giovedì 29 settembre 2011

La versione di Alessandro

Martedì, avete letto le riflessioni di Alicia Baladan su Cielo bambino. Oggi, è la volta di Alessandro Riccioni. Due punti di vista che mostrano tratti comuni, ma indubbiamente mettono in luce quanto lavorare con la parola e le immagine richiedano approcci differenti.


In che modo pensi che la narrazione visiva di Alicia abbia elaborato temi e motivi delle tue poesie?
Credo che Alicia abbia letto molto attentamente i miei testi, facendoli entrare nella corrente dei suoi ricordi e della sua esperienza umana e artistica. Così facendo, ha richiamato alla mente le sue visioni di bambina, le ha confrontate con le mie visioni, rimescolando il tutto con scelte pittoriche molto personali. Questa capacità di lettura, cosa sorprendente e affascinante (e rara!), messa a dura prova quando si fa un libro in due, le ha permesso di scegliere con grande cura gli elementi da sottolineare presenti nelle parole per trasformarli in elementi dapprima onirici e poi pittorici, ma mai didascalici. Proprio per questa ragione, per fare un esempio, la “mia” luna, così privatamente immaginata, è potuta diventare la “sua” luna e, pure la luna “universale” che se ne sta sempre là dove la vediamo, ma che ognuno vede come può e vuole. Le tavole di Alicia hanno poi dato ritmo al cielo in movimento che avevo pensato in forma di parole.



Che tipo di lettura pensi abbia dato dell’immaginario su cui hai lavorato nello scrivere questi testi?
Alicia ha saputo leggere il desiderio di autenticità presente nei miei testi. Credo che la ricerca di autenticità, in chi scrive e in chi illustra un testo sia un aspetto fondamentale, soprattutto quando si lavora in due, con due distinti universi di significato, con riferimenti culturali diversi, con due modi di costruire il mondo: le parole e le immagini. Forse, il fatto che Alicia è anche autrice le ha permesso di provare a “distendere” il suo immaginario sopra il mio, non per farne un calco, ma per cercare differenze, scarti, somiglianze, arricchimenti ulteriori. (A proposito di somiglianze, la prima tavola che Alicia mi fece vedere aveva un oggetto che ho sempre temuto e amato da bambino: le forbici, che ancora uso malamente, ma che nella mia mente considero sempre strumento di costruzione del mondo. Chiesi ad Alicia se le forbici sarebbero rimaste nella tavola finale e lei disse sì. La notizia mi rese felice).  Ne è nato un immaginario composito e ricchissimo, fatto di cose sue, mie e appunto universali, ora riconducibili a idee e “modi” di artisti che credo lei ami, ora ricreate in modo così originale che quasi si perdono i riferimenti. Anche adesso, con il libro tra le mani, continuo a trovare elementi nuovi, mi sorprendo a curiosare dentro le immagini e rileggo il testo ogni volta con una sfumatura diversa. Non è bello questo? Un libro, a mio avviso, deve vivere di sorprese, deve mantenere questo movimento interno per poter suscitare l’altro movimento, quello di chi legge.


 Cosa ti ha interessato e sorpreso di più nel suo lavoro?
Di Alicia, fin dal suo primo libro Una storia guaranì, mi ha folgorato il blu, e poi gli altri colori, ma il blu mi ha preso dentro, mi ha costretto a guardare il resto con occhi più attenti. E la quantità di dettagli, chiedo scusa se li chiamo così, cioè la quantità di particolari vivi, sinceri, assieme alle citazioni che definiremmo “colte” con cui ha arricchito ogni tavola. Poi, c’è sicuramente la curiosità di vedere dove vanno a colpire le tue parole, cioè come possono suscitare un’idea, un’illustrazione, un libro. Quella specie di cornice, poi, quel bellissimo “sipario aperto” di ogni tavola sembra fatto apposta per chiederti di entrare e, allo stesso tempo, per proteggere le poesie, quasi un omaggio alle parole semplici che ho scritto. Beh, spero sia un omaggio meritato! E infine, ma ci sarebbero tante altre cose da dire, mi ha affascinato l’idea di Alicia di muovere la storia frammentata dei testi assieme alla vita dei due bambini, vicini e lontani allo stesso tempo, attenti l’uno all’altro e comunque persi nell’unicità del loro mondo. Ecco, mi piace pensare che i due bambini, guardando il cielo ciascuno a modo suo, poi se lo raccontino, magari usando le mie parole.


Pensi che le sue tavole abbiano sviluppato e portato alla luce aspetti del tuo lavoro rimasti più in ombra?

Ogni lavoro a quattro mani impone una scelta, chiede un confronto, anche quando c’è un bravo editore a controllare il tutto. La scelta del chiaro e dello scuro, questa cadenza di luce e buio è una cosa che Alicia ha sottolineato e che non mi era del tutto chiara al momento in cui ho scritto i testi. Il valore e la ricchezza del buio, poi, così intenso nelle illustrazioni, ha chiarito un altro aspetto forse non così palese nei testi: la mia attrazione per il nero, il non colore, o il colore che racchiude e nasconde tutti gli altri (ho scritto altre cose sul nero). E poi, Alicia ha illustrato in modo sorprendente la mia voglia di giocare, inalterata malgrado l’età; ha perciò tirato fuori, passatemi l’espressione non certo elegante, il gioco nascosto tra le righe dei testi.


E quale libertà rispetto alle tue poesie pensi si sia presa?

La più grande e forse dimenticata libertà di chi crede nel proprio lavoro e cioè la libertà di aprirsi all’ascolto di parole e di immagini altrui per farne spunto di conoscenza ed esperienza proprio. La libertà di mettere a nudo la propria conoscenza/esperienza, la propria vita/arte anche solo per fare un libro, per illustrare una poesia, per un lavoro che ci è stato chiesto. Un dono raro che produce bellezza e amicizia. Anche per questo, proprio per questo, auguro al nostro libro di essere letto tanto, non per essere capito, ma per essere vissuto così come Alicia e io lo abbiamo vissuto. E siamo solo all’inizio! Grazie, quindi ad Alicia e grazie a voi Topi.

5 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

Un illustratore non può avere soddisfazione maggiore. Avevo messo in conto che forse le immagini avrebbero deluso lo scrittore, anche perché Alessandro ha visto le tavole quando erano già state impostate, erano quasi definitive. La mia idea è che a volte o spesso può accadere di deludere lo scrittore, proprio perché ogni uno ha un proprio immaginario al di là poi che si sappia avere un approccio professionale, intelligente e rispettoso con le persone che contribuiscono alla riuscita di un libro. Dunque, le parole di Alessandro mi commuovono. Grazie Alessandro e grazie Topi che siete stati bravi a sceglierci .

Silvia ha detto...

Esulto ad ogni uscita di albi di poesia. Se poi sono di questo livello, il cuore perde un battito.
Testato ieri l'altro sui miei figli: FANTASTICO!
Topi, vogliamo più titoli nella collana "Parola magica" :-)

Topipittori ha detto...

Grazie Silvia: il tuo apprezzamento ci lusinga, ma il test sui bambini è la prova del nove.
Hai ragione: più titoli in Parola magica. Il problema è che non è che sia facilissimo trovare bei testi, credi: appena questo accade, mettiamo in cantiere un libro.

alessandro riccioni ha detto...

ecco, parole profonde? No, semplicemente "tonde"! L'omino tondo che fa impazzire il mondo! Ciao e grazie e viva Alicia!

Anto ha detto...

Credo che entrambi, sia Alessandro che Alicia siano riusciti a dare a questo albo, un impronta originale e assolutamente coinvolgente. Sono stata trascinata dalle parole grazie alle illustrazioni così delicate e mosse da una leggera brezza di colori a volte tenui a volte bui ma sempre capaci di portarti con ali leggere in un mondo magico, misterioso...e farti rivivere ricordi passati. Bravi....anzi Bravi Bravissimi!