.
Al loro stand a Montreuil, se mai ci andrete o ci siete già stati, ce n'è una intera parete. Personalmente ne feci incetta: costavano poco e c'erano un sacco di titoli che volevo prendere da un pezzo. Grazie al basso costo e alla qualità dell'edizione, che pur in formato ridotto e in brossura, è ben realizzata, potei soddisfare la mia avidità.
Dopo undici anni di vita, ai Topipittori si è posto lo stesso problema. È chiaro, questo momento viene per tutti gli editori: alcuni libri si esauriscono ed escono dal catalogo e si deve decidere se ristampare o no. In molti casi la risposta è naturale, quando un libro continua a vendere senza interruzioni o cali, si ristampa. Ma ci sono libri che hanno vendite meno costanti e che tuttavia continuano sia ad avere un mercato sia a essere richiesti dal pubblico, che spesso si rivolge all'editore pregandolo di ristampare. Per questo tipo di libri l'edizione economica è la soluzione ideale: rimette in circolo libri che hanno ancora una vita possibile a un costo inferiore, sia per il pubblico sia per l'editore. Il prezzo basso, inoltre, è un incentivo per una fascia di pubblico rimasta tagliata fuori dall'acquisto di libri troppo costosi per il prezzo di copertina dell'edizione cartonata, per forza di cose più alto, data la qualità di stampa e di rilegatura.
Il primo libro che uscirà nei nostri Minitopi, così ci è parso naturale chiamare le nostre edizioni economiche, è E sulle case il cielo, di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer, che a oggi ha avuto quattro edizioni. L'edizione economica costa 12,00 euro e non ha un formato ridotto, rimasto quello originale: 13 x 19. Avrà anche due contenuti speciali: due scritti. Il primo è di Roberto Denti, uscito su Liber n. 77, sulla poesia per ragazzi e sulla novità che, nel 2007, questo libro introdusse nel panorama della proposta editoriale della poesia per ragazzi; il secondo, di Giusi Quarenghi che riflette sulla lingua poetica.
Nel 2016 usciranno almeno altri tre Minitopi, ma i titoli non ve li riveliamo, perché vogliamo siano una sorpresa. Avranno formati un po' più ridotti rispetto ai cartonati, ma promettiamo accessibilità, un prezzo contenuto, combinata a una buona qualità di edizione per carta e stampa. Quindi state all'occhio.
mercoledì 2 dicembre 2015
Secondo voi, che cos'è un bambino?
Da venerdì 4 a martedì 8 dicembre si terrà a Roma Più libri più liberi, fiera della piccola e media editoria. Come sempre parteciperemo anche noi Topi. Saremo, come da tradizione, allo stesso posto: chi lo conosce, ci troverà senza fatica; per tutti gli altri cercate lo stand H08, che è di fronte a Corraini e di fianco a Edizioni Corsare.
Veniteci a trovare perché oltre all'intero catalogo a vostra disposizione, abbiamo tutte e undici le novità appena uscite: da Di qui non si passa a Il meraviglioso Cicciapelliccia, da Una lettera per Leo a La voliera d'oro e a Uccelli da colorare e disegnare, da Storia piccola a Il topo che non c'era, da Capriole a Occhio al mosaico, fino alle 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino e a E sulle case il cielo nella nuova edizione Minitopi. Potrete sfogliarle in tranquillità e decidere di quale proprio non potete fare a meno. Oppure potete anche solo passare a salutarci.
Quest'anno la mostra scelta da Più libri più liberi e organizzata da Biblioteche di Roma per lo Spazio ragazzi è dedicata a Che cos'è un bambino di Beatrice Alemagna. In esposizione, su pannelli di grande formato, ci sarà l'intero libro completo di illustrazioni e testi.
Che cos'è un bambino è il nostro libro di maggiore successo sia di pubblico sia di vendite. È diventato una sorta di icona: il libro con cui siamo identificati come editori, probabilmente anche all'estero dato che è stato tradotto in 9 lingue: inglese, coreano, olandese, portoghese, spagnolo, francese, greco, cinese, svedese. Il successo del libro è legato ai contenuti, decisamente innovativi sia per i temi, l'identità infantile in relazione a quella adulta, sia per il modo in cui l'infanzia è rappresentata attraverso parole e immagini. Un modo unico, nato dal lavoro sull'identità che Beatrice Alemagna svolge da sempre con i bambini e che è al centro di tutti i suoi libri.
Da quando è uscito, nel 2008, Che cos'è un bambino è stato ristampato decine di volte; in Italia ha venduto circa 25.000 copie, e nel mondo più di centomila. L'edizione messicana è stata acquistata dal governo per la distribuzione nelle scuole e ha venduto 32 mila copie. In Spagna è stato adottato come libro ufficiale Unicef per il Natale del 2008.
Nel 2014, Che cos'è un bambino è stato tra i più votati dai bibliotecari italiani per ragazzi, interpellati su quali albi illustrati per la fascia 0-11 anni ritenessero i più belli, per essere inseriti nell'edizione 2015 di The world through picture books, pubblicazione sia digitale sia cartacea curata da Ifla (International Federation of Libraries Association), nata per presentare ai bibliotecari del mondo i 10 albi più belli di ciascun paese del mondo.
Sebbene Che cos'è un bambino abbia avuto un successo immediato, la sua fortuna si è costruita nel tempo. Il libro oggi registra il doppio delle vendite di quelle realizzate all'esordio. E le vendite sono in crescita. La causa di questa crescita costante e ininterrotta è il passaparola fra librai, bibliotecari e genitori.
Percepito da alcuni come un illustrato “più per adulti”, in realtà Che cos'è un bambino ha molto apprezzato anche dai piccoli, come sa chi lo ha proposto loro. Moltissime sono state le attività formative e didattiche che, in questi anni, sono state organizzate in biblioteche e scuole, mettendo il libri al centro dell'attenzione dei bambini (ricordiamo fra le altre, quelle svolte da Antonella Capetti e da Tiziana Cherubini).
Poco seguito dai media tradizionali, anche specializzati, Che cos'è un bambino ha ricevuto e riceve, a sette anni di distanza dall'uscita, molta attenzione da blog, siti, e social network, con recensioni, analisi, commenti.
Per l'importanza che il libro ha avuto nell'ambito della produzione di albi illustrati, e per invitare il pubblico di grandi e piccoli a riflettere sulla questione dell'identità infantile e adulta, Biblioteche di Roma ha scelto di dedicare a Che cos'è un bambino questa bella mostra (che dopo la fiera approderà in diverse biblioteche del circuito romano e laziale). I visitatori, dopo averla visitata, sono invitati a fornire una risposta personale alla domanda del titolo di Beatrice Alemagna, lasciando un pensiero scritto o disegnato su cartoline predisposte che troveranno a loro disposizione negli spazi espositivi e che potranno lasciare in un contenitore apposito.
Vi aspettiamo!
La mostra sarà inaugurata e presentata venerdì 4 dicembre, alle 16.30 presso lo Spazio ragazzi, dove parleranno di tutto questo e di molto altro ancora Cristina Selloni, Annamaria Di Giovanni, Giulia Mirandola, Carla Ghisalberti e Giovanna Zoboli.
lunedì 30 novembre 2015
1 buona ragione per acquistare 20 buone ragioni
A volte le buone idee vengono per caso. E senza nemmeno faticare troppo.
Era il 12 dicembre 2011; decidemmo che due giorni dopo, il 14, avremmo organizzato il mercatino di Natale dei Topi: l'anno prima l'avevamo fatto ed era andato bene. Perché non ripeterlo? Così lo mettemmo in piedi in quattro e quattr'otto, fra mille altri impegni, dato che quello prenatalizio è uno dei periodi più forsennati dell'anno.
Arrivò sera e rimaneva solo da immaginare il modo di dare la notizia sul nostro blog. Era tardi, eravamo stanchi. Prima di andare a dormire mi venne l'idea di un decalogo (che poi si allungò a venti punti) e la buttai giù. Insomma, magari non era originalissima (dalle dodici tavole in poi), ma sicuramente era una soluzione.
Mentre lo scrivevo, per dare un po' di verve al tutto pensai di movimentare la grafica della pagina con colori, corpi e caratteri diversi. Il risultato fu questo. Ok, non è una cosa esteticamente da strapparsi i capelli o andar fieri, sono d'accordo.
Ma il giorno dopo, quando lo postammo, le visite immediatamente si impennarono e rimasero alte per tutta la giornata e per i giorni successivi. Tant'è che poi le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino fu uno dei 10 post più letti della storia del nostro blog.
Fu così che, nel corso del 2012, ci venne l'idea: per il materiale promozionale della casa editrice, anziché fare come sempre le cartoline con illustrazioni tratte dai nostri libri, avremmo realizzato le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino, in un pacchettino di 20 cartoline + copertina. Un oggetto regalo da offrire ai librai, ai bibliotecari e ai clienti più affezionati.
Giulia Sagramola, sopraffina grafica e illustratrice, di cui apprezziamo lo stile, l'ironia, la classe e le idee, ci parve la persona giusta a cui affidare la sua progettazione: ogni buona ragione avrebbe dovuto essere realizzata con un lettering a sé che facesse da cassa di risonanza al significato delle frasi, utilizzando la forma della scrittura come vera e propria illustrazione.
Giulia fece un lavoro molto accurato: le cartoline tutte insieme sono una vera festa per gli occhi, tant'è vero che in seguito sono state utilizzate da molte librerie, biblioteche e festival per addobbare vetrine, zone ragazzi eccetera. Le 20 buone ragioni ebbero un grande successo anche tra i nostri lettori, tant'è che rapidamente andarono esaurite (nella costernazione generale). A ogni fiera, incontro, presentazione non facevamo che incontrare gente che ce le chiedeva e, alla notizia che non erano più disponibili, ci invitava a ristamparle. Abbiamo anche ricevuto tante richieste per mail e attraverso i social network: persone che le volevano acquistare e rimanevano deluse alla nostra risposta negativa.
È questa la ragione per cui, oggi, ben tre anni dopo, le 20 buone ragioni escono in libreria, questa volta a disposizione di tutti coloro che desiderano acquistarle. Il prezzo è 8,00 euro. La confezione è un po' cambiata: a raccogliere le 20 cartoline oggi, non è più la cellophanatura, ma una garbata custodia in cartoncino, creata ad hoc da Paolo Canton, in collaborazione con la tipografia AZ di Verona, e impaginata da Giulia.
Per cui ecco: la notizia è che da oggi chi vuole le 20 buone ragioni le può trovare in libreria o sul nostro topishop.
Informazione per i librai: se volete una confezione gratuita di 20 buone ragioni per decorare i vostri scaffali e le vostre vetrine non fate che chiederla al nostro affezionato distributore, che è ALI e ai vostri agenti di riferimento.
Era il 12 dicembre 2011; decidemmo che due giorni dopo, il 14, avremmo organizzato il mercatino di Natale dei Topi: l'anno prima l'avevamo fatto ed era andato bene. Perché non ripeterlo? Così lo mettemmo in piedi in quattro e quattr'otto, fra mille altri impegni, dato che quello prenatalizio è uno dei periodi più forsennati dell'anno.
Arrivò sera e rimaneva solo da immaginare il modo di dare la notizia sul nostro blog. Era tardi, eravamo stanchi. Prima di andare a dormire mi venne l'idea di un decalogo (che poi si allungò a venti punti) e la buttai giù. Insomma, magari non era originalissima (dalle dodici tavole in poi), ma sicuramente era una soluzione.
Mentre lo scrivevo, per dare un po' di verve al tutto pensai di movimentare la grafica della pagina con colori, corpi e caratteri diversi. Il risultato fu questo. Ok, non è una cosa esteticamente da strapparsi i capelli o andar fieri, sono d'accordo.
Ma il giorno dopo, quando lo postammo, le visite immediatamente si impennarono e rimasero alte per tutta la giornata e per i giorni successivi. Tant'è che poi le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino fu uno dei 10 post più letti della storia del nostro blog.
Fu così che, nel corso del 2012, ci venne l'idea: per il materiale promozionale della casa editrice, anziché fare come sempre le cartoline con illustrazioni tratte dai nostri libri, avremmo realizzato le 20 buone ragioni per regalare un libro a un bambino, in un pacchettino di 20 cartoline + copertina. Un oggetto regalo da offrire ai librai, ai bibliotecari e ai clienti più affezionati.
Giulia Sagramola, sopraffina grafica e illustratrice, di cui apprezziamo lo stile, l'ironia, la classe e le idee, ci parve la persona giusta a cui affidare la sua progettazione: ogni buona ragione avrebbe dovuto essere realizzata con un lettering a sé che facesse da cassa di risonanza al significato delle frasi, utilizzando la forma della scrittura come vera e propria illustrazione.
Giulia fece un lavoro molto accurato: le cartoline tutte insieme sono una vera festa per gli occhi, tant'è vero che in seguito sono state utilizzate da molte librerie, biblioteche e festival per addobbare vetrine, zone ragazzi eccetera. Le 20 buone ragioni ebbero un grande successo anche tra i nostri lettori, tant'è che rapidamente andarono esaurite (nella costernazione generale). A ogni fiera, incontro, presentazione non facevamo che incontrare gente che ce le chiedeva e, alla notizia che non erano più disponibili, ci invitava a ristamparle. Abbiamo anche ricevuto tante richieste per mail e attraverso i social network: persone che le volevano acquistare e rimanevano deluse alla nostra risposta negativa.
È questa la ragione per cui, oggi, ben tre anni dopo, le 20 buone ragioni escono in libreria, questa volta a disposizione di tutti coloro che desiderano acquistarle. Il prezzo è 8,00 euro. La confezione è un po' cambiata: a raccogliere le 20 cartoline oggi, non è più la cellophanatura, ma una garbata custodia in cartoncino, creata ad hoc da Paolo Canton, in collaborazione con la tipografia AZ di Verona, e impaginata da Giulia.
Per cui ecco: la notizia è che da oggi chi vuole le 20 buone ragioni le può trovare in libreria o sul nostro topishop.
Informazione per i librai: se volete una confezione gratuita di 20 buone ragioni per decorare i vostri scaffali e le vostre vetrine non fate che chiederla al nostro affezionato distributore, che è ALI e ai vostri agenti di riferimento.
venerdì 27 novembre 2015
Superpippo e la natura delle meraviglie
La collana PiPPo (Piccola Pinacoteca Portatile) di Topipittori ha trovato un modo nuovo per far giocare i bambini con l’arte, insegnando a osservare quello che c’è nei quadri per poi riflettere sulla natura delle immagini: come e perché i pittori immaginano, disegnano, rappresentano cose, persone, animali, piante, città, paesaggi. Gioco e formazione concorrono a creare una collezione personale di immagini, da appendere nella propria cameretta o regalare, dando vita a una Pinacoteca personale. Dalla PiPPo è nato il progetto Pippo non lo sa, in collaborazione di Topipittori e SpazioBK, che si è tenuto nel 2013 e 2014 a Milano, nato per coinvolgere una scuola, una libreria e una casa editrice nella raccolta fondi per tre biblioteche scolastiche. Trovate qui e qui tutte le informazioni sugli eventi.
Pippo non lo sa, in questa fine 2015, supera lo stretto di Messina e arriva nella punta estrema dello stivale, neanche in una grande città, ma in un piccolo centro del trapanese: Mazara del Vallo.
L'obiettivo, anche in questo caso, è quello di creare una biblioteca di classe. Lo faremo partendo da un super PiPPo, Uccelli da disegnare e colorare, di Carll Cneut. Anche in questo caso, a una inziale fase creativa, la produzione di disegni a tema, seguirà una mostra e quindi un'asta per vendere gli elaborati esposti e raccogliere fondi. Sarà interessante vedere come l'iniziativa sarà accolta.
Come si partecipa
Partendo dagli Uccelli da disegnare e colorare, ogni partecipante, grande o piccolo, potrà mettere a frutto la propria personale indagine sulla natura delle meraviglie che lo circondano, realizzando una piccola opera del formato di 15x21 cm, con la tecnica che preferisce. Il lavoro, non firmato, dovrà essere inviato o consegnato a mano ad Associazione Oliver (via Monsignore Audino 11| 91026 Mazara del Vallo - TP) entro il 12 dicembre 2015. La partecipazione è assolutamente volontaria e non è richiesta nessuna quota di partecipazione, gli autori cederanno ogni diritto sull’opera che diverrà parte integrante del progetto per la costituzione di una “biblioteca di classe”.
Come partecipare all'asta
Tutti i lavori raccolti saranno esposti in una mostra conclusiva che si terrà il 19 dicembre 2015, negli spazi dell’associazione Oliver (via Monsignore Audino, 11, Mazara del Vallo). Una volta esposti, i disegni potranno essere acquistati (contributo minimo di 5 euro), l’incasso si trasformerà in un buono acquisto librario, che le insegnanti della classe individuata dal progetto potranno convertire in libri presso la Libreria Lettera22Books di Mazara del Vallo. Nella libreria verrà proposta una selezione di libri illustrati adatti ai piccoli lettori di riferimento, libri con i quali andremo a costituire il primo impianto di una biblioteca di qualità per lettori del futuro sempre più coinvolti ed esigenti.
La classe prescelta sarà poi coinvolta in un percorso specifico di promozione alla lettura a cura dell’associazione Oliver.
Organizzato da Oliverlab in collaborazione con Libreria Lettera22, La natura delle meraviglie / Uccelli da disegnare e colorare si propone di trasportare il gioco individuale del disegnare in un contesto collettivo, invitando a osservare e conoscere le specie (reali e immaginarie) che abitano o attraversano il nostro territorio, o, semplicemente, che animano la nostra fantasia, per arricchire l’immaginario della nostra realtà quotidiana.
Con questa iniziativa, pensata da Oliver come percorso ludico-formativo rivolto al mondo della scuola, della società civile, degli adulti e dei bambini, ci auguriamo di coinvolgere tutta la città nella realizzazione di lavori che saranno parte di una mostra, perché tutti possano ricominciare a osservare quello che li circonda, riscoprire il proprio patrimonio culturale e naturalistico, per poi concorrere alla realizzazione di uno spazio di lettura all'interno di una classe dove i bambini potranno finalmente conoscere libri belli, libri capaci di aprire orizzonti immaginativi e dare conoscenza.
I tre eventi sono:
- domenica 29 novembre, ore 9.00 (per famiglie), passeggiata naturalistica presso la riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi, condotta dall'esperto Vincenzo Pernice e rivolta alle famiglie. Un'occasione per trascorrere del tempo insieme, adulti e bambini, alla scoperta di un'aria protetta conosciuta per la sua bellezza naturale, tra laghi a due passi dal mare e canneti, dove potrà essere facile osservare i movimenti del falco di palude, della poiana, del gheppio o il saltellare tra le piante dell'upupa e, se siamo fortunati, forse riusciremo anche a vedere rari esemplari di aironi rossi o dei più comuni aironi cinerini che sono soliti passare da qui. Una passeggiata per scoprire un luogo e conoscere gli uccelli che ci abitano e vederli volare, prendere appunti, guardare e magari disegnare.
- venerdì 4 dicembre, ore 16,30-18,30 (per ragazzi, giovani e adulti), laboratorio di osservazione, rilettura ludica e creativa della collezione del museo Ornitologico di Mazara, condotto da Wanda Cronio. Un percorso per conoscere e osservare vari esemplari di volatili per provare a immaginare forme di nuove specie mai viste. Azioni e scelte espressive per dar vita a fantastiche livree di nuove creature.
- lunedì 7 dicembre, ore 16,30-18,30 (per bambini e genitori) laboratorio di disegno dal vero condotto da Fabio Accardo Palumbo presso il Museo Ornitologico della città. Un'occasione per fermarsi a guardare, osservare e conoscere perché disegnando è possibile scoprire la natura delle cose, la meraviglia della natura nella forma perfetta di un volatile.
La natura delle meraviglie / Uccelli da disegnare e colorare è rivolto a tutti: è un invito a partecipare a un gioco che diverte, ma insieme rende protagonisti della costruzione di una biblioteca di classe: uno spazio di cui i bambini potranno disporre per coltivare il pensiero, la creatività e l'immaginazione, accompagnati dalla lettura ad alta voce condotta dalle maestre.
La classe che riceverà la prima biblioteca seguirà anche un laboratorio divenendo pioniera di una pratica che speriamo dia frutti e abbia seguito già a partire dal prossimo futuro. Il lavoro che verrà sviluppato in collaborazione con i docenti, sarà incentrato sull’educazione all’immagine in tutti i suoi aspetti, approfondendo grazie ai libri i campi della scienza e della divulgazione, della narrativa e del vasto universo degli albi illustrati.
La natura delle meraviglie / Uccelli da disegnare e colorare è sviluppato da Oliver in collaborazione con Libreria Lettera22, in partenariato WWF – Ente gestione Riserva Naturale Integrale Lago Preola e Gorghi Tondi, Museo Ornitologico di Mazara del Vallo e ha il patrocinio gratuito del Comune di Mazara del Vallo.
Per informazioni e contatti, qui.
[Tutte le immagini del post sono tratte dal volume Uccelli da disegnare e colorare di Carll Cneut]
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