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Il Museu da Eletricidade a Belém, sede di Ilustrarte |
Quando Eduardo Felipe, nei corridoi della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, mi ha chiesto di partecipare alla giuria del premio biennale
Ilustrarte 2012, ho accettato con entusiasmo. Così, qualche mese dopo,
cavaliere di fresca nomina, mi sono imbarcato a Fiumicino su un aereo per Lisbona. L’avventura è cominciata sotto i migliori auspici, con l’annuncio di un’ora di ritardo del volo.
Il luogo scelto per l’attività della giuria è, assai significativamente, la sala dei generatori del
Museu da Eletricitade, a Belém, quartiere più noto per i giustamente celebrati
pasteis e per il
mosteiro dos Jerònimos, un capolavoro dello stile manuelino. Il luogo dove si generava l’energia che illuminava una delle grandi capitali europee contribuisce oggi a generare energia creativa e a favorirne la diffusione in tutto il mondo. In questo monumento di archeologia industriale che oggi ospita un fitto programma di mostre, avrei condiviso la responsabilità della selezione di 50 illustratori e di un vincitore con
Isabelle Vandenabeele, xilografa fiamminga, vincitrice della passata edizione;
João Paulo Cotrim, promotore della
Casa da leitura, della Fondazione Gulbenkian;
Isidro Ferrer, poliedrico illustratore spagnolo; e
Martin Jarrie, artista e illustratore francese.
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La sala dei generatori, pronta per accogliere la giuria. |
Diversamente da quanto avviene a Bologna (come avevo raccontato
qui), gli organizzatori di Ilustrarte eseguono una pre-selezione dei lavori pervenuti, attraverso una valutazione collettiva da parte dello staff. Questo solleva la giuria dalla necessità (come avviene a Bologna), di dover passare al vaglio anche lavori evidentemente carenti. Dei quasi 1600 lavori pervenuti, poco meno di 450 sono stati sottoposti al vaglio della giuria. Infatti, la qualità dei lavori che abbiamo esaminato era già indubbiamente elevata.
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Ben ordinati, i lavori che non hanno superato la preselezione.
Nei due scaffali superiori, si conservano perfino i contenitori di spedizione di tutti i lavori. |
Diversamente da Bologna, poi, non è la giuria a stabilire le proprie regole. Le modalità di lavoro sono codificate dall’organizzazione in un processo in tre fasi: nella prima, ciascun giurato separatamente visiona i lavori dei candidati e indica quelli che gradisce, senza valutazioni più precise. I candidati che ricevono il gradimento della maggioranza dei giurati passano alla fase successiva. E da 450 proposte siamo passati a 128. Un processo che ci è costato un’intera giornata di lavoro, dalle dieci del mattino alle sette e mezza di sera.
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Lo staff di Ilustrarte, appassionato e infaticabile. |
Nella seconda fase, ogni membro della giuria, sempre separatamente, esprime una valutazione di qualità, su una scala da 0 a 3. Da questo vaglio, in una “mattina allungata” sono emersi 73 illustratori con il punteggio minimo necessario per accedere alla mostra.
L’organizzazione ha accettato la mia decisione di non esprimere il mio voto per gli illustratori pubblicati da Topipittori: mi avrebbe messo in imbarazzo attribuire un voto a lavori che avevo già deciso di pubblicare. Non era la prima volta che nella giuria di Ilustrarte si doveva gestire un conflitto di interessi: infatti, nel 2007 vinsero le illustrazioni di Susanne Janssen per
Hansel e Gretel, il cui editore, Christian Bruel, era in giuria (riguardo a queste illustrazioni, potete leggere
qui l’impeccabile analisi di Anna Castagnoli). In quel caso, la scelta di Christian Bruel è stata di non partecipare alla discussione finale per la determinazione del vincitore e delle menzioni speciali.
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La giuria al lavoro nella prima fase di selezione: Isidro Ferrer;
Martin Jarrie con Ju Godinho; Joao Paulo Coltrim di spalle con Eduardo Felipe; e... |
La mia decisione ha comportato qualche complicazione matematica: invece di contare i voti assoluti, è stato necessario calcolare il voto relativo, ovvero la percentuale dei voti ottenuti rispetto ai voti disponibili, per compensare il mancato voto di un giurato senza penalizzare i candidati e il loro lavoro. (Questo, da un punto di vista statistico, è come se io avessi votato come la media degli altri giurati.)
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... Isabelle Vandenabeele |
Dato che il numero degli illustratori che possono partecipare alla mostra è limitato a 50, abbiamo dovuto scegliere, fra i 27 che avevano solo il punteggio minimo necessario, i 4 da includere nella selezione. Qui è cominciato il lavoro collettivo della giuria, con la relativa discussione e un’analisi più approfondita della qualità relativa e della coerenza delle illustrazioni proposte dal singolo candidato. Sono quindi 23 gli illustratori che non ce l’hanno fatta per un pelo. Fra questi, gli italiani
Alice Barberini, Laura Bianchi,
Flavia de Carli e
Francesco Chiacchio. Non sarà proprio come esserci, ma penso che sia comunque un buon risultato. Insomma, bravi!
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Isabelle e Martin durante la seconda fase di selezione. |
Della selezione dei 50, quelli che parteciperanno alla mostra e vedranno le proprie illustrazioni riprodotte nel catalogo, fanno parte ben 13 italiani (più di un quarto dei selezionati!). In ordine alfabetico:
Alicia Baladan;
Annalisa Bollini;
Silvia Bolognesi;
Chiara Carrer;
Michele Ferri;
Stefania Lusini;
Daniela Iride Murgia;
Lisa Nanni;
Claudia Palmarucci;
Simone Rea;
Oscar Sabini;
Daniela Tieni; e
Valerio Vidali.
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Isidro Ferrer, concentratissimo. |
Il vincitore e le menzioni speciali vengono scelti fra i candidati che hanno ottenuto un punteggio relativo superiore al 90%. Fra questi ce n’erano due con i quali ero in rapporto diretto e, per questa ragione, non ho partecipato alla discussione dalla quale sono scaturiti i nomi. Come ormai sapete tutti, il primo premio è andato a Valerio Vidali; una menzione speciale a Simone Rea; e l’altra menzione speciale a
Nina Wehrle ed Evelyne Laube. Se siete scontenti, quindi, non prendetevela con me.
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Il pubblico può entrare nella sala dove lavora la giuria.
Qualcuno sembra anche divertirsi. |
Credo valga la pena, a questo punto, aggiungere alcune considerazioni personali. La prima è che molti candidati presentano al concorso riproduzioni, invece di lavori originali. O lavori originali realizzati su materiali inadeguati, non sufficientemente rifiniti, facilmente danneggiati nel trasporto e nella manipolazione. Una scelta incomprensibile e assolutamente controproducente, dato che la cattiva (e a volte pessima) qualità di riproduzione o di realizzazione degli elaborati inviati influenza inevitabilmente la valutazione dei giurati. Era, questo, un problema che avevo fatto notare anche a Bologna. Spero che gli organizzatori di premi e concorsi comincino a rifiutare le candidature di chi non si prende neppure la briga di presentare al meglio il proprio lavoro. Chi lavora su carta dovrebbe montare i disegni su forex o cartone bianco-bianco, per evitare che si gualciscano. Chi realizza collages dovrebbe fare in modo che i pezzi non si stacchino. Chi decide per la riproduzione, sappia che esistono laboratori per la stampa professionale in grado di fare un ottimo lavoro (e che, nonostante la professionalità, a volte non ci riescono).
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Mentre gli altri giurati discutevano di primi premi e menzioni speciali, ho avuto tempo
per guardare dalle finestre il passaggio delle navi sul Tejo... |
La seconda riguarda una piccola, recente polemica. Come ho detto, i lavori che la giuria ha valutato erano mediamente di qualità buona o ottima. Ma la preselezione ha escluso dalla competizione i tre quarti dei candidati. Una proporzione non troppo dissimile da quella fra il monte-candidature e la prima selezione operata dalla giuria a Bologna, dove tutte le opere presentate vengono esaminate, senza alcun filtro preliminare. Il fatto che arrivino tanti lavori di scarsa qualità anche al concorso portoghese è a mio avviso interessante perché, diversamente da quanto accade a Bologna, a Ilustrarte la partecipazione non conferisce alcun privilegio particolare. Quindi, mi sento di affermare che il sospetto che avevo maturato a Bologna – cioè che molti partecipassero con il solo obiettivo di ottenere il pass per la Fiera – è infondato. O riguarda un’esigua quanto vocale minoranza.
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... e le attività che si svolgono sul frequentatissimo lungofiume. |
La terza riguarda il meccanismo di funzionamento della giuria. Il fatto di lavorare separatamente, e di trovare un unico momento di confronto fra giurati per la determinazione del primo premio e delle menzioni speciali (al quale non ho partecipato per le ragioni dette), ha secondo me un difetto dal punto di vista dell'arricchimento culturale e professionale dei giurati. Capisco che sia una scelta dettata dalla necessità di svolgere il lavoro in tempi molto ristretti, ma mi è mancata quella discussione e quell’analisi collettiva dei lavori che avrebbe trasformato questo impegno in una imperdibile occasione di formazione per me. Ma questo nulla sottrae alla qualità del lavoro di selezione operato dalla giuria, con il mio contributo.
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Valerio Vidali, Primo premio. |
Detto questo, vorrei che tutti sapessero che l'impegno degli organizzatori di Ilustrarte - Ju, Eduardo, Sara, Elena e tutti gli altri, insieme al direttore e al personale della
Fondazione EDP e del Museu da Eletricidade - è encomiabile ed esemplare. Non credo potrò mai ringraziarli abbastanza per avermi invitato a partecipare. E credo che il miglior ringraziamento da parte degli illustratori sia partecipare all'edizione 2014 di Ilustrarte con lavori impeccabilmente concepiti e realizzati. Datevi da fare. Da subito.
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Simone Rea, menzione speciale |
Post scriptum: C'è stato un po’ di fermento nel web per certe supposte inefficienze dell’organizzazione. Ho letto anche alcuni (fortunatamente pochi) commenti che arrivavano a metterne in dubbio la serietà e la correttezza. Non conosco i fatti nel dettaglio, ma ho conosciuto le persone che organizzano Ilustrarte e vorrei ricordare che nessuno li paga, non hanno un ente fieristico alle spalle, dedicano il proprio tempo libero e giornate di ferie a questa manifestazione che hanno portato a rinomanza mondiale rapidamente grazie a rigore culturale, serietà e imparzialità. Un messaggio che non arriva o qualche giorno di ritardo nella pubblicazione degli elenchi ufficiali di partecipanti e selezionati non dovrebbero bastare a caricargli una croce sulle spalle.
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Nina Wehrle ed Evelyne Laube, menzione speciale. |
A gennaio, l’inaugurazione della mostra, con retrospettiva dell'opera di Martin Jarrie. Contiamo sul reportage di un inviato molto speciale.
11 commenti:
Alice! Sono strafelice per lei è bravissima!
Tornando all'articolo,il fatto che arrivino tanti lavori di scarsa qualità,anche io ho partecipato,e sono stata in ansia che arivasse tutto nelle migliori condizioni,e ho creduto in quel che spedivo.
Non credo che si spediscano dei lavori, tanto per, almeno nel mio caso non è stato così.
Forse è meglio partecipare dopo aver almeno pubblicato un libro?
questa è una domanda che mi pongo da qualche tempo.
Perchè pubblicando si acquista autostima, ed esperienza, e queste nelle tavole che si presentano poi si palesano.
Grazie per il reportage molto interessante.
Cristina, non vorrei essermi spiegato male. Secondo me non è sbagliato che chiunque decida di partecipare, prescindendo dall'avere o meno già dimostrato il proprio talento. Non possiamo sapere prima che cosa contiene ogni busta che arriva.
Infatti, ci sono tanto celebrità quanto esordienti sia fra i selezionati sia fra i non selezionati
Quindi, insisti.
Quello che invece mi dispiace, perché penso sia controproducente, è veder arrivare lavori magari anche interessanti dal punto di vista creativo, ma realizzati con scarsa cura. Per esempio, una bella serie di illustrazioni (e me ne viene in mente una in particolare) su fogli troppo leggeri, che si è stropicciata durante il trasporto e ha perso freschezza e leggibilità; o collage che perdono i pezzi. Ma questo l'ho già detto.
Aaaah! Quando leggo queste cose mi viene il terrore di rientrare nella categoria di stampe fatte male e fogli stropicciati...
Comunque un ottimo spunto di riflessione per i prossimi concorsi.
Grazie della condivisione e davvero complimenti a tutti i selezionati!
Miguel: non sono d'accordo. Anzi, apprezzo molto i grandi che si mettono i gioco e rischiano, partecipando a un concorso o a un premio, di non essere selezionati. Conosco diversi illustratori affermati che dichiarano apertamente di non voler correre questo rischio. Ed è giusto che giovani ed esordienti si confrontino con i migliori (come accade nelle gare sportive). D'altra parte, se avrai la pazienza di leggerti i nomi di tutti gli illustratori che hanno inviato i loro lavori a Ilustrarte, scoprirai che di "grandi esclusi" ce n'è più di uno. A memoria ti indico Susanne Janssen, Madalena Matoso e Gabriel Pacheco.
Grazie Topi per le indicazioni e continuerò a lavorare!
Grazie per la segnalazione (e per il post approfondito, molto interessante), mi ha fatto piacere, non lo avrei saputo in altro modo.
Francesco
che belli sono questi post visti
dalla parte di una giuria .
Complimenti Paolo, si mostra chiarezza e semplicità.A volte gli illustratori, come saprai, parlano male di queste giurie e il no saper niente del processo provoca interroganti.
grazie!
Nina Wehrle ed Evelyne Laube... magnifique dessin ! Bravo!
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